Mentre i sondaggi dimostrano quella che ormai sembra un'inesorabile discesa della fiducia che gli Italiani rimettono nel premier e contemporaneamente evidenziano come al calo dei consensi a destra non corrisponda un aumento a sinistra, ecco arrivare l'annuncio ufficioso ma attendibile della discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo, annuncio che potenzialmente sparpaglia le carte ancor più di quanto già non lo fossero.
La sinistra non riesce a raccogliere il consenso che sfugge alla maggioranza di governo in quanto afflitta dal suo male atavico: la divisione. Le differenze non tanto ideologiche ma di principio che sussistono tra le varie componenti dell'opposizione di sinistra sembrerebbero difficilmente sanabili e quello che occorre è senz'altro un elemento di condivisione che certo non sembra essere Montezemolo. Gli Italiani ben ricordano la brutta fine del primo governo Prodi e il fatto che si continui a litigare anche dai banchi dell'opposizione non gioca certo a favore della credibilità del potenziale schieramento come forza capace di governare sul lungo periodo.
Nel contempo la maggioranza perde colpi e consensi. D'altro canto comincia ad essere davvero evidente il fallimento pressochè totale dell'azione di governo e le enormi responsabilità che gravano sul PDL circa la situazione sociale ed economica in cui versa il Paese. E' logico e confortante relativamente alla capacità di discernimento degli elettori che i sondaggi diano numeri tutt'altro che incoraggianti per il clan di Berlusconi. Ma questi voti che direzione prenderebbero?
Per un po' si è pensato che il cosiddetto terzo polo e l'asse Fini-Casini fosse in grado di raccogliere il consenso che il PDL sta perdendo, ma sia i sondaggi sia gli enormi problemi che il nuovo schieramento sta incontrando non fanno presagire grandi successi elettorali, almeno nell'immediato. Anche se Casini mantiene un certo favore da parte degli elettori rimane sempre l'handicap del centrismo, ossia la difficoltà di spiegare determinate scelte contraddittorie specie nelle alleanze elettorali. Nel contempo Fini non riesce a far decollare il suo movimento flagellato dai voltafaccia dei molti personaggi acquistabili a basso costo di cui si è circondato.
L'eventuale arrivo di Montezemolo in politica, pur non essendo ancora chiaro dove vada a collocarsi, avrà il solo effetto di creare maggiore confusione. Nonostante il calo di consenso Berlusconi può contare su una cospicua base elettorale estremamente fedele. Un nuovo leader, ancorché forte come può essere il presidente della Fiat, quasi certamente non andrà ad attingere voti nel bacino del governo ma intaccherà ulteriormente le potenzialità delle attuali opposizioni, sgretolando e sparpagliando voti, in modo tale che Berlusconi, forte del suo zoccolo duro e con un sistema elettorale sciagurato che ormai ben conosciamo, potrà vincere di nuovo le elezioni pur non rappresentando che un'esigua minoranza degli Italiani. L'unica soluzione potrebbe essere uno schieramento a largo raggio che parta da Fini e arrivi a Vendola comprendendo anche lo stesso Montezemolo. Va da sé che resta difficile immaginare uno scenario in cui Vendola e Montezemolo - per tacere di Fini - siedano dallo stesso lato del tavolo. Auguriamoci che Luca Cordero trovi più proficuo occuparsi di far vincere la Ferrari piuttosto che di far perdere Berlusconi.
Luca Craia