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Il disco d’esordio dei Christian Death (1982, un goth rock oscuro e sinistro, forse uno dei dischi maledetti per eccellenza nel panorama underground) esprime nella maniera più diretta la cupa disperazione di Rozz Williams, fondatore della band e principale motivo per cui Only Theatre Of Pain è probabilmente considerato ancora oggi una delle pietre miliari del genere, per quanto “sanamente inascoltabile” rispetto ai canoni di quello che si considera abitualmente come topico per artisti del genere. Non comunissimo, in altri termini, che qualcuno possa mai passare un disco dei Christian Death all’interno anche della più oscura discoteca rock del globo: suoni sinistri, sulfurei, spesso in aperta dissonanza ed espressione di stati d’animo diversissimi tra loro, sempre permeati da quel lugubre pessimismo che è diventato, negli anni, marchio di fabbrica della band. Per quanto i confini sui generi stessi possano qui essere particolarmente labili, possiamo scrivere con un certo grado di certezza che il leader della band ha preso spunto dal movimento dark dell’epoca (Cramps, The Cure, Bauhaus e via dicendo), dedicandosi in particolare a realizzare sonorità quanto più disperate possibile, che esprimessero prioritariamente un macabro culto della morte degno, a suo modo, di un film di Buttgereit. Il disco si apre sulle note delle campane di una chiesa che immediatamente sfumano per dare spazio ad un paio di schitarrate oscure e malvage, quasi a simboleggiare l’allontanamento di Williams dai dettami bigotti della sua religione di appartenenza: ma la voce non ha nulla di realmente rabbioso, non sembra voler esprimere alcun desiderio di rivalsa ma solo, naturalmente, odio represso. Le influenze delle band di Robert Smith sono qui particolarmente evidenti, così come nella successiva Burnt offerings con il suo basso ossessivo che rimane impresso immediatamente nella memoria dell’ascoltatore. “Figurative Theatre“, uno dei brani migliori di questa autentica pietra miliare assieme alla marziale ritmica di “Mysterium Iniquitatis“, mostra un riff leggermente più frenetico ed accattivante, riempendo di tinte fosche un mondo inevitabilmente in decadenza, forse già decaduto da tempo. I Christian Death di questo disco liberano i propri istinti più nascosti ed inventano, di fatto, un vero e proprio unicum nel suo genere.