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Siamo in pieno clima Festival di Venezia, e mi chiedo quanti dei film attualmente in gara finiranno nelle sale italiane in tempo utile da poter giovarsi della “scia” del festival. Già perché per una delle tante ragioni misteriose ed insondabili del cinema italiano è che dei film sbarcati al "lido" molto spesso viene rimandata la distribuzione nei cinema di mesi e mesi, perché gli stessi non sono facilmente commerciabili. Ma se un film d’autore non lo puoi commerciare nel momento in cui tutti ne parlano perché è in concorso ad uno dei festival più titolati del mondo, allora quando lo è?
Comunque il Festival di Venezia rinnovato dal cambio di amministratore, visto che quello vecchio ha pensato bene di emigrare ha Roma, rimane il miglior festival italiano. Dalla sua ha la storia, siamo a 69 edizioni, ed anche una regola aurea che da’ un nonsoché in più ai film. Ovvero i film in concorso possono essere solamente prime visioni assolute. Se sono già usciti in altri festival ad esempio, non vengono ammessi. Vi parlerò di due film in concorso: Le linee di Wellinghton e The Master.
Il primo, è un malloppone di oltre due ore e mezza su un evento storico che probabilmente è molto importante per i portoghesi, ma per chi non ha studiato la loro storia, quel minimo di appeal che poteva avere, viene a scemare. L’evento in questione è l’avanzata delle truppe napoleoniche verso Lisbona. Il generale Wellinghton in segreto aveva fatto costruire tutta una serie di fortificazioni per impedire proprio la presa della capitale.
Gli inglesi che erano alleati dei portoghesi, decisero quindi di ritirarsi pian piano per far arrivare le truppe francesi fino alle fortificazioni, lontano da casa e coi viveri che arrivavano sempre più sporadicamente. L’esercito napoleonico, stremato, e resosi conto di non poter proseguire, decise semplicemente di tornarsene indietro, lasciando i portoghesi liberi e festeggianti. Attori bravi, bella fotografia, ottimi costumi. Peccato per la sceneggiatura più piatta di un vecchio disco di vinile. Per la prima ora e mezza le storie si intrecciano senza sbocchi ne sussulti.Ricordatevene nel caso vi capitasse di vederlo in TV o in videoteca. (escludo che verrà distribuito nei cinema nostrani).
Il secondo e ben più interessante invece è The Master, di P.T. Anderson, il regista culto di Magnolia e Il Petroliere. Questo è il film che Scientology e Tom Cruise non volevano venisse fatto. Per chi non lo sapessi, quelli di Scientology hanno come comandamento di far causa a chiunque parli in qualsiasi modo anche solo leggermente interpretabile in malo modo della loro religione. The Master ambientato negli anni cinquanta infatti parla di un professore a metà fra la fisica e la filosofia che diventa un vero e proprio santone.
Visto il personaggio, i suoi modi di fare , e il giro di gente che gli sta intorno, paragonarlo Ron Hubbard, il fondatore della setta di cui sopra, è venuto naturale a chiunque. Il regista forse per stemperare gli animi ci ha tenuto a precisare fin da subito che il film non è assolutamente una ricostruzione di come sia nata quella religione, anche è più un modo per evitare le cause, che probabilmente arriveranno ugualmente, che altro.
Il film infatti è una produzione indipendente, proprio perché le major da un lato erano troppo preoccupate per le possibili cause legali, dall’altro ricordiamoci che in quella setta ci sguazzano molti pezzi grossi, di cui non solo Cruise, ma Travolta, Jenna Elfman (quella di Dharma e Greg) , Kristie Alley (la mamma di Senti chi Parla), Juliette Lewis, e meno famosa ma con un DNA da far paura al solo nominarla, Vivian Kubrik, si la figlia di terze nozze del genio dei geni. Del regista che per quasi tutti è l’essenza stessa del cinema, Stanley Kubrik.
Il film che è tutto da gustare ha anche un ottimo cast, P.S. Hoffman fa la parte del maestro, mentre Joaquin Phoenix quella del gonzo che si lascia irretire dal ciarlatano di turno. Entrambi col "le fisiquedurole" perfetto per la parte. Non ci resta che aspettarne l’uscita in sala! Take Care!
di Gimmi Cavalieri
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