Partiamo quindi da Ancona alle 14.00 e arriviamo a Patrasso alle 15.00 del giorno dopo.
Un intero giorno di navigazione, per fortuna passato bene e in fretta dopo aver contrattato a bordo l’acquisto della cabina per pernottare.
Riusciamo a spuntarla per metà prezzo esatto, ve l’ho già detto, siamo ufficialmente poveri e ci dobbiamo arrangiare!!
La mattina seguente il sole splende e, dopo aver fatto colazione con un simillatteecaffè allungato, che viene spacciato per cappuccino, usciamo sul ponte della nave per ammirare il paesaggio.
Come al solito la Grecia ci saluta regalandoci un mare che tanto è calmo e piatto da sembrare un lago e un’aria tersa e pulita che respirare diventa un piacere da assaporare attimo per attimo.
Con sempre più rilevante stupore e meraviglia davanti a tanta bellezza iniziamo a vedere le prime piccole isole, avvisaglia ormai dell’essere vicino a terra.
Infatti sbarchiamo a Patrasso e dirigiamo Mery verso Killini, un paesino 100 km più a sud dove dobbiamo prendere il traghetto che ci porterà a Cefalonia.
Chiedo a Greta di controllare la cartina stradale e ci accorgiamo con orrore che è quella sbagliata, quella con le strade solo dell’Italia.
L’altra, quella dell’Europa, è rimasta a casa, in libreria. Due volpi!!!
Vabbè, teniamo il mare a destra e in un qualche modo vedrai che ce la facciamo.
Così è infatti, e dopo aver chiesto una volta indicazioni, tra l’altro ad un greco che dice di fare il camionista e di venire spesso in Italia a caricare, (non ho avuto il coraggio di chiedergli se era stato per caso anche nella mia ex azienda!!!) riusciamo ad ogni modo a raggiungere Killini.
Scopriamo che, causa sciopero (anche i greci hanno i loro bei problemini, una faccia una razza con noi italiani) la partenza del traghetto è stata posticipata al giorno dopo!!!
Mi viene un coccolone, perdo qualche battito cardiaco e per dirla alla Aldo Giovanni e Giacomo “ho le fauci secche, la secchezza delle fauci“!
Per fortuna che l’orario di partenza è 00.01!!
Solo quattro ore di ritardo dai, non è una tragedia. Ci cambiamo in macchina e, con i nostri bei costumini indosso, ci dirigiamo nella spiaggia più vicina, dove incontriamo una ragazza di Treviso con la quale facciamo conversazione.
Di lei non sappiamo il nome, va a Zante con il suo cane, Mauro ( sì avete capito proprio bene, Mauro è il nome del cane ) a lavorare in un albergo a conduzione familiare.
E’ già il quinto anno consecutivo che lo fa.
Incredibile, una ragazza così giovane e carina con un paio di “palle“ così!!!
Scherzi della natura!!
Più tardi andiamo a mangiare un paio di pita. Ci mettiamo un po’ a capire che la taverna dove le fanno è in una strada secondaria mentre in quella principale ci sono solo ristorantini che offrono il menù completo.
Ordiniamo due pite al pollo (Κοτόπουλο e si pronuncia ‘cotòpulo’) una birretta e l’acqua. Le pite sono deliziose e facciamo il bis.
Finalmente ci imbarchiamo e dopo due ore e mezzo siamo ad Argostoli, la capitale di Cefalonia.
Arriviamo all’appartamento e Greta si commuove.
Anch’io mi commuovo ma solo perchè sono talmente stanco che il pensiero di sdraiarmi sul letto mi sembra un sogno.
Preleviamo da Mery soltanto i computer e lo zaino con i nostri averi.
La notte è limpida, e, non essendoci nei dintorni quasi nessuna illuminazione elettrica, le stelle in cielo sono particolarmente brillanti.
Mentre saliamo le scale esterne parliamo di Dimitris , il padrone di casa, che ci ha lasciato le chiavi attaccate alla porta e sul fatto che i greci devono essere veramente onesti da permettersi di fare una cosa del genere.
Se proviamo a farlo in Italia i ladri non lasciano nemmeno la porta!!
E bravi i greci, che in questo modo ci dimostrano la loro rettitudine morale e soprattutto, una volta arrivati alla porta alle tre e mezza di notte stanchi come due somari, la loro smemoratezza cronica (vedi Ulisse, che si dimenticò di tornare a casa per più di un ventennio!).
Non ci sono le chiavi.
Almeno la porta c’è!!!
Nessun problema ! Sono le tre di mattina? Me ne frego! Telefoniamo a Fully, la cognata di Dimitris, che abita per fortuna nella casa dietro la nostra.
La conversazione in inglese ve la risparmio perchè sarebbe fonte di ilarità generale, ma comunque, dopo pochissimi minuti appare una luce e si staglia dalla porta aperta la figura della cara, carissima (già le vogliamo bene) Fully che ci saluta e ci consegna le tante agognate chiavi!
Siamo arrivati a casa.
Ci svegliamo presto, impazienti di fare colazione in balcone.
La vista è mozzafiato. Mare, ulivi e cipressi!
Inizio a scaricare Mery e contemporaneamente Greta ordina le cose nei vari armadi.
Evvai è fatta, siamo quasi sistemati in attesa delle due palette di effetti personali (mountain bike comprese) spedite dall’Italia.
Doccia veloce, raggruppiamo le cose di mare nello zaino e scappiamo nella nostra spiaggia preferita.
Per l’occasione torno ad indossare un paio di sandali aperti che da tanti anni non usavo più e che ho fortunosamente ritrovato in una scatola mentre ripulivo il solaio a Sassuolo.
Me le infilo e le guardo soddisfatto.
Ne ho fatte di strada con queste scarpe.
Il ricordo va anche all’amico Giorgio, che ne indossava sempre un paio simile, in tutte le occasioni, tanto che nel giorno in cui abbiamo celebrato la sua dolorosa dipartita terrena, le sue scarpe sono state portate all’altare con lui .
E’ morto giovane Giorgio.
Guidava la macchina con a bordo i suoi quattro figli quando l’ictus fulminante l’ha colpito.
Ha avuto la forza di fermarsi al lato della strada e morire solo dopo aver salvato i suoi bambini.
Me lo sono sempre immaginato che rideva e si faceva sberleffi della triste figura con la falce, perchè lui era veramente così. Grande Giorgio!
Accendo la Mery e via si parte.
Sono solo 5 km da casa, arriviamo in un attimo. Parcheggiamo e iniziamo a scendere i gradini che portano al mare.
Purtroppo la spiaggia non è raggiungibile ed infatti incontriamo un uomo che con una specie di machete inizia a farsi strada liberando il sentiero dalla vegetazione che lo rende impraticabile (per chi verrà a trovarci: tranquilli non siamo in Africa…però nemmeno a Milano Marittima!!)
Nessun problema, andiamo nella spiaggia a fianco, dove possiamo scendere lungo le scale che dalla collina degradano fino al mare.
Precedo Greta che ancora cammina, causa l’operazione all’anca, con una certa lentezza.
Ma il mio è un procedere strano, non mi sento sicuro, mi sembra di sentire sotto le scarpe dei sassi, degli ostacoli, anche se i gradini sono puliti.
Quasi inciampo e solo allora mi accorgo che una parte del sandalo sinistro ha ceduto e che quella era la causa del mio problema.
Faccio un altro passo e vedo distintamente un pezzo di gomma nera uscire, poi un altro sempre più grosso, poi altri pezzi, misti questa volta grandi e piccoli e anche al sandalo destro succede la stessa identica cosa.
Fermo Greta e le chiedo di risalire alla macchina. Scatto un’istantanea fugace allo splendido mare. Come resistere alla tentazione!
La raggiungo a piedi nudi, le faccio vedere la condizione delle mie calzature e sorrido.
Mi toccherà chiaramente buttarle, a malincuore.
Ci sono sinceramente affezionato e faccio loro un’ultima foto …..
Ciao Giorgio!