Quel numero ti è rimasto impigliato nella memoria subito, quasi come se fosse sempre stato lì, dentro di te, come se l'avessi sempre saputo, dovevi solo ricordarlo.Passi di fronte alla reception, non ne hai bisogno, sai già dove devi andare: ti è stato spiegato nei minimi dettagli.Non ti interessa nemmeno sapere cosa sta pensando di te il concierge che ti ha appena vista passargli davanti con fare sicuro e disinvolto. Sai che è un po' confuso: quell'atteggiamento lo riconosce ma mal si accosta al tuo apparire, tu che assomigli più a una diva, con quegli occhialoni e quella sciarpa leggera che ti accarezza i jenas, lungo i fianchi. Sei troppo semplice e la tua borsa è troppo piccola per contenere un cambio d'abito.Ti dirigi verso l'ascensore e sorridi: sai che sei tutto fuorchè una puttana ma ti diverte sbirciare di nuovo quello sguardo confuso di chi non capisce cosa ci fai lì.
Eccola qui, di fronte a te. Stanza 103. Il momento della verità.Te lo concedi, sei nervosa. Sai come sei ora, come sei stata fino a questo momento, prima di varcare quella soglia. Non hai idea di come ne uscirai, non riesci proprio ad immaginartelo.Scorrono cinque lunghissimi minuti. Fortunatamente non passa nessuno nel frattempo, altrimenti ti avrebbero vista lì, titubante, con quel braccio alzato e quella ruga in mezzo alla tua fronte corrucciata. Tu e quel tuo bivio.Non è passato tanto da quando hai ricevuto quella mail. Hai dovuto faticare molto, pensare, ponderare, porre domande, anche scomode, hai fatto chilometri per essere lì. Ora.Non puoi tornare indietro. Tanto valeva spegnere la sveglia e continuare a dormire.Sai, però, che lo rimpiangerai se non farai quel passo. Perchè tu vuoi sapere chi sei, anche se ne hai paura.Alla fine ti sorprendi a bussare. Tre colpi, veloci. Toc, toc, toc. La porta ti viene aperta quasi subito e ti chiedi se non ti stessero osservando, dall'altra parte; se abbiano visto il tuo nervosismo, il tuo essere tesa e combattuta.Varchi quella soglia, entri in quella stanza.Un profumo ti colpisce come uno schiaffo e sorridi mentre socchiudi gli occhi.Tutto ti saresti aspettata fuorchè sentire il profumo dei fiori di cotone: lo adori e questo ti aiuta a rilassarti.
Fai qualche passo in avanti e ti sorprendi ancora: la stanza è immersa nella penombra, il letto è scuro ma le lenzuola e la coperta sono chiare. C'è una poltrona di pelle avorio, in un angolo. Una scrivania su cui c'è un vaso di cristallo con dei tulipani bianchi. No, non l'avevi immaginato così, con quella perfetta simmetria tra chiaro e scuro, luce ed ombra. E questo ti mette ancora più a tuo agio. Cazzo!
Passano i minuti e tu rimani lì, in piedi, ad aspettare non sai bene cosa, ma sai che devi aspettare. Così ti è stato richiesto. Con più il tempo passa, con più tu ti innervosisci. Non senti nulla, nemmeno un rumore.
Inizi a pensare che sia tutto un enorme equivoco.
Inutile rimanere, in quella stanza non c'è nessuno. Ma se così fosse, chi ti ha fatta entrare?
Sbuffi, ma proprio mentre stai per girare i tacchi ed andartene, ti blocchi.
Avverti una presenza alle tue spalle.
E' sempre stata lì? Eri così tanto concentrata ad ambientarti alla penombra e a questa stanza....possibile che non ti sia accorta che c'era qualcuno?