Nuova protesta choc al Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte Galeria.
(iltempo.it)
L’altro ieri un cittadino tunisino si è cucito la bocca con un ago improvvisato costruito con un filo di rame. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. A quanto appreso dai collaboratori del Garante, l’uomo, un 35enne, è trattenuto nella struttura da oltre un mese e riferisce di essere affetto da un disagio psichico. Nel Cie è finito perché fermato in Lussemburgo era stato rimandato, in base al regolamento di Dublino, in Italia.
“Un episodio che dimostra le ragioni che hanno portato lo stesso Ministro Alfano a dichiarare come il problema dell’immigrazione e dell’asilo politico debba essere affrontato da tutta l’Europa”, ha dichiarato Marroni. La protesta autolesionista è durata un’ora. Grazie all’intervento degli operatori della Cooperativa e alla disponibilità mostrata dai funzionari dell’Ufficio Immigrazione l’uomo ha deciso di farsi rimuovere il filo dagli infermieri del Centro.
“La vita nel Cie, tuttavia – sottolinea il Garante - è sempre attraversata da tristi sorprese: oggi, infatti, è stato prorogato il trattenimento di una cittadina di origine bosniaca, nata in Italia, e madre di due figli minori. L’esito dell’udienza, che peraltro si è svolta in assenza dell’avvocato difensore di fiducia, ha comportato il prolungamento della permanenza nella struttura della donna, lontana dai suoi figli, per altri due mesi”.
“Il gesto di quest’uomo – continua Marroni – e la storia di questa donna provano che i Cie continuano ad essere veri e propri luoghi di disperata detenzione dove il riconoscimento dei diritti fondamentali è labile e lasciato nelle mani della discrezionalità e dove, quindi, è fatale che si verifichino episodi di questo genere”.
(ansa.it)