Chi vuole il Caos in Marocco?

Creato il 17 febbraio 2011 da Paolo

Leggo tra le righe, su diversi blog in italiano “dal Marocco” e dispacci di agenzie varie una vera goduria nell’immaginare in un prossimo futuro, precisamente domenica 20 febbraio, un sollevamento di masse e giornate simili alla Tunisia e all’Egitto. Creare disagio credo sia l’ultima cosa da fare se si ama il Marocco, ma forse questi scrivani non lo amano e di fondo non lo conoscono affatto. Democraticamente il governo, già a suo tempo, ha dato l’autorizzazione per questa manifestazione organizzata a Rabat da alcuni giovani che richiedono democrazia, giustizia e libertà, partita dalle pagine di Facebook e che ha racconto circa 4.000 adesioni. Giusto manifestare, è segno di democrazia. Il Marocco da sempre ospita manifestazioni sindacali, studentesche, associative; è la normalità in un paese che conta oltre 4.000 associazioni e 32 partiti politici attivi, oltre ad una decina di sigle sindacali. Sicuramente esistono situazione di disagio nel paese, non cosi’ violente pero’ da sollevare delle masse e creare chaos in un paese che si “muove” verso una democrazia sempre più libera. Di oggi la conferenza stampa del ministro delle Comunicazioni e porta-parola del governo, Mr.Naciri, che ha ribadito che ognuno ha il diritto  di manifestare e che “il governo ascolterà le loro rivendicazioni e cercherà di esaudirle mostrando a tutti che non ci si accontenterà di ascoltare ma di trovare la soluzione adeguata al problema, nel quadro di un patnerariato costruttivo, per edificare la società con giustizia sociale e democrazia in perpetuo movimento”.  Ha poi aggiunto che “ci stiamo attrezzando per soddisfare queste convinzioni politiche, economiche e sociali nel quadro di un grande cantiere di riforme iniziate da S.A.R. Mohammed VI  in perfetta armonia con le attese di cittadini”. Il Marocco è un paese che ha ingaggiato da diversi anni un importante processo di riforme iniziando a riflettere su queste questioni dal 1996, anno della nuova Costituzione, con l’alternanza consensuale del 1998 e infine con il regno di Mohammed VI che ha avuto i coraggio di girare pagina dopo aver creato le condizioni di una lettura pubblica del passato carico di errori. Il Marocco ha una media di 24 proteste e rivendicazioni al giorno, cosa che gli permette di rivalizzare con le più grandi democrazie ed essere perfettamente coscienti e tecnici nel trattamento di queste rivendicazioni. Naciri ha concluso la sua conferenza stampa dichiarando che “il nostro approccio consiste nel tenere conto dei bisogni sociali espressi dai cittadini e questo è un dovere istituzionale. Noi siamo obbligati ad ascoltare le rivendicazioni sociali dei marocchini per apportare delle soluzioni adeguate ed abbiamo già  incrementato il budget 2011 del  10%, per sostenere progetti sociali”.  Questi appelli a manifestare sono vissuti dal Governo con molta serenita e come un avvenimento naturale nel quadro democratico e di libertà di un paese. Domenica 20 febbraio 2011 si avvicina, sono sicuro che la manifestazione sarà pacifica e civile, cosi’ come lo sono i marocchini, e servirà a far tacere illazioni e millantate rivoluzioni in arrivo nel Reame. Resta in dubbio l’adesione di Al Adl Wal Ihssane (Giustizia e Benevolenza), movimento religioso fondamentalista illegale nel paese ma tollerato, che conta oltre 200.000 aderenti. D’altro canto tutti i partiti politici di maggioranza e opposizione hanno confermato che non saranno presenti alla manifestazione dichiarando congiuntamente che  ”in questo momento storico del paese servirebbe solo a creare disordini e far precipitare la società marocchina in un drammatico  deja-vu“. Credo fermamente che i 18 giorni di proteste egiziane o la rivoluzione dei gelsomini tunisina non possano trasformarsi in democrazia tout-cout, la democrazia “libera” si costruisce, con il tempo, con la volontà dei singoli e delle istituzioni, con gli scioperi e con le marce, con i dibattiti e i confronti anche serrati, ma con  la civiltà e con il buonsenso, da parte di tutti benintenso.


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