Farete fatica a trovare uno storico che sia stato benevolo nel trattare la figura di papa Alessandro VI, fatta eccezione per un tal Lorenzo Pingiotti, che infatti non è uno storico, ma un dipendente di ente pubblico con una laurea in economia e l’hobby dell’apologetica (La leggenda nera di papa Borgia, Fede & Cultura, 2008). Anche il Pingiotti, tuttavia, riesce a concludere assai poco nel suo disperato tentativo ed è costretto ad ammettere ciò che è abbondantemente documentato: tre figli (forse quattro) da cardinale, diversi altri da papa, un numero imprecisato di amanti fra le quali una concubina papae ufficialmente riconosciuta, crudeltà pari alla dissolutezza, mostruosa avidità, insuperabile smania di simonia e, soprattutto, un feroce nepotismo. Su quest’ultimo punto non v’è alcuna controversia pendente: Alessandro VI s’era posto l’obiettivo di secolarizzare lo Stato Pontificio sotto il regime dei Borgia.Il povero Pingiotti non nega, ma lima, smussa, indora e, non riuscendo a trovare altre virtù, finisce per puntare l’ultimo suo soldino sulla santa caccia all’eretico che Alessandro VI promosse in difesa dell’ortodossia.
Ora, “in difesa di Alessandro VI”, “un papa ingiustamente solo malfamato”, scende in campo anche Sandro Magister. Cosa dovrebbe farci rivedere il giudizio su papa Borgia? È presto detto: “Amava la cifra, l’emblema, il simbolo, lo incuriosivano l’araldica e il mito, lo affascinavano le genealogie degli dei, le favole esotiche, le credenze misteriche”, lo afferma il professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che lo deduce da un ritratto di Alessandro VI fattogli dal Pinturicchio.Ricapitoliamo: il Pinturicchio ritrae papa Borgia in modo tale che il professor Paolucci riesce a leggere nel ritratto del committente le strabilianti virtù di cui sopra e Magister ci invita a revisionare la storia, “in difesa di Alessandro VI Borgia. Come giusto”. Un po’ come rivedere il giudizio storico su Adolf Hitler, perché acquarellista, vegetariano e tanto affezionato ai cani. Non vi pare “giusto”?Chiedo scusa al lettore se mi ripeto: perciò li schifo, i vaticanisti italiani.