Per un blogger a tempo perso come il sottoscritto, tanto più se il blog – come nel mio caso – è strettamente correlato ad argomenti in qualche modo legati al mondo del giornalismo italiano, veder apparire i propri contenuti su un quotidiano di primissima fascia dovrebbe essere motivo d’orgoglio, o quanto meno di grande soddisfazione. Devo dire, però, che la mia “prima volta” la immaginavo un tantino diversa.
Ma atteniamoci ai fatti. Il Corriere a cui allude il titolo è naturalmente il celebre Corriere della Sera diretto da Ferruccio De Bortoli, giornale tra i più apprezzati e venduti in Italia. Nello sfogliare la sua edizione online, Corriere.it, mi imbatto in prima pagina in un articolo firmato dal giornalista Elmar Burchia (e datato sabato 18 giugno 2011) dal titolo “Cosa avviene su internet in 60 secondi“.
Il titolo, ma soprattutto l’inconfondibile immagine ad esso associata, attrae immediatamente la mia attenzione anche perché 8 giorni prima avevo trattato sul mio blog del medesimo argomento, presentando ai miei poco più che 25 manzoniani lettori la sgargiante infografica realizzata da Shanghai Web Designers per snocciolare alcuni dati sul volume di attività dei maggiori social network e dei principali servizi web-based del mondo. In quel caso avevo deciso di intitolare il post – pubblicato venerdì 10 giugno – “Cose che succedono su Internet ogni 60 secondi“.
Scorrendo velocemente l’articolo di Burchia, però, mi è parso di individuare nel testo passaggi in qualche modo già noti, una serie di strane “assonanze” lessicali e affinità linguistiche con qualcosa di già letto. Una sorta di déjà vu testuale, insomma. A una più attenta rilettura del pezzo del Corriere, infatti, mi è stato chiaro il perché di questa sensazione. Andando a paragonare (almeno) l’ultimo paragrafo dell’articolo con il mio post, infatti, le similitudini sono piuttosto evidenti:
Cose che succedono su Internet ogni 60 secondi – 10 giugno 2011, Kobayashi Blog
Ogni minuto i server di Google rispondono a 694.445 interrogazioni (1); più di 6.600 fotografie sono caricate su Flickr e 600 video vengono immessi su YouTube (2); su Facebook vengono aggiornati 695mila status e postati 510mila commenti sulle bacheche dei propri amici (3); sono spediti 168 milioni di messaggi di posta elettronica; nascono 60 nuovi blog e vengono scritti 1500 post (4); su Twitter vengono creati 320 nuovi account e generati 98mila messaggini da 140 caratteri (5); si scaricano 13mila app per iPhone; vengono pubblicati 20mila nuovi post su Tumblr; si scaricano più di 50 copie della piattaforma di blogging WordPress e 125 plugin; nascono almeno 100 nuovi account su LinkedIn (6); viaggiano in rete oltre 370mila minuti di chiamate via Skype (7); Pandora distribuisce 13mila ore di musica in streaming.
Cosa avviene su internet in 60 secondi – 18 giugno 2011, Corriere.it
Ogni 60 secondi i server di Google rispondono a 694.445 interrogazioni (1) e su YouTube vengono immessi 600 nuovi video (2) o, in altre parole, 25 ore totali di durata complessiva.
MEZZO MILIONE DI COMMENTI SU FB - I social network fanno la parte del leone: su Facebook vengono aggiornati 695 mila status e postati 510 mila commenti sulle bacheche dei propri amici (3); sul microblog di Twitter vengono creati 320 nuovi profili e generati 98 mila messaggini da 140 caratteri (5). In questo lasso di tempo viaggiano in rete più di 370 mila minuti di chiamate via Skype (7). Gli internauti non solo scaricano le applicazioni per l’iPhone (13 mila ogni 60 secondi), ma anche browser quali Firefox, oltre 1.700 al minuto. E poi ancora: nascono 60 nuovi blog; vengono scritti 1.500 post (4); registrati 70 nuovi domini. 60 secondi sono sufficienti per pubblicare 20 mila nuovi messaggi testuali sulla piattaforma Tumblr. Infine, nascono almeno cento nuovi account su LinkedIn (6) e 40 nuove domande vengono poste sulla pagina di YahooAnswers.com
E’ pacifico che i dati di partenza siano fissi, immutabili, non generati dal mio impegno di ricerca ma riportati (con citazione esplicita e link!) dal lavoro di qualcun altro; è altrettanto innegabile, però, il copia/incolla di alcune espressioni particolari, anzi probabilmente dell’intero post con l’aggiunta di successive piccole modifiche e inserti originali per rendere meno evidente il “plagio”.
Intento non riuscito: come si vede bene dal confronto di cui sopra, infatti, almeno 7 espressioni sono riportate pari pari nella loro formulazione originale (la mia, risalente a ben 8 giorni prima della pubblicazione sul sito del Corriere). Espressioni che, come è facile verificare scorrendo l’archivio, ricorrono spesso in questo blog a causa della mia “deformazione professionale” a non usare le stesse parole a breve distanza per esprimere lo stesso concetto; deformazione che spesso, ad esempio, mi porta a definire i twit di Twitter come (espressione discutibile, lo so) “messaggini da 140 caratteri”.
Alla luce dei fatti la beffa, per altro, è anche in quell’ironico “Riproduzione riservata” posto dal quotidiano in calce a ogni suo articolo pubblicato online, che di fatto si appropria – non si sa quanto legalmente, a questo punto – del lavoro intellettuale altrui. Quello che mi infastidisce in questa vicenda, che non è certo stata la prima del genere né sarà purtroppo l’ultima, è che sarebbe bastata una qualche forma d’attribuzione del paragrafo prelevato per sgombrare il campo da qualsiasi ambiguità. Meglio ancora sarebbe stata una richiesta diretta: non avrei infatti avuto il minimo indugio ad acconsentire alla pubblicazione del testo – anche in forma originale e anche senza il riconoscimento di alcun compenso monetario – sul sito di un quotidiano che reputo ancora autorevole.
Lo stesso Elmar Burchia, d’altra parte, non pare essere nuovo a questo genere di “prestiti senza permesso”, stando almeno a una rapida ricerca in rete: dei primi 10 risultati della query relativa al suo nome+cognome sul motore di Mountain View, ad esempio, più della metà sono dedicati alle sue imprese a cavallo tra clamorose sviste e passeggiate sul ciglio del copyright.