Le complesse soluzioni architettoniche adottate nella costruzione del nuraghe suggerisce la preesistenza di un vero e proprio progetto, da intendersi naturalmente non in termini moderni con la stesura sulla carta dei vari disegni in scala. In ogni caso non è possibile escludere che, nel corso della costruzione, ci fosse la presenza fissa di una “direzione lavori”, magari accompagnata dal “committente”, pronta ad intervenire momento per momento nello sviluppo dell’edificio per fornire le giuste direttive alle maestranze specializzate.Fermo restando questo aspetto costruttivo, ricordo l’esistenza di una particolare variante progettuale, osservabile in particolare nella planimetria di base, che caratterizza non poche torri principali di nuraghi semplici e complessi: quella del disassamento tra l’ambiente interno e il paramento murario esterno.Ricordando che i nuraghi non sono costruiti su fondazione, il nostro progettista che intendeva costruire una torre, spianato opportunamente il terreno, posizionava il “compasso” in un ipotetico centro e tracciava un primo cerchio che dimensionava l’ambiente interno, quindi tracciava il paramento esterno semplicemente aumentando il raggio dello strumento (fig. 1a); su queste figure faceva costruire l’edificio. In altri edifici, meno numerosi dei primi, una volta tracciato il primo cerchio, l’ideatore del progetto non solo aumentava il raggio, ma rimuoveva lo strumento dal centro iniziale spostandolo sull’asse ideale che conduce al corridoio di ingresso, tracciando così un secondo cerchio delle medesime dimensioni ma “disassato” rispetto al primo; su questo secondo cerchio costruiva la base del paramento esterno (fig. 1b)
Planimetria di base di un nuraghe
in asse (1) e non in asse (1b)
Applicando questa brillante variante il costruttore lasciava intatte le dimensioni interne ed esterne dell’edificio, ma aumentava la lunghezza del corridoio di ingresso. Si tratta di un risultato finale che, evidentemente, non era frutto del caso, ma dettato da particolari esigenze. Quali potevano essere queste esigenze, per quali motivi i nuragici modificavano così radicalmente il progetto di base rischiando di indebolire e di squilibrare l’assetto finale dell’intera struttura?Intanto va detto che il corridoio di ingresso alla camere principale dei nuraghi, disassate o no, costituisce l’unico elemento architettonico che non rispetta, in pianta, quello che appare come il tipico canone costruttivo dei nuragici: la costruzione in cerchio o quanto meno, l’utilizzo della curva. Insomma, solo motivazioni di vitale importanza potevano convincere i nuragici a disassare l’intero edificio per allungare il corridoio e realizzarlo rinunciando alla quasi ossessiva forma della curva.Considerando che tutti gli edifici adibiti al culto dei popoli gravitanti intorno al bacino del Mediterraneo erano costruiti utilizzando la forma del quadrilatero come base, ricordo come esempio il famoso tempio degli Israeliti, ipotizzo che anche il corridoio dei nuraghi fosse adibito, oltre che al disimpegno logistico, a particolari forme di culto. D’altra parte risulta difficile trovare motivazioni diverse da quelle religiose: la stessa torre nuragica, elevata in altezza a scapito del poco spazio ricavato internamente e costruito tramite l’ausilio di ingenti risorse economiche ed umane, trova facili riferimenti nei luoghi sacri delle antiche culture. Con questo non intendo dire che il nuraghe fosse un edificio sorto unicamente a scopi religiosi: ritengo più probabile la funzione di tipo palaziale, nel senso che costituiva la residenza del sacerdote-capo con tutte le prerogative conseguenti.Ma, per restare al corridoio di ingresso dei nuraghi adibito a luogo di culto, ricordo che la stessa forma planimetrica rettangolare si ripete nei cosiddetti “Megaron” della Sardegna, altri edifici che risultano dedicati ai riti religiosi per via del gran numero di oggetti e bronzetti votivi che hanno restituito.
Bronzetto raffigurante il nuraghe
complesso e la capanna sacra