Oggi sotto i riflettori Francesca Diotallevi una giovane autrice che con il suo romanzo d'esordio, Le Stanze Buie, sta conquistando un lettore dopo l'altro. E proprio perché Francesca è giovane e presumo stia vivendo una serie di emozioni forse mai provate che ho deciso d'improntare questo chiacchiericcio sulle prime volte.
Il primo libro che hai letto...
Francesca: Due sono i libri della mia infanzia, Il Mago di Oz e Lo Schiaccianoci; ma parlo di quando non sapevo ancora leggere ed era qualcun altro a farlo per me. Difficile ricordare esattamente quale sia il primo che abbia letto da sola. Il primo che ricordo, comunque, e viene confermato anche dai miei genitori, è Un barattolo mostruoso, della serie Piccoli Brividi. Alle elementari ero drogata di questi libricini dalle copertine mostruose e dalle pagine verdi e li ho macinati tutti, uno dopo l’altro. Poi rielaboravo le storie per terrorizzare mia sorella quando andavamo a dormire e la luce veniva spenta…
La prima storia che hai scritto...
Francesca: Non sono nata con la penna in mano, come forse succede a tanti altri scrittori, e, benché abbia sempre letto molto, alla scrittura vera e propria (immagino che non contino i diari personali, perché in quel caso devo ammettere di essere grafomane dall’età di sette anni) mi sono avvicinata negli anni dell’università, ovvero quando finalmente ho disposto di un computer portatile tutto mio. La prima storia che scritto, e che mi ha fatto capire che scrivere era divertente assai, è stata una fanfiction tratta da un anime. Per qualche anno mi sono cimentata con questo genere, impratichendomi, prima di prendere coraggio e provare a creare qualcosa di completamente mio. È stato allora che mi sono imbattuta nell’affascinante figura di Mr. Stevens, il maggiordomo di Quel che resta del giorno e Le Stanze Buie ha iniziato a prendere forma davanti a me.
© Francesca Diotallevi
Il primo rifiuto...Francesca: Pochi giorni fa la Mursia mi ha svincolato comunicandomi che, non potendo garantirmi una pubblicazione in tempi rapidi a causa della crisi in cui versa l’editoria, e avendo scelto di puntare sulla saggistica anziché sulla narrativa, sono libera di cercare un altro editore per quanto riguarda il mio secondo manoscritto. E dunque ricomincio tutto da capo, con qualche consapevolezza in più e tanti miti sfatati. Se c’è una cosa che ho capito, sull’essere scrittori, è che il primo requisito fondamentale è la pazienza. Tanta pazienza!
Il primo colloquio con una casa editrice...
Francesca: L’anno scorso, con la squisita signora dell’ufficio diritti di Mursia. Io sembravo una pazza, non facevo che ripeterle che pubblicare con loro era un sogno che si realizzava. Abbiamo preso un caffè nel bar-libreria della casa editrice, arredato con elementi d’epoca e assolutamente suggestivo, e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare che era tutto meraviglioso, tutto così perfetto. È un ricordo che conserverò per sempre con grande affetto.
Il primo autografo...
Francesca: La parola autografo mi mette un po’ a disagio, perché di autografi veri e propri non ne ho mai fatti. Mi sembra assurdo pensare che a qualcuno possa interessare il mio nome scribacchiato sul frontespizio del romanzo! Ho fatto tante dediche, però, perché mi sforzo sempre di trovare qualcosa di carino da dire a chi si appresta a leggere il mio libro. La prima in assoluto, comunque, l’ho scritta sul primo cartaceo che ho tenuto in mano, fresco fresco di stampa, e l’ho scritta per i miei genitori. Senza cui, logicamente, non sarei la persona che sono.
La prima intervista...
Francesca: La prima intervista che mi abbiano mai fatto è stata un’intervista alla radio, qualcosa come Radio Piemonte se non ricordo male. Avevo concordato un orario con la persona che avrebbe dovuto farmi le domande, ma non avevo tenuto conto che, proprio in quell’orario, sarei stata impegnata con i lavori di ristrutturazione a casa mia: c’erano i muratori che segavano, martellavano e scartavetravano, così quando ho ricevuto la telefonata mi sono dovuta rifugiare nella tromba delle scale per parlare! Lì, seduta su uno scalino, mi sono resa conto che rispondere in tre minuti a una decina di domande a raffica non è affatto una cosa semplice e che la sintesi è decisamente una dote che mi manca perché poi, risentendo la registrazione, mi sono accorta che avevano tagliato metà delle cose che ho detto!
La prima recensione positiva...
Francesca: La prima a recensire positivamente il mio romanzo è stata la fantastica Sabina del blog Una fragola al giorno. È stato emozionante scoprire per la prima volta il parere di un lettore neutro, estraneo quindi alla cerchia di amici e familiari che, fino a quel momento, erano stati gli unici ad avere avuto accesso alle bozze del manoscritto. I blogger che ho contattato per chiedere un parere sul romanzo si sono dimostrati tutti molto disponibili e professionali ed è solo grazie a voi se Le stanze buie è arrivato a tanti lettori!
La prima critica poco costruttiva...
Francesca: I complimenti vuoti non portano da nessuna parte e se c’è una cosa che ho sempre chiesto alle persone che si approcciavano alla lettura del romanzo, è l’onestà. Le stanze buie è il mio primo libro e non è privo di difetti, sono la prima ad ammetterlo. Ciononostante c’è stata una recensione, quasi completamente negativa, che mi ha dato da pensare. La lettrice lamentava l’eccessiva mielosità della storia e molte altre cose; ma, soprattutto, deplorava l’insopportabile flirt tra maggiordomo e padrona, che a detta sua non era affatto necessario ai fini della trama. Cerco sempre di trarre utili suggerimenti dalle critiche mi vengono mosse ma questa, francamente, la trovo un po’ fuori luogo perché la storia d’amore è proprio il perno su cui ruota tutta la vicenda, ed eliminandola avrei svuotato il romanzo di qualsiasi significato. Ma del resto, non si può piacere a tutti.
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Sempre restando in tema di "prime volte" e visto che ogni autore si identifica nei propri personaggi (ma quando mai?!), due o tre domande proposte con un unico scopo: invogliarvi a comprare il romanzo. Pubblicità meno occulta di così, non s'è mai vista!
La prima volta che hai pulito casa (ricordo che Vittorio Fubini è un maggiordomo e più che pulire dirige i lavori domestici, ma dubito che Francesca abbia mai rivestito questo ruolo, quindi ho raddrizzato un po' il tiro!)
Francesca: E qui mi trovo costretta ad ammettere che Vittorio non sarebbe contento di me, tutt’altro! Vivo nel mio perenne marasma, detesto i lavori domestici e, per quanto l’acquisto di prodotti detergenti mi riempia di soddisfazione (mi piace leggere tutte le etichette e confrontarli tra di loro, posso passare ore al supermercato, da vera malata mentale) la messa in pratica mi deprime alquanto. Sono una procrastinatrice seriale e il mio motto è: perché pulire casa oggi quando posso farlo domani? Perciò trovo impossibile ricordare la prima volta che, volontariamente, io abbia messo mano a secchi e stracci… Anche se devo ammettere che, quando mi ci metto, vado fino in fondo al problema! Il dramma è trovare la forza di volontà per iniziare…
La prima volta che hai pensato di uccidere qualcuno (chi non l'ha desiderato anche solo per un attimo? Sappiate che i personaggi de Le Stanze Buie non sono proprio degli stinchi di santo, non tutti...)
Francesca: Bella domanda! …Boh! Probabilmente da bambina devo averlo desiderato di qualcuno. Quando si è piccoli si può essere molto crudeli. Oggi, mediamente, lo desidero circa ogni minuto che passo a sgomitare sui mezzi pubblici: vivere a Roma ti porta a diventare una persona molto rancorosa, e, senza dubbio, un potenziale assassino!
La prima volta che hai visto un fantasma (eh sì... leggendo il romanzo di Francesca incontrerete anche loro... forse!)
Francesca: I miei primi fantasmi vivevano tutti insieme sopra a un armadio. Era l’armadio che c’era nella mia cameretta di bambina, talmente alto che non riuscivo a scorgere la cima. Lì, in quell’angusto spazio sotto il soffitto, si annidavano le creature più pericolose che un bambino possa immaginare. Mi addormentavo voltata dall’altra parte per evitare di scorgere, tra le ombre della notte, sinistri bagliori e movimenti sospetti. In genere i bambini sono spaventati da ciò che si nasconde sotto al letto. Io ero inquietata dagli spazi in cui non riuscivo ad arrivare. Qualche anno dopo (ero già ragazzina) c’è stato il pianoforte che suonava di notte, al piano terra, quando eravamo tutti a letto e la casa era sprofondata nel buio e nel silenzio. A volte mi sembrava quasi di udire lo sgabello stridere sul pavimento e immaginavo il misterioso musicista fantasma prendere posto e fissare sconsolato la tastiera, prima di iniziare a suonare. Al mattino controllavo gli spartiti per vedere se, per caso, avesse voltato le pagine. Lo immaginavo allampanato e con lunghi capelli scarmigliati. Per notti e notti ha terrorizzato mia sorella (a cui, naturalmente, non mancavo di raccontare storie raccapriccianti su questo sfortunato spettro in cerca di pace, costretto a suonare il nostro pianoforte per espiare le terribili colpe commesse in vita. Ancora oggi mi considera colpevole di parecchi traumi infantili, ero una sorella crudele!) Poi, così com’era venuto, se ne è andato. Il pianoforte ha smesso di suonare e noi ci siamo chiesti che fine avesse fatto il nostro fantasma… fino al giorno in cui l’accordatore non ha trovato un piccolo ospite baffuto, nascosto tra i martelletti, e ormai passato a miglior vita!
La prima volta che ti sei innamorata (giusto per farci un po' i fatti suoi e perché Le Stanze Buie racconta un grande amore).
Francesca: Gli ho dato il primo bacio, ma lui mi ha spezzato il cuore mollandomi per un’altra (più popolare). Quando sei alle scuole medie queste cose ti segnano in un modo che, a distanza di (quasi) vent’anni, non riesci più a ricordare e ti fanno solo sorridere. Ma all’epoca pensavo che ne sarei morta. Voglio dire, avevo il suo nome scritto su ogni singola pagina del mio diario! Mollata a novembre, fino a giugno ho dovuto cancellarlo con una riga ogni volta che annotavo i compiti, è stato terribile. Ma quasi inevitabile: chi non ha mai cozzato contro il primo amore, ritrovandosi ammaccato e un po’ più disilluso? È la vita, certe regole sono universali.
Ad oggi, comunque, siamo rimasti buoni amici.
© Francesca Diotallevi
Le Stanze Buie in ristampa con copertina lucida
E per finire domanda d'obbligo. Progetti futuri?
Francesca: Come dicevo sopra, il mio primo progetto per il futuro è la ricerca di un nuovo editore per il mio secondo manoscritto o, in alternativa, il self-publishing. Vediamo come vanno le cose.
Per quanto riguarda la scrittura, dopo aver cestinato tante, troppe storie nel corso dell’ultimo anno, sono all’inizio di qualcosa che spero possa godere delle giuste correnti e prendere il largo. Ispirata a un fatto realmente accaduto, ci saranno una storia d’amore poco convenzionale, un bosco fitto di alberi e di ombre e molta, moltissima neve. E quando inizia a nevicare, nelle mie storie, si mette sempre male per qualcuno… lettori avvisati!
E ci lasci così???
Ok, non è colpa tua, in effetti erano finite le domande, però quando ho letto "storia d'amore poco convenzionale" m'è partito un embolo! Posso farti da beta reader? ♥ ♥ ♥
Scherzi a parte
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La parola ai lettori!
Avete amato Le Stanze Buie?Aspettate il nuovo romanzo di Francesca?