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Chi semina vento raccoglie tempesta

Da Aurita1 @francescofilini

E’ dai tempi del simpatico Sarkò che la Francia si prodiga in Europa per essere il più fedele esecutore delle strategie d’Oltreoceano sul Caos creativo che dovrebbe partorire un “Nuovo Ordine Mondiale”, ridisegnando nazioni e confini: dal rovesciamento del legittimo governo Libico, con sostegno alle formazioni jihadiste più estreme, al sostegno alle milizie irregolari anti Assad in Siria per passare al proposito di partizione della Nigeria e del Camerun in inconfessabile sostegno ai barbari miliziani di Boko Haram.

Dell’alleanza pericolosa, del patto con il Diavolo, che l’Occidente a guida USA avrebbe stretto con l’integralismo islamico sunnita abbiamo già parlato qui, ed anche qui, con particolare attenzione al protagonismo transalpino.

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Ora, a poca distanza da altri misteriosi quanto spietati attacchi “terroristici” ( pensiamo al Museo Ebraico di Bruxelles ed a quello di Tolosa, sempre in Francia ), ecco che le nazioni europee vengono risvegliate da un altro impressionante attentato, stavolta nel cuore stesso della Francia, la sua capitale Parigi. Due personaggi in assetto militare, armati di AK-47 e passamontagna assaltano la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, reo di aver pubblicato in passato copertine al limite dell’insulto religioso ( se non apertamente dichiarato ) e minacciato per questo soprattutto da fedeli islamici per le vignette su Maometto, ed uccidono ben 12 persone.

Della dinamica dell’attentato se ne sta parlando in queste ore, e sempre nuovi elementi concorrono a definire il quadro dell’ennesima strage perpetrata da soggetti in qualche modo legati alla galassia dell’estremismo islamico. Non fosse altro per quella bizzarra rivendicazione fatta durante la mattanza «Dite ai giornali che apparteniamo ad Al Qaeda nello Yemen» ed all’immancabile grido «Allah’u Akbar!» non sarebbe difficile associare gli attentatori a combattenti islamici di ritorno dalle campagne orchestrate dall’Occidente contro i governi che gli si oppongono.

Solo che eravamo abituati o a dei professionisti straordinari alla 11 Settembre, oppure a dei pasticcioni alla Richard Reid e Umar Faruk Abdulmutallab, l’indimenticato bombarolo della mutanda.

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Questi invece usano tecniche militari di fanteria, avanzano coprendosi l’un l’altro, usano fucili mitragliatori e sparano a colpo singolo, freddano un agente senza neanche fermarsi e raccolgono una scarpa che rotola inavvertitamente fuori dall’auto, con calma e compostezza, per non lasciare tracce.

Salvo poi, dimenticarsi le carte d’identità, lasciate a bella posta dentro l’auto abbandonata vicino al luogo del delitto, come riferisce la stampa. E come successe incredibilmente proprio l’11 settembre quando – miracolosamente intonso dal crollo delle Torri Gemelle – si ritrovò il passaporto di uno degli attentatori suicidi, Satam al-Suqami.

Il Corriere in queste ore scrive: “Un attentatore avverte l’altro: «Allontanati, è finito» (si riferisce al poliziotto) e l’ordine sarebbe scandito con un’intonazione strana. Sul loro accento francese non c’è concordanza: alcuni testimoni dicono di non aver sentito inflessioni, altri sostengono che non parlassero bene la lingua.”

Ma insomma, erano francesi o no? Arabi o no?

Molto prudentemente, il terzo indiziato si è spontaneamente consegnato alla polizia, non appena letto il proprio nome fra quelli ricercati su internet. Aspettiamo di conoscere l’esito delle indagini ed eventuali arresti, per capire qualcosa di più.

Per il momento due riflessioni si impongono: se le persone che partono dalla Francia e da altri paesi europei per arruolarsi con le bande jihadiste, si addestrano, combattono e tornano con questi risultati, ci chiediamo a che pro i nostri governi ( sissignore, anche quello italiano ) foraggino, armino, finanzino e coprano le suddette bande. Ed il titolo del nostro pezzo si riferisce proprio a questa politica, non alla successiva riflessione, a scanso di equivoci.

Seconda riflessione, più interna alla questione del settimanale satirico.

Fermo restando che nessuna azione violenta è giustificabile, tanto meno quella che ha appena avuto luogo, siamo proprio sicuri che la “libertà di stampa” debba tradursi in Occidente in un aperto florilegio di quanto di più sacro ed intimo sia nella sfera dell’Uomo, e cioè la sua religiosità? E’ proprio necessario dileggiare – qui non si parla della barzelletta su Lourdes o le freddure sulle vergini destinate ai martiri – il sentimento di fede e amore nella propria religione, come appare nelle irriverenti copertine di Charlie Hebdo?

Ne posto alcune, tra le più forti:

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Anche qui, come si vede, più che far sorridere, si irride, si insulta. E la mancanza di rispetto per l’altrui religiosità non riesco proprio a concepirla come “libertà di”

Limite mio.

Tragedia nella tragedia, nella sparatoria dove hanno perso la vita i vignettisti irriverenti, dei poliziotti e qualche sventurato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ha perso la vita anche una delle figure più brillanti del panorama altermondialista francese (http://fr.wikipedia.org/wiki/Altermondialisme ), che per Charlie Hebdo scriveva sotto lo pseudonimo di “Oncle Bernard”, l’economista Bernard Maris.

Straordinario che questi mentecatti accecati dal furore jihadista, che sono entrati negli uffici del settimanale cercando nome per nome i redattori da giustiziare ( notoriamente e per la stampa per via delle vignette blasfeme su Maometto ) abbiano chiesto anche di lui. Per via di quale articolo? In che modo Maris avrebbe “offeso la fede islamica”? Solo perché faceva parte della Redazione o era azionista? Mistero. Forse anche lui si è trovato nel posto giusto al momento sbagliato.

Una grande perdita.

Bernard Maris, uno degli economisti più noti in Francia, reporter su France Inter e membro del consiglio generale della Banque de France faceva parte dell’Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie e per l’azione cittadina ( ATTAC ), ha scritto numerosi saggi tra cui la “Lettera aperta ai Guru dell’economia che ci prendono per imbecilli” e vari altri. Recentemente in un’intervista tratta da un documentario recente sul “Debito” prodotto da Nicolas Ubelmann e Sophie Mitriani, quando gli si fa la domanda “Da dove viene il denaro prestato dalle banche?” la sua risposta, da addetto ai lavori, è, per la massa, stupefacente:

“Le banche lo fabbricano esse stesse con l’autorizzazione della banca centrale. Ad esempio, compri un immobile che vale 500.000€. Ebbene la banca produrrà 500.000 euro dal nulla. Dirai che non fabbrica 500.000€ in banconote. Si, fabbrica 500.000 banconote che possono prestarti. Solo che è una scrittura contabile, perché contano sul fatto che non andrai mai a prendere 500.000 euro in banconote per comprare l’immobile, lo paghi con un assegno. Ma è la stessa cosa. Se lo volessi pagare in banconote, ti darebbe 500 mila in banconote che andrebbe a prendere alla Banca centrale dicendo: “ecco ho un credito nei confronti di un signore, che vale 500 mila euro, che cosa mi date in cambio?” E la Banca centrale dice: “vi do 500 mila euro in banconote”. Solo che visto che le banconote non sono mai richieste, circolano nella forma di scrittura. Ma bisogna capirlo. Quando lo si è capito, si è capito tutto della moneta. E cioè che la banca fabbrica dal nulla i soldi, ex nihilo . E’ il mestiere del banchiere. La banca crea dal nulla i soldi. E’ qualche cosa di molto difficile da capire.”

Esatto, è qualcosa di molto difficile da capire. E questo blog lo sa bene.

Grazie a persone come Bernard Maris, che lo spiegava a parole semplici durante trasmissioni televisive e radiofoniche, dal suo autorevole pulpito di membro interno del sistema bancario, anche il popolo, la gente comune che si indebita per “comprare casa”, poteva capirlo.

Da oggi, senza di lui, sarà ancora un po’ più dura.

Allah’u akbar.


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