Foto ©Festspielhaus Baden-Baden
In attesa dell’ Osterfestspiele con i Berliner Philharmoniker, il cartellone del Festspielhaus Baden-Baden proponeva, tra gli appuntamenti più interessanti, due concerti della Sächsische Staatskapelle Dresden sotto la direzione di Christian Thielemann, che dal 2012 ne è Chefdirigent. Sono andato ad assistere alla seconda serata, nella quale era in programma la Quinta Sinfonia di Anton Bruckner. Un concerto davvero stupendo, emozionante, sicuramente uno dei migliori tra tutti quelli che ho ascoltato negli ultimi anni. Quando si va a sentire la Sächsische Staatskapelle Dresden, che è senza discussioni la migliore orchestra tedesca insieme ai Berliner Philharmoniker e una delle migliori formazioni sinfoniche del mondo, le aspettative sono sempre elevate; questa volta, devo dire che Thielemann e il complesso si sono espressi ai massimi livelli, per una esecuzione destinata a rimanere un punto di riferimento nella memoria di tutti coloro che erano presenti. Un Bruckner intenso, grandioso, monumentale e avvincente per la tensione narrativa straordinaria che il direttore berlinese ha impresso alla sua lettura.
Per il mondo culturale tedesco, la Sächsische Staatskapelle Dresden costituisce uno dei punti di riferimento più importanti. Fondata il 22 settembre 1548 dal Kantor Johann Walter, per iniziativa del Principe Elettore Moritz von Sachsen, è uno dei complessi strumentali più antichi tra quelli tuttora esistenti. Nel ruolo di Hofkapellmeister si sono avvicendate personalità come Heinrich Schütz, Antonio Lotti, Jan Dismas Zelenka, Johann Adolph Hasse e, nel XIX secolo, Ferdinando Paer, Francesco Morlacchi, Carl Maria von Weber e Richard Wagner, che chiamava l’ orchestra “meine Wunderharfe”. La Staatskapelle Dresden ha eseguito le prime esecuzioni assolute di centinaia di lavori; in particolare, vanno ricordate le prime rappresentazioni di Der Freischütz e Tannhäuser e il rapporto strettissimo che l’ orchestra ebbe con Richard Strauss, che a Dresden presentò per la prima volta nove delle sue opere, tra cui Salome, Elektra e Der Rosenkavalier, e dedicò all’ orchestra la Alpensinfonie. Dal 2012, Christian Thielemann è subentrato a Fabio Luisi nel ruolo di Chefdirigent, che rappresenta una delle istituzioni più importanti nella vita musicale tedesca. Per dare un’ idea della qualità complessiva degli strumentisti, basterà dire che nel concerto al Festpielhaus il leggio del Konzertmeister era occupato dalla ventottenne Yuki Manuela Janke, violinista vincitrice di concorsi celebri come il Louis Spohr Wettbewerb, il Concours Long-Thibaud e il Premio Paganini.
Foto ©Festspielhaus Baden-Baden
Sul podio, Christian Thielemann sfrutta le magnifiche qualità del complesso per una lettura bruckneriana chiaramente ispirata alla grande scuola interpretativa tradizionale, riletta attraverso l’ ottica di un musicista dotato di una personalità interpretativa formidabile e di un’ assoluta affinità stilistica con questa musica. Sono da sempre un grande ammiratore del direttore berlinese, che considero una delle personalità più complete e originali tra le bacchette del nostro tempo. La sua mimica, fatta di sguardi magnetici e gesti misurati, secchi e scattanti, si traduce in una realizzazione sonora di stupenda bellezza, con quel timbro assolutamente unico che la Staatskapelle Dresden possiede e che Herbert von Karajan definiva come “oro antico”. A partire dai morbidi, quasi impalpabili pizzicati degli archi bassi che introducono il brano, il primo tempo della Quinta Sinfonia è realizzato da Thielemann come una monumentale architettura. Le sciabolate degli archi e il suono lucente e dorato degli ottoni nei corali, la grandiosità di un fraseggio solenne ed epico e la paletta timbrica varia e ricercata erano le caratteristiche principali di un’ interpretazione che rivela l’ assoluta affinità stilistica posseduta da Thhielemann per questo tipo di repertorio. Se l’ interpretazione di Claudio Abbado, che avevo ascoltato sempre qui a Baden-Baden due anni e mezzo fa, aveva le sue fonti di ispirazione in direttori come Hermann Abendroth e Bruno Walter, quella di Thielemann si richiama al modo di fraseggiare di Furtwängler e alla bellezza sonora e ricerca coloristica di Karajan, del quale il maestro berlinese è stato assistente all’ inizio della carriera. Ne scaturisce un Bruckner intenso e grandioso, solenne e imponente come una antica cattedrale. Un’ altra caratteristica dell’ interpretazione di Thielemann è l’ estrema flessibilità ritmica. Come nel caso di Furtwängler, il direttore della Staatskapelle fa scaturire il tempo dal suono e dalla tensione interna della frase, non dalla semplice scansione ritmica. La coerenza assoluta e il vigore con cui Thielemann delinea il fraseggio danno vita a un arco unitario assolutamente mirabile per compattezza e lucidità complessiva. Tra i grandi momenti di questa lettura della Quinta bruckneriana, vanno citati la cantabilità ampia delle grandi melodie nel secondo movimento, la mobilità ritmica fremente dello Scherzo e la grandiosa realizzazione del Finale, con le architetture contrappuntistiche evidenziate in maniera assolutamente perfetta. Tutto questo è stato tradotto meravigliosamente in pratica dal suono ricco, pastoso e pieno sfoggiato dall’ orchestra, con archi dalla cavata compatta e omogenea, legni di timbro morbido e variegato e ottoni dalla sonorità dorata, impagabile per squillo, proiezione e intonazione. Un’ interpretazione che non esito a definire di livello assoluto, e che conferma la collocazione di Christian Thielemann tra gli interpreti storici del mondo sinfonico di Bruckner. Una serata di grande musica, conclusasi con un mezzo minuto di silenzio spasmodico in sala dopo gli accordi conclusivi della sinfonia, a cui sono seguiti applausi trionfali per il direttore e l’ orchestra.