Il figlio dell’ex sindaco mafioso: «Si presentò come l’autista del generale Paolantoni»
Solo quando è entrato nell’aula dove si celebra il processo al generale Mario Mori, il figlio dell’ex sindaco, come se si fosse aperto il palcoscenico, è riuscito a sorridere dopo venti giorni di carcere. Una “vita spericolata” quella del figlio di don Vito, da quando ha deciso di parlare con i pm. Sempre sotto i riflettori della cronaca e le bordate dei critici a raccontare le tante verità, continui colpi di scena puntellati dalle intimidazioni subite. Come un attore consumato, Ciacimino Jr è riuscito a cambiare anche il canovaccio della sua deposizione, la seconda al processo Mori, trasformandola in un nuovo show. Doveva parlare della nomina dell’avvocato Nicolò Amato come legale del padre, ma il tema si è subito spostato sul presunto “puparo” su cui i pm stanno indagando, diventato in aula “Mister X” per non rivelarne l’identità. Prima di sabato scorso Ciancimino non ne aveva mai parlato agli inquirenti. «Sono stato avvicinato da questo personaggio ad aprile dell’anno scorso. Si è presentato come autista del generale dei carabinieri Paolantoni – ha spiegato – Anche lui era dell’arma e mi ha detto di avere ricevuto copia del manoscritto di mio padre Le mafie accompagnato da una documentazione per dimostrare la persecuzione giudiziaria che attuavano Giovanni Falcone e Gianni De Gennaro. Mi disse che le vittime della trattativa erano stati mio padre e il generale Mori e che tutto era stato diretto da altri personaggi come Amato e Mancino». “Mister X” dava anche qualche consiglio al testimone. «Non devi parlare più di Mori», gli avrebbe suggerito. «In più mi avvertì – ha proseguito – che si stava muovendo qualcosa contro di me».
Fonte: Il Corriere Canadese