Ciaooo mi chiamo Benedetta (anche se molti, ormai, mi chiamano Benben) e fra qualche giorno compirò gli anni (è una frase che ci stava. Mi ha aiutato a dare effetto all’introduzione, eheheh…). A dire il vero, non ho molto da aggiungere rispetto a quanto detto nel “Chi sono” (parte I) che potete leggere qui, ma ritengo di dover aggiungere qualche cosina :-).
In realtà, quel poco, pochissimo che ho da dire è questo e scusate se la prendo larga (o lunga). Sì, è vero sono un Avvocato. Ho studiato una vita. Ho superato un esame durissimo. Ho ottenuto un’abilitazione per l’esercizio della professione forense. E, soprattutto, ho creduto, ma ho creduto davvero di potercela fare nel mondo degli squali e dei principi del Foro. Ci ho creduto per 10 anni (più i 2 anni di praticantato). Ci ho creduto così tanto da non rendermi conto che non ce la facevo più: zero (bello tondo, come Giotto sapeva disegnare i cerchi) soldi, una o due soddisfazioni all’anno e, tanta, ma tanta tanta tantissima (o “tanterrima”, come direbbero alcune amiche) cacca in faccia, a colazione, pranzo e cena.
Ho preso coscienza della mia situazione forse tardi (non lo so), forse presto (non so nemmeno questo), quando dopo averci creduto, dopo aver avuto fiducia in chi mi prometteva “mari e monti”, ho visto che la Benedetta persona veniva calpestata nella dignità e nella professionalità. Purtroppo, la dignità è qualcosa sulla quale non amo scherzare. Quando ho vissuto questo stato di “schiacchiamento” non volevo crederci, non potevo crederci. Poi, all’incredulità è seguito un dolore fisico, al cuore e sono cominciati gli attacchi di ansia (poi divenuti di panico). Un paio di anni fa, fui lì lì per smettere. Stavo male. Ma, poi, mi decisi a darmi un’altra possibilità. Nuovamente alla prova, nuovamente in un mondo di squali. Nuovamente pronta a crederci. E dopo due anni, ancora, recidiva ed abituale, sono stata male. Forse qualcuno potrà dire: <<Eh, ma allora te le vai a cercare!>>. Vorrei rispondere con un <<Nossignore!>>. Non ho cercato nulla. Ho solo creduto, creduto tanto di farcela, concedendo tempo, ore di vita e di lavoro, sottraendo energie e tempo ad altro. Tutto qua. Tuttavia, questa volta, la mia dignità e professionalità credo d’averle difese adeguatamente con una scelta decisamente contro corrente: ho lasciato il campo a chi ha pelo sullo stomaco. Mi sono guardata attorno. Ho pensato tanto. Ho fatto un paio di conti ed ho messo sui piatti della bilancia quello che avevo ottenuto e quello che forse potevo ancora dare o inventare o creare. E così, come una freccia diretta al bersaglio, ho detto <<Basta!>>. Dal 3 settembre 2013 non sono più iscritta all’Ordine degli Avvocati di Mantova. Rimarrò sempre Avvocato, una parola che, ancora oggi, quando mi chiamano così, mi porta a voltarmi per vedere a chi stanno parlando. Ogni tanto mi sfoglio i codici ed annuso le pagine dei libri che mi hanno fatto compagnia per anni: quel profumo è ricco di ricordi.
Adesso, un lettore attento si domanderà: <<Ma perché ‘sta qui scrive queste cose?>>. La risposta è semplice, chiara e lineare: non voglio essere compatita! Lo dico e lo scrivo perché mi è capitato di leggere sul volto di qualcuno la tristezza per la mia scelta; il “peccato” per gli anni buttati; una “delusione” per i miei. Anche qui devo intervenire ed è giusto che lo faccia. Non voglio tristezza addosso per un cambio di vita (la tristezza è per altre cose!). Non c’è nessuno “peccato” in quanto non ho buttato via alcun anno, alcun giorno o mese: tutto, ma proprio tutto mi è servito. E, soprattutto, non siate dispiaciuti per i miei genitori. Loro mi sono stati accanto in questa scelta difficile e non sono delusi di me, anzi: sono orgogliosi perché vado a testa alta. Pertanto, non osate compatirmi, perché non sono una poverina.
Pensate forse che fare la moglie o la casalinga disperata sia da meno dell’essere Avvocato? No! Sono serena e felice. Sono gratificata dalla mia semplicissima vita fatta di sogni, gomitoli colorati, fili aggrovigliati, lavatrici da fare, conti da sistemare per vedere cosa posso o non posso permettermi. La vita è bella anche con tutte le sue difficoltà. E quando, poi, riesco a unire qualche km di passeggiata (non in questo periodo primaverile, causa allergia), cosa posso desiderare, se non la serenità per chi mi vuole bene?
Ecco, questa sono io e credo, ora, d’aver detto tutto, credo… ma sì, per il momento, sì. A presto, Benben