Che le esternazioni della Fornero condividano questa miserrima naturale e intellettuale lo sta a dimostrare il fatto che parla per gli altri, ma quanto a sé si è premurata di sistemare assai precocemente la figlia in un sicuro posto di docente nella sua stessa università e addirittura di approntarle la direzione di un centro di ricerca in genetica pagato dal medesimo ateneo e dalla banca di cui era consigliere di amministrazione. Questo per fare quel curriculum che poi viene preso a pretesto per dimostrare che la carriera è frutto di merito e non di privilegio.
Tutto questo non dimostra solo la cattiva fede o l’incoerenza di una persona, perché se così fosse basterebbero due righe o i fischi che già si è presa, questa volta summa cum laude. Purtroppo sono invece anche la spia del progetto oligarchico di una classe dirigente inadeguata (e chi meglio della Fornero potrebbe fornire una prova del nove così convincente) che cerca salvezza nella propria rete di protezione e di potere, fregandosene completamente degli altri ai quali toccano solo sacrifici, elasticità, precarietà, difficoltà e povertà. Sembra di ascoltare quella famosa gaffe di Berlusconi che si lamentava della pretesa che i figli degli operai fossero uguali a quelli del professionista. Ed è in questo clima che il ministro Profumo può ordinare uno spot sulla scuola pubblica, girandolo però alla Deutsche Schule Mailand, la scuola tedesca di Milano: tanto si tratta solo di parole a cui seguono fatti del tutto contrari e cioè il sovvenzionamento miliardario delle scuole private e i fondi sempre più grami per quella pubblica.
Peccato che la Fornero non riesca nemmeno a indorare la pillola: così presa dalla sua fortunosa ascesa accademica, rapida come l’accelerazione della Porsche del suo maestro, così presa dall’egoismo familistico da trattare gli altri come numeri a perdere, si lasci andare ai suoi alibi quasi con voluttà. Almeno suscita polemica, rabbia e non solo tristezza per una triste storia italiana. Non choosy, ma cheesy*.
*privo di gusto, dozzinale, scadente, non all’altezza
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