Pochi centri specializzati in Italia eseguono interventi chirurgici al cervello, da svegli. “Awake surgery with brain mapping” è la tecnica innovativa che da oltre due anni e mezzo utilizzasno anche i neurochirurghi dell’Azienda Ospedaliera “Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”: sono quasi quaranta i pazienti con tumori in aree critiche trattati con successo sui quali è stato eseguito questo tipo di intervento. E per spiegare la complessità dell’intervento l’Azienda Ospedaliera ha prodotto un documentario con i chirurghi che realizzano l’intervento e alcuni pazienti che hanno accettato di raccontare la loro storia. Il documentario è stato realizzato a scopo divulgativo ed informativo: sarà infatti, utilizzato nell’approccio ai futuri pazienti per aiutarli a comprendere meglio la tipologia di intervento a cui saranno sottoposti, ma soprattutto ascoltare la testimonianza diretta di chi lo ha già affrontato.
Pietro Versari, direttore della Neurochirurgia: “Uno dei principali obiettivi della neurochirurgia è quello di trattare differenti patologie del cervello cercando di ridurre al minimo il potenziale danno delle funzioni cerebrali. Concetto è particolarmente valido nella patologia tumorale dell’encefalo, poiché una grande percentuale di questi tumori si localizza in aree fondamentali per il linguaggio ed i movimenti del corpo. Affinché la metodica sia accurata e affidabile, è necessario che il paziente sia sveglio e collaborante per buona parte dell’intervento chirurgico. A tal fine è necessario che nel periodo preoperatorio sia stata instaurata una relazione di confidenza e fiducia con l’equipe chirurgica, anestesiologica ed infermieristica. È necessario che il paziente possa contare su un supporto non solo medico ma anche psicologico ed umano, visto che lo sforzo sia fisico che emotivo è notevole”.
Nicoletta Vivaldi, direttore dell’Anestesia e Rianimazione, spiega: “Grazie ai nuovi farmaci dell’anestesia, è possibile ottenere una sedazione ed analgesia molto efficace lasciando integra la respirazione autonoma del paziente: in pratica, non c’è bisogno d’intubazione. Durante l’intervento l’anestesista è il punto di riferimento costante per il paziente, ma soprattutto per il chirurgo, che lavora secondo le indicazioni che gli vengono fornite dal paziente stesso nell’interazione con l’anestesista”.