Allora, ci sono un manager di una multinazionale ed un Ministro della Repubblica italiani e due imprenditori inglesi, ma tranquilli, non sto per raccontarvi un barzelletta, anche se, visti i protagonisti e l'argomento, sarebbe stato molto meglio.
Il manager é Sergio Marchionne, che, durante il meeting di Cernobbio, che raccoglie il gotha dell'economia e della politica della penisola, ha affermato senza paura di essere smentito, che l'Articolo 18 è un peso gravissimo per le aziende italiane ed ostacola la ripresa.
A fargli eco, ci pensa, poi, Federica Guidi, Ministro delle Sviluppo Economico, quella, insomma, che dovrebbe inventarsi modi nuovi per rilanciare la nostra scalcinata economia e che si scopre essere in sintonia al 100% con l'ad di Fiat: per dare nuove regole al mondo del lavoro, insomma, bisogna spazzarne via le tutele e i diritti.
Ora, che ad affermare che i lavoratori pesino troppo sulle aziende sia uno come Marchionne, ci sta: nella sua personale – ma condivisa, purtroppo, da molti politici ed imprenditori – visione, il lavoratore non è niente più che uno strumento, da sfruttare tanto e pagare poco e di cui liberarsi a piacimento, specie quando l'azienda – come da lui stesso, più volte, minacciato – si prepara a migrare verso altri lidi, fiscalmente più invitanti.
Moralmente inaccettabile, ma tuttavia assolutamente normale: l'ad Fiat è un manager d'azienda ed il suo lavoro è perseguire il profitto, a qualunque costo, anche schiavizzando il lavoratore. Se pensate che il capitalismo sia cosa diversa, allora siete dei poveri ingenui. In fondo, non capita spesso di sentire parlare di stadi o magliette, pagati con la vita? Non è forse notizia di tutti i giorni, quella delle multinazionali che delocalizzano, licenziando in massa i propri dipendenti?
Troppo drastico e pessimista? E perchè? Non sono forse cose che succedono nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, dove le tutele per i lavoratori sono inesistenti, dove non c'è nessun Articolo 18, dove la flessibilità/precarietà è totale? Esattamente come si sta evolvendo il mondo del lavoro italiano, nell'indifferenza totale.
La deregolamentazione dei mercati finanziari dovrebbe averci insegnato qualcosa: senza più controlli, infatti, il mondo della finanza si è autodistrutto, facendoci cadere in una crisi economica globale, da cui, ancora, non riusciamo ad uscirne. La deregolamentazione del mercato del lavoro non sta producendo effetti migliori: compressione dei salari, calo dei consumi, insicurezza sociale ed economica.
Prima il pacchetto Treu, poi la legge Biagi, poi la riforma Fornero ed ora il Jobs Act renziano: sono il principio della rana bollita, applicato al mondo del lavoro. E' per questo che, dal nostro blog, insistiamo tanto contro il precariato, e contro le "riforme rivoluzionarie". E' per questo che troviamo orripilante, che un'affermazione del genere esca anche dalla bocca di un Ministro, per sua stessa natura – almeno in democrazia -, tenuto a perseguire il benessere comune.
Un Ministro che, tra l'altro, ha, tra i suoi compiti, quello di trovare una soluzione alla crisi in cui siamo impantanati da anni, ma che, a quanto pare, trova più comodo dare la colpa ad un falso problema, piuttosto che affrontare le vere magagne del nostro Paese.
Ad esempio, può spiegare il Ministro Guidi, quanta parte ha avuto lo Statuto dei Lavoratori nella disavventura di due imprenditori inglesi? Due magnati che avevano intenzione di investire nel nostro Paese, costruendo un resort di lusso nel Sud Italia, ma che alla fine hanno gettato la spugna, stanchi di vedersi mettere continuamente i bastoni tra le ruote.
Da chi? Non dagli ambientalisti, non dalla popolazione locale, non dai sindacati, non dal famigerato Articolo 18, ma dallo Stato stesso, ovvero dalla burocrazia. I due sudditi di Sua Maestà Britannica, infatti, ne avevano fin sopra i capelli, dopo sei (SEI) anni passati a combattere contro carte bollate, ritardi, revisioni ed accertamenti, contro uffici comunali, provinciali, regionali e nazionali.
E sono decenni, ormai, che la politica italiana promette di semplificare la macchina burocratica: a parole, lo vogliono fare tutti; ma nei fatti, nessuno ci ha mai provato seriamente. Eppure, stiamo parlando di un problema non da poco, che costringe gli imprenditori italiani a fuggire e quelli stranieri a tenersi lontani e che pesa (questo sì) per miliardi di euro sulle aziende.
Ecco, se tutta la verve anti-Articolo 18 della Ministra fosse impiegata contro una piaga, che è veramente un serio ostacolo alla ripresa economica, avremmo fatto un serio passo in avanti nella modernizzazione del Paese.
Danilo