Come facciamo a saperlo se nemmeno sappiamo chi siamo oggi, ora, in questo preciso istante?
Con una miriade di possibili scelte davanti, una moltitudine di strade che si apre di fronte ai nostri occhi, autodeterminare il proprio essere sembra impossibile. Sapere se i nostri sogni scorreranno nel letto del fiume che abbiamo scavato per loro, con fatica, ostinazione, oppure se un’ondata di piena o una siccità vanificheranno i nostri sforzi, facendo prendere alle nostre vite un diverso destino.Non so se sia importante saperlo, cosa vogliamo essere da grandi, come avere una fotografia sempre davanti agli occhi, qualcosa a cui puntare, anche se sembra irraggiungibile. Non so se questo aiuti i nostri piccoli passi quotidiani come un bastone per un anziano o, piuttosto, ci impedisca di vedere quello che potremmo essere, quella meravigliosa cosa, completamente diversa che potremmo essere.Saremo persone in carriera, molto soddisfatte dei loro successi professionali, abbronzati, con sorrisi smaglianti, vestiti inamidati, orologio al polso e macchinone? Faremo le vacanze in località rinomate: mare, montagna e fine settimana sempre fuori porta? Andremo alle feste pettinate, agli eventi mondani pieni di gente ben vestita, civettuola e falsamente sorridente come noi? Per poi magari rifugiarci in una baita di montagna o in un agriturismo appena abbiamo un giorno libero? Per toglierci le scarpe strette da ufficio e la cravatta e camminare scalzi nell’erba, respirare a pieni polmoni il profumo della natura e di un’ottima zuppa di cipolle, lontano dalla frenesia della nostra vita cittadina, dal jet lag, dalla falsità, dalla ricchezza povera del non avere affetto.
Oppure saremo persone tranquille, con un lavoro normale e uno stipendio normale? Saremo persone semplici, ma felici, di quella felicità che è semplicemente la somma delle piccole gioie quotidiane. Persone che non provano rancore per aver rinunciato ai propri sogni. Avremo una piccola casa accogliente, con un cane addormentato sul tappeto e un giardino dove coltiveremo le piante? Faremo la spesa nei supermercati grandi o nelle piccole botteghe monoprodotto? Esisteranno ancora le piccole botteghe monoprodotto? I nostri figli sapranno cos’è un salumiere, un macellaio o un fruttivendolo?Andremo in vacanza ogni tanto, magari in campeggio, magari per un mese sempre nello stesso posto? O gireremo il mondo un pezzetto alla volta con i nostri risparmi?
Saremo seri, annoiati e senza vizi o ci ritroveremo spesso con la testa pulsante e lo stomaco sottosopra la mattina dopo, con i ricordi della serata nebulosi e magari uno sconosciuto accoccolato al nostro fianco nel letto, che puntualmente manderemo via a pedate, prima di sederci a bere il caffè fumante in solitudine?
Come ci vestiremo? Che musica ascolteremo? Che cosa faremo nel tempo libero?
Scriverò ancora? Scarabocchiare una poesia su un foglio volante sarà ancora l'unico modo per sentirmi meglio nei miei momenti peggiori?
Potrò ancora fare una galoppata nella neve fresca quando ne avrò voglia?Mi piacerà ancora cantare e ballare sui tavoli? Leggere romanzi noir e guardare film francesi? Mangiare formaggi francesi con le marmellate? Saprò ancora parlare francese?
Saremo felici e soddisfatti o ci ritroveremo ancora qualche sera soli al bancone di un bar a sorseggiare Martini cocktail, con l’intento di estraniarci completamente dalla realtà? Quei momenti in cui il barman ti sembra l’unica persona affettuosa sulla faccia della terra, o quantomeno l’unica disponibile ad ascoltarti e a sorriderti. A volte non t’interessa nemmeno che lo faccia.
Rideremo forte come ridiamo adesso? Con lo stesso gusto, lo stesso mal di pancia e le stesse lacrime?
Ci piacerà organizzare cene per gli amici, magari cucinando a quattro mani, andare al ristorante, nei locali, negli alberghi di tutto il mondo? O diventeremo dei pantofolai cronici, che scaldano surgelati e si piazzano di fronte alla televisione come robot, spegnendo l’interruttore del pensiero, oltre che quello della parola?
Saremo insieme, insieme a qualcun altro o saremo soli?
Saremo ancora in grado di provare emozioni forti? Per esempio credo che la nascita di un figlio sia un’emozione forte. Avremo mai dei bambini? Se sì, quanti? Come saranno? Ci assomiglieranno, avranno delle particolari doti e passioni? Non so se sarò in grado di fare bene il genitore io, sai? Ogni tanto ci penso però. Penso a quando sentirò l’odore della pelle del mio bambino, a quando gli insegnerò a non rinunciare mai ai propri sogni, mai.
Quello di cui sono certa è che non voglio diventare un membro di una famiglia che la domenica se piove va al centro commerciale. Quelle famiglie che litigano, che hanno vite parallele fatte di felicità parallela. Quelle in cui i problemi non esistono finché non si dicono ad alta voce.
Vorrei avere ancora degli amici, quelli veri, quelli a cui puoi confidare qualsiasi cosa, con la certezza che non ti giudicheranno o che comunque cercheranno sempre di consigliarti al meglio. Degli amici con i quali fare qualche favolata ogni tanto e ridere. Ridere delle stesse cose di cui si ride da quarant'anni. Vorrei avere un cane, quello sicuramente. Non so se dormirà sul tappeto, ma lo voglio.Vorrei arrivare a casa la sera stanca e soddisfatta e avere qualcuno che mi massaggi i piedi, qualcuno che mi dica che sono bella e non “sei bella anche così”, anche se sarò “bella anche così”, “così con qualche ruga in più”. Vorrei avere al mio fianco qualcuno che sappia stare in silenzio quando piango e che mi faccia ridere, sempre.
Vorrei svegliarmi e sentire i miei bambini che vengono nel lettone, coccole e nanna ancora per un po’ e poi tutti insieme a far colazione: la domenica rigorosamente puncakes!