Lo studio di Carpi è al sesto piano di un palazzo al cui piano terra c’è un bar che da qualche anno è gestito da cinesi. Una famiglia carina, molto cordiale. Da sempre nella pausa caffè mi fermo ad osservare il balletto delle persone impegnate alle due macchinette. Giocano persone di tutti i tipi, gente giovane, uomini, donne, per fortuna non ho mai visto ragazzi. L’impressione è che questa gente oltre ad avere lo sguardo triste, a sghignazzare e ad inveire come se le macchinette fossero animate, sembrano a volte anche molto brille o impasticcate da antidepressivi o eccitati da droghe.
Un mio paziente con il quale abbiamo fatto un percorso di recupero da dipendenza da gioco alle macchinette e che ancora ha delle ricadute, mi ha parlato dei diversi tipi di macchinette che si trovano in giro. Mi ha colpito nell’ultimo racconto quella di una nuova e speciale macchina distribuisci soldi con jackpot di 500.000 euro che ha come costo per giocata 10 euro. Mi ha raccontato che c’è gente che arriva a spendere 4.000/5.000 euro a serata grazie alla possibilità di giocare con carta di credito. Pensate si inserisce direttamente la carta di credito. A questa macchinetta si forma sempre una lunga fila e al momento non ha mai vinto nessuno.
La cosa pazzesca è che la dipendenza da gioco è diffusissima. Una percentuale alta di giocatori è data da disperati che si giocano gli ultimi soldi e la propria disperazione. Sembra che per alcuni non avere soldi per pagare i debiti sia un incentivo a continuare e aumentare il giocare. Se poi una volta vinci è l’inizio della fine. Spesso vinicitori dipendenti dal gioco di grosse cifre, riperdono tutto tornando nel baratro. Sembra quasi che ci sia un meccanismo inconscio di ricerca del brivido da disperazione.
Il paradosso è che spesso per molti giochi sia lo Stato il gestore delle giocate. Lotterie, gratta e vinci, lotto, superenalotto, totocalcio… arrichiscono le casse dello Stato, che spende anche soldi per pubblicizzare il gioco, con l’idea che una banale frase paradossale “giocate con prudenza” che per gli studiosi di teoria della comunicazione è nota come essere frase che fa da incentivo al gioco, possa essere inserita a fine pubblicità come deterrente. Per farvi capire è un po’ come dire ad un bambino ” non sbattere le posate contro il bicchiere se no ci cacciano dal ristorante” ed il bambino che protesta attenzione o la non voglia di stare in quel posto da adulti, incrementa il capriccio aumentando il disturbo fino a rompere il bicchiere.
Per concludere, è strano che per le droghe leggere non ci sia lo Stato che vende e per il gioco d’azzardo sì. Se dipendenza è pericolo per la salute fisica come la droga, non si capisce perchè non valga lo stesso principio per la salute psichica. Molti disperati dopo aver perso la fanno finita o portano le famiglie sul lastrico divenendo problema sociale.
Come sempre i miei articoli non hanno la pretesa di dare soluzioni, ma servono a far riflettere sui contenuti. Il fatto che i centri commerciali siano pieni di anziani che “grattano”, che i bar siano pieni di giovani che sperano davanti a macchinette mangiasoldi, che il gioco online vede indebitarsi anche persone insospettabili dovrebbe farci riflettere su cosa siamo, quanta importanza diamo ai soldi, come sia assurdo sprecarne per averne, come sia paradossale giocare a settantanni con l’idea di rifarsi rispetto ad una vita vuota o figli di una angoscia di morte, che mi fa chiedere: ” ma se vincessero cosa se ne farebbero dei soldi”?
Attenzione a leggere l’articolo senza demonizzare quelle situazioni in cui può capitare a tutti una due volte al mese di acquistare un gratta e vinci o un bilgietto della lotteria senza per questo esserne dipendenti.
Un’altra precisazione importante: non pensate che questo articolo sia fatto per riempire lo studio di persone con dipendenza da gioco, anche perchè in realtà non ce ne sono, sono tutti capacissimi di smettere. Vi do una brutta notizia belli miei, siete casi gravi e per niente facili e come per altri tipi di dipendenza spesso serve un lavoro strutturato con percorsi lunghi e diversificati nelle professionalità (psicologo. psichiatra, educatore). Potete trovare risposte al vostro disagio rivolgendovi ai SERT (Servizi per le tossicodipendenza) o SERD (Servizi per le dipendenze) del vostro territorio di residenza.
Buona fortuna,ma per la vostra vita (e non per la vostra prossima giocata).