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Ci sono portoghesi a Roma?

Creato il 14 novembre 2011 da Albertocapece
Ci sono portoghesi a Roma?

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E’ stato votato e servito a Lisbona il piano di rientro del Portogallo, altro Paese con il quale ci accompagniamo in questa vicenda del debito pubblico che in gran parte comincia ad apparire sempre più artificiale e voluto. Da tenere conto che lo spread portoghese è superiore al nostro, ma che il rapporto debito- pil è attualmente inferiore a quello italiano, una incoerenza dovuta soprattutto l’occhio vigile, ma non disinteressato delle agenzie di rating.

Ecco il menù

Primo. Dopo il taglio del 10% delle retribuzioni attuato dal governo socialista, ora sostituito dalla destra, è in arrivo l’abolizione della tredicesima e quattordicesima dei dipendenti pubblici. Il taglio sembra minore di quanto non sia in realtà: si tratta del 30% della retribuzione annuale, molto concentrata sullo stipendio natalizio e su quello estivo.

Secondo. Aumento di mezz’ora dell’orario lavorativo, aumento dell’Iva, taglio dei trasporto pubblici, abolizione di 4 giorni festivi, cancellazione del passe sociale per anziani e studenti.

Dessert. Aumento delle tariffe di gas ed energia elettrica e aumento degli affitti che al contrario delle retribuzioni hanno diritto ad essere ancorati al costo della vita, con un ‘inflazione che è attorno al 4 virgola qualcosa per cento.

Il pranzo è molto piaciuto a Sarkozy, alla Merkel e a Cristine Lagarde che si dicono molto soddisfatti anche se non satolli. Rinunciano però all’amaro che, almeno quello, spetta tutto ai portoghesi. E immagino che sia amarissimo, ma che non faccia benissimo.

Il debito è un’ottima scusa anche altrove per non colpire la rendita e i privilegi. La stessa cosa, in situazione meno drammatica, accade in Francia dove Sarkozy e il suo primo ministro Fillon hanno varato un piano per il risparmio dove all’aumento dell’Iva e a quello di alcune tassazioni, corrisponde un nulla di fatto per quanto riguarda patrimoni e rendite. Certo Sarkozy è il primo a fare sacrifici: si è diminuito dell’ 1 per cento lo stipendio. Peccato che al suo ingresso all’Eliseo se lo fosse aumentato del 172%.

Uno dei più noti giornalisti francesi, Denis Sieffert, fa un ritratto impietoso di tutto questo con una graffiante istantanea del G20 di Cannes:  L’avidité frénétique de Nicolas Sarkozy à paraître, l’agitation besogneuse d’Angela Merkel, les proéminences de menton kadhafiennes du fantoche Berlusconi, la décontraction un rien cynique de Barack Obama, les revirements pathétiques de Papandréou délivraient comme un message d’impuissance collective. Le pouvoir était en coulisse. Pour sauver les apparences, nos dirigeants doivent montrer leur soumission aux marchés. Ceux qui s’y refusent ou s’en montrent incapables, Papandréou ou Berlusconi, vont rapidement au démaquillage.

(L’avidità frenetica di Nicolas Sarkozy in pubblico, l’agitazione meschina di Angela  Merkel, il mento prominente alla Gheddafi del pulcinella Berlusconi, la deconcentrazione un po’ cinica di Obama, le patetiche inversioni di rotta di Papandreu danno l’impressione di un’impotenza collettiva. Il potere sta dietro le quinte. Per salvare le apparenze i nostri dirigenti debbono mostrare la loro sottomissione ai mercati. E chi si rifiuta o si mostra incapace di farlo, Papandreu o Berlusconi, vanno rapidamente allo smontaggio).

Scritto alcuni giorni fa. Per questo mi chiedo quanti portoghesi ci siano a Roma.


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