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Chi sono gli hacker che hanno abbattuto la Bbc (per prova)
Creato il 13 gennaio 2016 da Trescic @loredanagenna
Nell’ultimo giorno del 2015 hanno mandato offline per ore il sito della Bbc. Poi sono passati a quelli di Donald Trump, a partire da quello della sua campagna. Infine, durante una intervista in diretta rilasciata a una radio della galassia di Anonymous, hanno steso una serie di siti governativi pachistani.
Il 2016 è iniziato col botto per un gruppo che fino a oggi non era molto noto, i New World Hackers. In particolare, a impressionare gli addetti ai lavori è stato l’attacco condotto contro la Bbc lo scorso 31 dicembre, che ha mandato ko il suo sito, il suo sistema di streaming web e gli altri servizi digitali del dominio bbc.co.uk per alcune ore. All’inizio, l’emittente britannica aveva parlato di problema tecnico, ma successivamente ha ammesso di essere stata oggetto di un attacco informatico. E anche molto pesante, secondo alcuni osservatori.
C’è infatti chi ritiene che quell’attacco di tipo DDoS – che consiste nel mandare offline un sito o un servizio sommergendolo di traffico – abbia segnato un nuovo record, raggiungendo i 602 Gbps. Se questo picco di traffico verrà confermato – Wired ha chiesto conferma alla Bbc, la quale ha risposto di non voler commentare – si tratterebbe, come sostengono alcuni esperti, di un caso notevole. Tanto più se – come hanno poi affermato i New World Hackers – sarebbe stato solo un test andato oltre le aspettative. Insomma, l’intento non era di zittire i media britannici, ma di mettere alla prova il proprio armamentario. Da usare poi contro gli obiettivi veri, in particolare contro i siti pro-Isis.
Ma è davvero così? Chi sono e cosa vogliono i New World Hackers? Sono cybercriminali che hanno attaccato la Bbc per acquisire popolarità (e rivendere alcuni servizi, affittando botnet e server per lanciare attacchi DDoS) o sono hacktivisti che partecipano a molte delle campagne condotte da Anonymous?
“Ci consideriamo mezzi Anons”, rispondono a Wired attraverso il loro account Twitter. “Siamo attivi fin dall’aprile del 2012 e siamo un gruppo ben organizzato di 16 persone”. Il loro profilo Twitter esiste dal 2013, e a scorrerlo si può vedere la loro partecipazione ad alcune operazioni del mondo hacktivista. In particolare, le varie #opIsis e #OpIceIsis che prendono di mira presunti sostenitori dello Stato islamico. Ma hanno colpito anche siti sauditi, in sintonia con la campagna di Anonymous (e di organizzazioni per i diritti umani come Amnesty) per la liberazione di Ali al Nimr, giovane attivista saudita arrestato per aver partecipato a proteste antigovernative e condannato a morte. E poi ci sono attacchi contro il sito e le chat usate dal Ku Klux Klan, uno dei bersagli storici degli hacktivisti di area anon. O ancora, i siti turchi sembrano essere stati colpiti per protestare contro la misteriosa morte della giornalista Serena Shim, che stava investigando i rapporti fra Ankara e Isis.
Riguardo all’attacco continuano a sostenere che si sia trattato di una semplice prova. “È stato anche abbastanza facile, dal nostro punto di vista”, ci scrivono. E aggiungono di averlo condotto usando diverse tecniche. “Alcuni dei nostri membri attaccano con delle botnet [reti di computer infetti controllate da remoto, nda]. Ma una botnet di solito non arriva a 600 Gbps, quindi il modo migliore per farlo è comprare server. Ne abbiamo presi 4 potenti da aziende come Amazon. In questo modo non è stato difficile arrivare a 600 Gbps”.
“In linea teorica è uno scenario possibile”, commenta Davide Del Vecchio, esperto di sicurezza informatica per una grande azienda italiana. “E ho visto dei DDoS provenire da relativamente pochi server. Ovviamente però se gli Ip sorgenti dell’attacco sono falsificati, non si è quasi mai in grado di capire la sua vera origine”.
I New World Hackers sembrano tuttavia pubblicizzare anche dei booter, cioè degli strumenti che permettono di condurre degli attacchi DDoS e che si possono affittare ad altri, come per esempio faceva in passato un altro gruppo, i Lizard Squad, notano alcuni. Inoltre, nella scelta dei target, a volte sembrano un po’ confusi. Per esempio, a un certo punto uno dei suoi membri avrebbe colpito il sito di Black Lives Matter (il movimento nato contro le violenze compiute dalla polizia americana nei confronti dei cittadini di colore), anche se successivamente si sono scusati.
Insomma, i New World Hackers non sembrano avere un’agenda molto definita, al di là della lotta contro i siti considerati jihadisti e a quella, ci dicono, contro i siti di pedofili. Eppure è probabile che continueremo a sentire parlare di loro. “Non siamo legati a un solo tema. Migriamo per il web e attacchiamo qualsiasi cosa vada contro i nostri principi”, ci dicono. I nostri termini di servizio, li chiamano. Che, come tutti i termini di servizio, non brillano per chiarezza.
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