Magazine Media e Comunicazione
Il 3 marzo scorso, in Università Cattolica, Piermarco Aroldi ha presentato una bella ricerca di OssCom sul valore della Children Television in Italia oggi. Mi è stato chiesto di intervenire, in sede di tavola rotonda, a commentare i dati della ricerca. L'ho fatto lasciandomi interrogare dal tema dal punto di vista della scuola. E quindi, mettendomi nei panni dell'insegnante, mi sono chiesto: "Se io fossi un insegnante, cosa mi aspetterei dalla Children Television? Quale vorrei che fosse per me il suo valore?". Mi sono risposto a tre livelli.
1. Anzitutto vorrei collaborazione. Nella tradizione internazionale della Media Education da sempre uno dei punti di forza del lavoro educativo con i bambini, con i ragazzi, è il coinvolgimento dei professionisti dei media. l'insegnante non basta. Lo dimostrano da anni (oserei dire, da decenni) iniziative di grande successo come La semaine de la presse dans l'ecòle in Francia, o il progetto Periodista por un dìa in Argentina; ma anche negli USA la collaborazione è cosa ordinaria, fa parte della deontologia professionale del giornalista, del professionista dei media. Qui si può aprire un primo spazio, un primo piccolo cantiere: cosa vorrebbe dire per la televisione dell'infanzia incontrare la scuola? Non sporadicamente, ma in una logica di continuità.
2. In secondo luogo vorrei integrazione. La Children Television è un importante elemento del tempo libero dei bambini, è uno degli elementi che contribuiscono a riempirne gli spazi e i tempi informali. Oggi, la distanza di questi spazi e tempi da quelli formali della scuola è una delle ragioni del ritardo, della fatica, degli insuccessi con cui la scuola prova a parlare alle giovani generazioni. Occorre riavvicinare questi due mondi. Occorre ripensare la mission della scuola a partire da linguaggi condivisi. La Children Television potrebbe essere una delle passerelle da lanciare tra questi mondi. Come si può fare? Si tratta di un secondo piccolo cantiere da aprire.
3. Da ultimo mi piacerebbe che la Children Television facesse qualcosa sul piano della autorialità. Lo chiederei in due direzioni. La prima è quella della transmedialità. Mi piacerebbe che la televisione producesse sempre meno per la... televisione, ma per il secondo, il terzo, il quarto schermo... Ovvero: prodotti sempre più transmediali in grado di essere presenti anche sui dispositivi mobili . La seconda direzione è quella che porta all'editoria scolastica. Il digitale, la rivoluzione del digitale, non ha prodotto grandi pensate da parte degli editori. I formati sono tradizionali, non originali. C'è crisi di idee. Non potrebbero gli autori della Children Television immaginare dei formati in grado di rilanciare la partita? Non potrebbe l'educational televisivo suggerire qualche idea all'editoria scolastica? Anzi: allearsi con essa per costruire delle repository transmediali di contenuti audiovisivi di qualità da utilizzare in scuola? Terzo cantiere. Li facciamo partire?
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