La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte
Con le toppe alla sottana: Viva, viva la Befana!
Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania” che significa “apparizione, manifestazione” e si riferisce alla notte in cui i Re Magi fecero visita a Gesù per offrirgli oro, incenso e mirra.
La festa, però, unisce sacro e profano: le sue origini risalgono a un periodo pre-cristiano e sono legate alle tradizioni agrarie pagane relative all’inizio dell’anno, in cui l’anno trascorso veniva rappresentato come una vecchia, ormai pronto per essere bruciato e “rinascere” come anno nuovo.
Nelle calze, un tempo, tra dolci e fichi secchi, trovavano posto oltre al carbone anche cipolle, castagne, patate, mele, noci, noccioli e altri prodotti della terra, quasi ad anticipare le buone novità della primavera. I doni venivano infilati nella calza di lana, un indumento fondamentale nelle campagne per affrontare il cammino e il lavoro dell’anno nuovo.
In molti paesi europei esisteva l’usanza di bruciare fantocci, nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale (che corrisponde come data al Natale cristiano). L’uso dei doni aveva un valore propiziatorio per l’anno nuovo. C’è anche una teoria secondo la quale la festività si può far risalire all’antica festa romana, che si svolgeva all’inizio dell’anno, in onore di Giano e di Strenia, durante la quale avveniva uno scambio di regali. Secondo i romani, nel corso di queste dodici notti, alcune figure femminili volavano sui campi per propiziare i raccolti futuri.
Nel nostro immaginario collettivo, la Befana è una vecchia brutta e gobba, con il naso adunco e il mento aguzzo, vestita di stracci e coperta di fuliggine. La tradizione popolare Italiana vuole che ella scenda nelle case attraverso le cappe dei camini, che simbolicamente raffigurano un punto di comunicazione tra la terra e il cielo e distribuisca due tipi di doni: doni e dolcetti che sono il presagio di buone novità della stagione che verrà e il carbone, che rappresenta il residuo del passato.
Oltre che in Italia, il culto della Befana è presente in varie parti del mondo: dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all’Africa del Nord. In molte di queste tradizioni si può riconoscere il mito della Dea genitrice primordiale, signora della vita e della morte, e della rigenerazione della Natura.
Sulla Befana si sono scritte e tramandate molte filastrocche e poesie; ne abbiamo scelte due che vi proponiamo.
La Befana di Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.
Viene Viene la Befana di Gianni Rodari
Viene viene la Befana
Da una terra assai lontana,
così lontana che non c’è…
la Befana, sai chi è?
La Befana viene viene,
se stai zitto la senti bene:
se stai zitto ti addormenti,
la Befana più non senti.
La Befana, poveretta,
si confonde per la fretta:
invece del treno che avevo ordinato
un po’ di carbone mi ha lasciato.
E anche queste Feste si sono concluse. Domani si torna alla “normalità”, pronti ad affrontare un nuovo anno pieno di sogni, libri e vita.
Auguriamo di nuovo a tutti un favoloso 2015 e vi ricordiamo il ghiotto Giveaways che la Befana di SL ha in serbo per i suoi lettori (buoni o cattivi, non c’è carbone nella calza di SL!).
Lo Staff