Magazine Cultura
“Moneygrabber!”
“Venduto!”
“Vuoi solo farti i big money!”
“Perché hai alzato il prezzo dei tuoi ebook?”
Naturalmente il mostro sono io. Io sono quello che sarà linciato. Ma allo stesso modo in cui il mostro (facciamo quello di Frankenstein? Facciamo quello di Frankenstein) non aveva colpe riguardo alla sua condizione (perché il mostro, quello vero, era il dottor Frankenstein, non lui), così io (e tutti gli altri) non ho colpe su quello che accadrà da gennaio in poi.
Ma diranno lo stesso che chi vende ebook è un criminale.
Malfidato.
E moneygrabber.
Mi seguite?
Essù, posate quei forconi e quelle fiaccole!
Ieri mi è arrivata una simpatica e-mail dal signor Amazon, che salutandomi indistintamente, tra un punto, due punti, massì, fai vedere che abbondiamo, abbondantis abbondandum (cit.) mi informava che dal 1° gennaio aumenterà i prezzi dei miei libri.
Perché?
Per rientrare nelle normative europee che prevedono la regolamentazione dell’IVA a seconda del Paese di provenienza. Prima l’IVA era impostata al 3%, poiché era Amazon (per una serie di ragioni legali che non vi sto a spiegare) che impostava direttamente l’imposta sul valore aggiunto. Da Gennaio le cose cambiano, e il venditore deve adattarsi al regime fiscale di ogni singolo paese. Questo perché i lorsignori che stanno a Strasburgo pensano che l’ebook (cioè il libro digitale, quindi il file) sia la stessa cosa dell’ereader (cioè il supporto/dispositivo che serve per leggere il libro digitale).
L'ebbbùk è il lettore!
La cosa potrebbe anche andar bene, se non fosse che in Italia l’IVA sugli ebook è fissata al 22%. Ma questa percentuale non è colpa degli ometti di Strasburgo, bensì dei nostri omini di cartapesta che stanno a Roma.
Sicuramente avrete visto, specialmente su facebook e su twitter, la campagna meme #unlibroèunlibro proposta da Dario Franceschini. Il nostro eminentissimo Ministro dei Beni Culturali vuole equiparare l’IVA degli ebook a quella dei libri cartacei, abbassandola al 4%.
Peccato che chi ha deciso di impostare l’IVA al 22%...sia proprio Franceschini.
DOOOOOOON!!!
COLPO DI SCENA!
ENORME WTF?!?!?!?! DA PARTE DEL PUBBLICO.
#unfessoèunfesso
Eggià, perché il nostro eminentissimo ac reverendissimo dominum, assieme al Sempresialodato Altissimo degli Altissimi sua Eccellenza Matteo Renzi, a maggio ha dato il via libera al Decreto Cultura, che oltre a regolamentare alcuni rapporti per ciò che concerne la tutela dei beni pubblici…aumenta l’IVA sugli ebook al 22%!
EVVIVA!
Ora, è vero che Dariuccio e Matteuccio, qualche settimana fa, hanno inserito un emendamento per abbassare l’IVA al 4%. Ma l’iter per fare approvare il tutto è ancora in alto mare…e quasi sicuramente non se ne farà nulla.
Naturalmente, as usual, chi ci va di mezzo sono i consumatori e (per ovvie ragioni) i piccoli editori. A un colosso come Mondadori, che vende ebook a 9,99, importa poco se l’iva sul suo libro digitale è al 22%. Il grosso delle sue vendite proviene dal mercato cartaceo, ha una visibilità stratosferica (ehi! È imMondatori!), e in ogni caso ha un gigantesco margine di profitto sull’ebook, anche con il ritocco dell’IVA.
Ok, il prezzo è giusto(?)
La stessa cosa non avviene per un piccolo editore che magari ha provato a puntare sul digitale in Italia*. Con un’IVA al 4% può proporre ebook a prezzi onesti e concorrenziali, e giocarsela con un colosso come Mondadori, nonostante proponga, molto probabilmente, autori poco conosciuti e titoli di nicchia. Un’IVA al 22% naturalmente gli distrugge qualsiasi piano di vendita, dato che i prezzi dei suoi libri digitali saranno maggiorati del 22%. Ed è un sovrapprezzo fatto unicamente di tasse: il venditore infatti guadagnerà esattamente quanto guadagnava prima dell’aumento del prezzo dei suoi libri.
Bello, eh? :D
Ovviamente, un acquirente preferirà spendere 9,99 dell’autore Mondadori Den Braun Silkepil, pubblicizzato urbi et orbi finanche da Babbara D’Usso piangente in diretta tv a reti unificate, piuttosto che tirar fuori 3 euro per il romanzo di Mario Rossi.
D’altronde Den Braun Silkepil è Den Braun Silkepil, vuoi mettere?
Besteller #totaletombale
Cosa cambia invece, per quanto mi e vi riguarda? Che i saggi sommobutici, per gli effetti di cui sopra, dal 1° gennaio passeranno automaticamente dagli attuali 2,69 ai 2,99.
30 centesimi in più. Che per carità, non sono nemmeno tanti, però sono una piccola scocciatura. E oh, se avessi la certezza matematica che l’imposta serve a migliorare servizi a livello nazionale mi starebbe anche bene: ma la certezza chi ce la dà?
Resta l’amarezza nel constatare, ancora una volta, che da certe parti si predica bene e si razzola male. Perché sarà sicuramente vero che #unlibroèunlibro; #mailculoperòèilnostro.
O no?
Voi che ne pensate?
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*E tenendo conto che già non si legge in cartaceo, figuriamoci in digitale, è un azzardo. Da applausi, ma sempre azzardo.
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