E allora incastro i fatti in un quadro globale. Un quadro in cui ascolto musica italiana. Capisco a cosa si riferisce la gente quando discute di programmi tv. Un quadro che mi ha vista riadattarmi, ormai del tutto, al mio Paese. Ché dopo quasi cinque anni, direte voi, era anche ora. Ma il punto é che io, a quel perenne spaesamento, m' ero ormai abituata. Affezionata, anzi. Ecco, l'ho ammesso. Quel sentirmi sempre altrove era diventato talmente parte di me da definirmi. E nella mia italianitá quasi completa, adesso, sento che mi manca qualcosa.
Per questo sono cosí agitata, all'idea di tornare a Málaga. Nervosa come un'adolescente al primo appuntamento col ragazzo che le piace. Terrorizzata da ipotesi di delusioni, lapsus linguistici, autobus perduti. Impossibile da sedare, in sostanza. Manco con una camomilla strong, o una botta in testa, magari.Nel trolley c'é la rosa rossa, un po' ammaccata, del mio primo saggio di flamenco. Nei messaggi privati di facebook, qualche programma appena abbozzato per i giorni a venire. Ho addirittura fatto un elenco dei dischi da comprare alla fnac, sul retro della lista della spesa. Poi, m'é tornata in mente una canzone. "Tu per la strada, coi dischi, la spesa...". Ho sorriso. Carte d'imbarco ben piegate e la mia Spagna che mi aspetta. Festeggia, in piena Feria. Lí, sovraccarica di aspettative, con un passato da rivivere e un futuro da riscattare. Capirete: non potevo piú farla aspettare. Ci si risente tra una settimana.