Entrambe le ipotesi che poi non si escludono l’un l’altra, portano all’immagine di un Paese dove persone di straordinaria pochezza, rese forti dall’assenza di inibizioni etiche, hanno fatto il bello e cattivo tempo, sono state spacciate, viste e osannate come statisti, ministri, uomini di cultura, sottili tessitori, onnipotenti santi in paradiso, mentre erano solo modeste personcine non a modo. Il potere dell’informazione è stato vitale in questa mitopoietica coi fichi secchi e i Dell’Utri: ostentadoli ad ogni minuto, asseverandone le blasfemie intellettuali, ovvero le cazzate, col solo riportarle senza mandarli al diavolo, li hanno pantografati come i faccioni di cartapesta dei carnevali. Hanno dato loro una vita che era pura aria compressa.
Solo una profonda corruzione dell’establishment, un’inveterata abitudine alla subalternità e una disgregazione del senso di cittadinanza hanno potuto e possono tuttora rivestire di un’aura ex potenti gonfiati con gli ormoni del berlusconismo o cinici bambocci di aria fritta. Gli stessi fattori che proprio in queste ore vengono probabilmente mossi e tirati per trovare una soluzione al “caso dell’Utri” che è pur sempre una mina vagante o meglio ancora una castagnola in questa triste allegoria della politica.