Magazine Diario personale

Chiamala normalità | Parliamone

Da Blondesuite @BlondeSuite
Chiamala normalità | Parliamone
A interrogare Flavia questa volta è un uomo. Insolito per BlondeSuite ma tanto tanto piacevole.
Qui un freddo sabato di febbraio. Qui, ora, parliamone.
Gentilissima dottoressa Donadoni,sono un ragazzo curioso, non un fan accanito della moda e del mondo fashion ma penso sia sempre interessante conoscere le nuove tendenze per capire il mondo che ci circonda. Sono stato davvero contento di trovare tra le nuove rubriche del blog questa curata da lei. Penso che tutti quanti, almeno una volta nella vita, debbano fare una chiacchierata con uno psicologo, anche soltanto per dialogare con noi stessi e, magari, capirsi un po' di più.Le scrivo perché penso di essere un ragazzo troppo "normale". Più che "normale" direi al passo con i tempi. Sono uno che si stupisce ancora delle cose che vede per strada, che si gira a guardare due ragazze svestite che alle sette di sera ballano ubriache davanti ad un bar, che pensa che tenere la porta aperta per far passare una donna sia normale. Sono strano perché non ho piercing e tatuaggi, vesto sempre con camicia e magliocino, le poche volte che mi sono costretto a vestire con colori sgargianti mi sono sentito fuori luogo tutto il giorno. Sono strano perché non mi interessa l'ultimo locale alla moda e perché non mi vergogno di dire che sono fidanzato e amo la mia donna. Sono strano perché rinuncerei a fare carriera ad alti livelli per avere il piacere unico di godermi la mia famiglia. Sono strano perché non inseguo il successo ma le emozioni. O meglio, inseguo il mio di successo. Secondo me l'unica cosa che conta davvero è essere felice, stare bene. Sono strano perché mi rendo conto che per tanta gente che mi circonda non è così. E' tutta una corsa a comprare l'ultima macchina, a fare il viaggio nella meta dei sogni. Ho anche io i miei vizi naturalmente, ho l'iphone e scarpe costose, non sono per nulla perfetto. Tutti mi dicono che ho la faccia da bravo ragazzo, quasi come se fosse una colpa, una cosa che non va bene. Nella vita vanno avanti i furbi, mi dicono sempre. Io forse sono poco furbo, questo è vero. Ma non perché non so farlo, ma semplicemente perché ho deciso di non farlo. Lei cosa ne pensa dottoressa?In bocca al lupo per la sua rubrica e un altro a tutta la meravigliosa suite.Francesco  

Caro Francesco,intanto grazie di cuore per questa lettera, così appassionata nell’espressione della tua verità!Cosa penso io? Che in questo mondo dovremmo essere in tanti “strani” come te, e saremmo tutti più felici.Penso che la nostra coscienza, la nostra individualità e libertà di essere quelli che siamo sia uno dei beni più preziosi che abbiamo come esseri umani, e va conservato con intelligenza e passione, come fai tu. Le scuole steineriane educano i bambini all’arte, perché l’arte valorizza la libera espressione di sé, il vero antidoto contro i condizionamenti esterni.La domanda è: quando abbiamo iniziato a confondere la felicità con il possesso dell’ultimo oggetto status symbol, con l’omologarsi agli altri, con il perdere se stessi? Quando abbiamo cominciato ad accettare che qualcun altro poteva dirci come essere felici, come vestirci, che colori indossare, per cosa lottare? Quando un genitore ha cominciato a considerare “normale” e a lasciare passare che il figlio preferisse trascorrere le sue giornate dietro a un videogioco piuttosto che divertirsi con i coetanei? E’ “normale” che quando stiamo con gli amici abbiamo un occhio su di loro e uno sullo smartphone?Cosa è “normale”, caro Francesco, e cosa è “strano”? Non lo so... ma sarei felice di incontrare sempre più persone che hanno il coraggio di essere se stesse e di coltivare dentro di sé la gioia piuttosto che la perfezione… omologante, rassicurante, ma poi intimamente poco appagante.Flavia DonadoniPsicologa e psicoterapeuta


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