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Chirurgia etica

Creato il 26 marzo 2012 da Anima_salva @nicolacirillo

“La satira di Mauro non prende di mira solo l’uomo di governo, il potente, gli uomini della guerra, la gerarchia ecclesiastica. No, la sua satira è rivolta a noi. Le storie che racconta appartengono a quel mondo invisibile che altrove non gode di rappresentazione, ma che a Mauro è ben noto, frequentandolo. Questo mondo invisibile è popolato soprattutto di personaggi docili, pazienti, buoni. Spesso vittime del mondo visibile, cioè di noi. Ecco allora perché ci spiazza: perché il potente di turno, in questo caso, siamo noi. Siamo noi che accettiamo gli immigrati solo se vengono a lavorare (gratis), siamo noi che abbiamo assecondato l’egoismo più sordo, con tutte le conseguenze politiche e sociali, siamo noi il popolo che applaude al mostro (finché non tocca i nostri interessi), che con un sms salva il ricco “profugo” decadente sull’isola e che con il voto respinge in mare il profugo povero. Ecco, di fronte agli “ultimi tra gli ultimi” disegnati da Mauro, noi siamo “i potenti”. Quelli che Mauro sbeffeggia, pure amorevole, tentando di ottenerne una redenzione.

Quando ho lavorato con lui sul progetto “Come una specie di sorriso” (con cui abbiamo voluto omaggiare Fabrizio De André a dieci anni dalla sua morte), naturalmente ha scelto di interpretare Andrea, Princesa, Bocca di Rosa, Geordie, Miché, Marinella… tutte storie di quel mondo invisibile, a lui così familiare. “La canzone di Marinella” è diventata “Marinella”. La giovane prostituta protagonista del brano, come noto, fu violentata e poi uccisa, e infine trovata cadavere sulla banchina del porto di Genova; ma la cronaca non ha trovato spazio né nella canzone di De André, né nel disegno di Mauro: De André raccontò che Marinella “scivolò nel fiume a primavera”. “Non potendole cambiare la vita – disse De André – le ho cambiato la morte”. Mauro l’ha rappresentata viva, sognante, in una notte blu, appoggiata a un muretto sgretolato. In realtà l’arte – quando è arte – promuove il cambiamento: certo può non riuscire a cambiare nell’immediato la vita della giovane prostituta, ma può incidere sul nostro sguardo. Così possiamo esercitare la compassione, abituarci a solidarizzare con la ragazza sola “senza il ricordo di un dolore”, possiamo ritrovarci nel desiderio bruciante di accostarci a lei su quel muretto sgretolato, posarle il braccio sulle spalle e condividere un po’ quell’orizzonte. Mauro a volte ci fa sorridere, a volte riflettere, a volte ci scuote, ma sempre ci cambia un po’. E non possiamo fare a meno di andare a sbirciare il suo blog, la sua pagina facebook, le sue vignette sui giornali. Perché anche se ci dice che non siamo belli come vorremmo, ogni giorno abbiamo bisogno di uno specchio sincero che ce lo dimostri. E magari ci guidi nella difficile operazione di miglioramento, che per l’anima è un’operazione lunga e complessa.”

Recensione per il catalogo della mostra Contastorie. Satira, sculture e racconti per restare umani (pag. 26 e 27)


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