Ci sono un greco, un francese e un italiano sull’Apollo 13.

Creato il 08 maggio 2012 da Investiresemplice

“Houston, we have a problem”

Questo è l’incipit del film Apollo 13.  Film che racconta la vicenda realmente accaduta dell’avaria alla spedizione spaziale Saturno V, nel 1970. Pellicola del ’95 diretta dal “solito” buon Ron Howard, con gli ottimi Tom Hanks e K. Bacon che riesce ad emozionare portandoci nella sala di comando della missione, spasmodicamente impegnata a trovare il modo per riportare a casa sani e salvi gli astronauti “sospesi” tra la vita e la morte nello spazio più profondo.

Ho pensato che il phatos di questo blockbuster, ben servisse a descrivere la situazione in cui ci troviamo oggi.

All’indomani dell’esito delle elezioni in Francia, Grecia e Italia (amministrative in diversi comuni) torno a scrivere a più di un mese di distanza dall’ultimo articolo. Ricorderai infatti ,che più di un mese fa, con i mercati che sembravano ignorare i problemi europei di congiuntura, politica e finanza, continuando a salire quasi “verticalmente” dai minimi 2011, mi ero dichiarato scettico circa la possibilità che il peggio fosse alle spalle.

Mi permetterai di sottolineare che, questo tipo di valutazione l’avevo già espressa nel settembre scorso in un altro articolo e, incontrando qualche cliente, trovavo uno certo scetticismo a credere che i mercati non avessero ancora imboccato la via di uscita dalla crisi più complicata dal 1929 ad oggi.

Tutto ciò detto, mi sforzerò di evitare di cadere nella trappola di parlare con i toni da “fine del mondo” e del ” io l’avevo detto”. Anche perché, come già ripetuto più volte, prospettarci uno scenario “apocalittico” non serve a nulla, in quanto se quella fosse l’ipotesi saremmo travolti senza possibilità di risposta, qualsiasi atteggiamento o azione decidessimo di intraprendere.

Anzi, il mio piccolo contributo va nella direzione opposta, l’intento è infatti quello di razionalizzare il più possibile il quadro della situazione in cui ci troviamo. E’ sempre una questione di rischio/opportunità

Ho deliberatamente atteso l’esito delle prime e credo, più importanti elezioni europee proprio perché ritenevo questo momento, particolarmente delicato e strategico per poter fare un’analisi di come si sta evolvendo la situazione macroeconomica e politica.

In tutta europa soffia un vento anti-tedesco più che anti europeo, che finalmente trova visibilità nei risultati delle consultazioni elettorali. In Francia, in Grecia e  in parte, anche in Italia, i cittadini hanno dato voce alla loro insoddisfazione ad una politica teutonica tanto miope e tanto marcatamente zoppa, da avvalorare fortemente i dubbi di una “regia tedesca”, finalizzata a rafforzare l’unica economia che in questo momento si giova di questa situazione. I tecnocrati scelti e imposti da Berlino, hanno declinato nelle varie nazioni una linea di politica economica incentrata soltanto a rattoppare le falle di decenni di mala politica, di sprechi, di lottizzazioni senza curarsi, nemmeno per un secondo di due azioni, che anche le nostre nonne,  ci hanno insegnato. I debiti sovrani non solo non sono diminuiti ma, in alcuni casi sono addirittura aumentati, a causa dell’enorme massa di denaro gettata a sostenere nel breve, queste economie rantolanti…

Si diceva: quali soluzioni?

Semplice. Troppo semplice. Quando un qualsiasi organismo economico è in difficoltà si fanno due cose: tagliare i costi e aumentare i ricavi (doppio lavoro, doppi turni, ci si inventa un’attività collaterale, ecc.).

Io ci esco pazzo: come si fa a pensare che docenti di fama planetaria non abbiano attuato nessuna, dico nessuna, strategia finalizzata alla crescita. Non vogliono o la situazione è realmente compromessa? Ne parlano solamente. E basta. Bisogna attuare politiche virtuose…occorre approntare anche strategie a sostegno dell’economia…bisogna sostenere le imprese… ecc. ecc.

Sono mesi che lo sentiamo dire.  Di concreto? nulla. Zero. Il vuoto assoluto. Mi chiedo perché? perché occorre sempre arrivare al baratro per pensarci?

Intanto la Germania, sostiene il suo consistente debito pubblico, a tassi vicini allo “ZERO”. Noi, diversi punti più sù. Diverse aziende in giro per l’europa intanto vengono acquistate dalle multinazionali tedesche…

Ripeto, non voglio accodarmi a chi sguazza nel clima di questo periodo fatto di suicidi, di rivolte e di altre sciagure che non avrei mai pensato di vedere nella mia vita, ma il momento è realmente delicato.

Per fortuna, ci siamo noi. A rischio di essere di accusato di populismo, dico che abbiamo ancora un grande potere: quello di farci sentire. Quello delle nostre idee. Una consapevolezza nuova sta venendo avanti. Fatta di cooperazione, la rete, Facebook, la volontà di cambiare le cose. In meglio. Per noi.

Ecco le elezioni. Penso che realmente qualcosa stia cambiando. Dall’Europa oltre ai problemi, basti pensare anche il rischio di peggioramento del rating di paesi come l’Olanda (!!!), si è alzata in questi giorni una richiesta chiara, evidente: Houston, abbiamo un problema.

Così non basta. Rigore fiscale ok, ma anche taglio agli sprechi, taglio ai privilegi, rilancio delle politiche economiche, del lavoro. Hai visto l’esito del referendum in Sardegna? Il referendum contro i privilegi? i media forse non ne hanno parlato a sufficienza…

Germania riesci a sentirci? Senz’altro la “caduta” del non più “ridente” Sarkosy, imporrà alla Signora Merkel di “cedere” un pò della sua intransigenza, sull’altare della crescita. L’asse Franco-tedesco dovrà trovare nuovi paradigmi. L’Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e chissà quali altri paesi in futuro, dovranno abbassare la maschera definitivamente e studiare politiche corali (Eurobond?patto per la crescita e convergenza politica) per affrontare i mercati sempre più spietati e competitivi, e per sostenere l‘economia reale. L’America sta a guardare, con diversi problemi di occupazione e di crescita anch’essa, presente ma inferiore alle previsioni. Tutti confidano sull’Asia, ma la capacità di sostegno di queste economie deve essere di “scorta” e non rappresentare “La soluzione” principale.

I prossimi 6-9 mesi saranno fondamentali, per far rientrare sana e salva, la sonda “Economia reale”.  Cerchiamo di impegnarci tutti e di “spremere le meningi” per dare a Berlino, ehm Houston volevo dire,  il nostro piccolo, personale, contributo. Prendiamo posizione, con ogni mezzo lecito possibile, senza cedere all’indifferenza, alla sfiducia e al lassismo. La partita ci riguarda. Eccome.

Intanto ti confermo l’asset per il tuo patrimonio, suggerito nell‘ultimo post. Barra a dritta, e avanti così.

Tu che ne pensi? la tua opinione mi interessa molto. ciao


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