di Leonardo Masi
“Chopin, vita e opere, celebrazioni e stranezze”
Chopin ritratto da Maria Wodzińska nel 1835 (da Wikipedia)
La prospettiva dalla quale in Polonia si guarda alla vita, all’opera, ma soprattutto alla figura, intesa come simbolo, di Fryderyk Chopin, ha molto da insegnare a un italiano, in positivo e in negativo.
Nel 2010 si è festeggiato in tutto il mondo il bicentenario della nascita di questo incredibile pianista-compositore, venuto alla luce in un villaggio, Żelazowa Wola, non lontano da Varsavia il 22 febbraio 1810.
I festeggiamenti in Polonia sono stati grandi, e le istituzioni non hanno badato a spese. Elencare gli eventi chopiniani che si sono susseguiti nel 2010, da Varsavia a Cracovia, fino ai paesini più piccoli, sarebbe impossibile, ma vi assicuro che susciterebbe invidia o stupore a qualsiasi amante della cultura.
Certo Chopin non è un autore che ha bisogno di particolare pubblicità, ma la figura del compositore soffre l’invadenza di alcuni stereotipi: quello del giovane delicato, gracile e malaticcio, quello del simbolo del patriottismo polacco, ecc. Se fuori dalla Polonia giova sempre ripetere che Chopin non era francese, come neppure lo era Marie Curie, in Polonia giova ripetere che la sua musica, di per sé, non contiene quella retorica patriottica e romantica che gli è stata appiccicata addosso da generazioni intere. (Curiosità a margine e in parte a smentita di quanto ho appena scritto: il celebre Studio n. 12 op. 10, dedicato a Liszt, in Italia è noto col titolo apocrifo “La caduta di Varsavia”, ed effettivamente la tradizione dice che fu composto all’indomani della fallita rivolta del 1831 contro l’occupante russo. In Polonia, e non solo, è invece conosciuto come “Studio Rivoluzionario”: l’accento viene quindi spostato più sul momento dell’insurrezione, che su quello del fallimento).
Naturalmente un certo tipo di patriottismo in Chopin c’è, come dimostrano le sedici Polacche e i cicli di Mazurche. Ma fra le danze che hanno ispirato Chopin ci sono anche i valzer, che proprio polacchi non sono: quando si parla di queste composizioni, dobbiamo pensare che si tratta di “trasfigurazioni”, di sublimazioni di danze popolari che Fryderyk amava ballare, non solo negli anni giovanili. La grandezza di Chopin è stata soprattutto nell’esser riuscito a trasformare quella che era musica d’uso in musica d’arte, in una sintesi nella quale l’elemento popolare resta comunque in qualche modo presente. Ed è probabilmente per questo che le Mazurche sono forse le composizioni di Chopin più difficili da interpretare, poiché vi coesiste la freschezza e la spontaneità della danza da un lato, e l’invenzione artistica e poetica dall’altro; la regolarità ritmica è inoltre continuamente messa in discussione.
Il monumento a Chopin a Żelazowa Wola (da Wikipedia)
Questo ci fa pensare al carattere quasi improvvisativo della musica di Chopin, che certo nelle sue apparizioni pubbliche non disdegnava le creazioni estemporanee – e qui in effetti c’è un notevole punto di contatto con la poesia romantica polacca: Mickiewicz e Słowacki erano grandi improvvisatori in versi. Si dovrebbe dire che lo strumento col quale Chopin si esprimeva era il suono del pianoforte, prima ancora che le note sul pentagramma. Eppure, nonostante l’idioma chopiniano sia così legato al suono di uno strumento, le sue composizioni funzionano anche senza di esso. Tutto dipende dalla bravura degli interpreti. E di questo ci siamo potuti rendere conto durante i vari concerti del 2010. Tra gli eventi più curiosi, si segnala lo Chopin suonato da un’orchestra di tromboni e carillon. Chopin in versione jazz ovviamente è andato per la maggiore, con risultati alterni, ma in alcuni casi soprendenti. Certo, visto il dispiego di finanziamenti istituzionali, molti pseudo-artisti hanno raffazzonato alla bell’e meglio qualche progetto, ma questo fa parte del gioco.
Piuttosto, la cosa che più di tutte dovremmo ricordare del giubileo chopiniano in Polonia è questa: gli eventi culturali legati al compositore nel 2010 hanno portato sulle rive della Vistola più turisti che gli Europei di calcio del 2012.
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