Il suo cuore ha cessato di battere nella notte tra il 21 e il 22 di marzo.
E’ morto, in una clinica di Boston negli Stati Uniti,dove da parecchi anni ormai risiedeva, quello che potremmo definire, senza tema di smentita, un “gigante” della letteratura africana moderna e che difficilmente potremo dimenticare.
Mi riferisco al poeta, romanziere e saggista nigeriano, Chinua Achebe.
Un autentico “mito”per gli amanti d'Africa insieme a Nelson Mandela per ilSudafrica e a Julius Nyerere per il Tanzania.
Lascio agli esperti della materia il commento al suo mai pago impegno di scrittore e di uomo affatto avulso dalle problematiche politiche e sociali del continente Africa (colonialismo-razzismo e quant’altro mai tanto nel vicino che nel lontano) e della sua gente (gli Igbo della Nigeria) e mi limito di proposito a ricordare solo il “poeta”.
Dopo “Il crollo”, un romanzo pubblicato nel lontano 1958, e tradotto in almeno 50 lingue,che lo fa conoscere a livello internazionale,tributandogli fama, e successivamente con “La freccia di Dio”, nel 1971 è presente nelle librerie la sua raccolta di poesie (inizialmente solo 23 ma destinata a crescere negli anni) dal titolo “Attento” (Soul brother), il libro che sarà un successo scontato, in concomitanza anche con gli eventi che faranno conoscere al mondo intero il dramma delle popolazioni del Biafra, neocolonizzate alla fine degli anni ’60 e forse prima, dalle multinazionali del petrolio.
Ecco, allora,in basso, per un omaggio al grande Chinua Achebe, alcuni limitati stralci di poesia tratti, appunto, da “Attento”(Soul broche), che è pubblicato in Italia dall’editore milanese Jaca Book.
L’intento è di riuscire a suscitare curiosità specialmente in chi ancora non lo conoscesse.
Da “Natale in Biafra”: “No, nessuna vergine col bambino potrà mai eguagliare/ la scena della tenerezza di una madre/ verso quel figlio che presto dovrà dimenticare”.
Da “Primo sparo” : “Quell’unica fucilata anonima nel buio,/ che arriva rapida e tesa /in un sobborgo nervoso /all’irrompere della stagione dei tuoni /fermerà comunque il suo volo e andrà a conficcarsi/ più fermamente dei più grandi rumori /avanti, nella fronte della memoria”.
Da “Canto d’amore” : “ (….) Canterò soltanto nel silenzio/che attende il tuo potere di portare /sogni per me nei tuoi occhi/quieti, e avvolgere la polvere dei nostri piedi piagati/in cavigliere d’oro pronte”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)