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Io ci andavo solo perché c’era Davide.
A pescare ci sono attività rivestite di sopportabilità, come stare lì con la canna in mano e lo sguardo fisso sul sughero. Ma la fase di ricerca lombrichi, o anche solo la gestione dei bachi da sego o la slamatura dei pesci, quelle stanno una tacca sotto ai crimini contro l’umanità, quanto a simpatia.
Davide giocava a calcio, a subbuteo, saltava in alto, costruiva carretti, riparava bici, giocava a tappini e si ravviava i lunghi capelli chiari dietro le orecchie, tutto da professionista.
Andavamo al lago del Bardi, poco più d’una pozza recintata da filo spinato e in teoria non accessibile, ma il Bardi nessuno l’aveva mai visto e fiorivano dubbi sulla sua esistenza.
Girava voce che nel lago vivesse un’enorme carpa, e qualcuno dei ragazzi era pronto a giurare sulla mamma di averla vista bighellonare lungo la riva; per i più era solo una leggenda, un animale mitologico al pari del Bardi.
Per abboccare, abboccavano sempre e solo dei persici. Non so se l’avete mai visto un persico, certo non dal pesciaiolo, il persico è immangiabile: ha le lische dentro alle lische. E non è consigliabile avventurarsi in imprese di sfilettatura o di cucina con un persico lacustre tra le mani. Il persico sta all’acqua come la rondine all’aria.
Chi s’è mai sognato di mangiare una rondine? Eppure la rondine è fascinosa, elegante. Così il persico, a guardarlo: il colore verdastro, i riflessi azzurri, le striature grigio perla e le pinne voltate al rosso, starebbe bene in un acquario, quello sì, certo non dovrebbe stazionare nel melmoso lago del Bardi, né in una padella con dell'olio.
Per quanto Davide vestisse estivo, con gambe e braccia scoperte, la sua pelle color bianco del latte era refrattaria al sole, portava in giro quell’aria vagamente da malato che lo rendeva irresistibile.
Era l’unico di noi che ci faceva pure il bagno nel lago.
Tirai su un persico mentre Davide era in acqua, ma lo chiamai perché il pesce s’era ingozzato l’amo un bel po’ e non ero capace di slamarlo senza eviscerarlo.
Venne sbuffando, ma gli piaceva il ruolo di abile tuttofare che gli riconoscevamo.
Non lo so che mi prese, o lo so benissimo.
Io reggevo la canna e lui slamava il persico per rendergli una dignità e una vita, eravamo vicinissimi e con uno scatto della testa posai le mie labbra sulle sue.
«Ehi, ma che cazzo fai? Cristodiddìo ma sei impazzito?»
Davide strappò il pesce con forza dalla lenza, lo sbatté a terra e poi sputò, si passò il dorso della mano sulla bocca e poi sputò di nuovo. E ancora.
«Cosa sei, un frocio?»
Seguitò inveendo e sputando mentre riponeva le sue cose, si rivestì e se ne andò saltando il filo spinato.
A me tremavano le mani, ma ero ferito più dagli sputi che dalle parole. Presi il persico da terra e con tutta la grazia che potevo lo feci scivolare in acqua. Il pesce rimase lì, lievemente inclinato a pelo d’acqua, senza segnali evidenti di vita se non il passivo luccichìo screziato di un raggio di sole riflesso dalle sue squame.
Restai ancora un po’ lì, accoccolato, nella speranza di vederlo muovere, ma niente. E nemmeno la carpa gigante si degnò di passare a da quelle parti.
E se gli eventi avessero preso un'altra deriva? Se solo Davide non avesse sputato a terra un numero irriverente di volte, o se io avessi saputo slamare un pesce da solo, chissà, il mio futuro avrebbe potuto essere diverso.
O forse, più prosaicamente, è il presente in cui sto dentro, il mio futuro diverso.
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EDS ><))))°> La balena non è un pesce by TuttiNoiSappiamoChi:
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- Lamento di una giovane morta
- Il soffio della vita
- Austinu
- Caramelle
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