Gli ultimi giorni d’estate si portano addosso un senso di malinconia e di tempo che passa inesorabile.
“Sto diventando grande, lo sai che non mi va”, cantavano i Righeira in una struggente ballad settembrina che poi, invece, i discografici decisero di trasformare in una sgambettante filastrocca estiva (lasciando la versione slow per il lato B del 45 giri con il chiarificatore titolo “Prima dell’estate” a far intuire quale fosse la versione originaria del pezzo).
Ed effettivamente quando le vacanze si trasformano in un ricordo e tutti torniamo al lavoro, a scuola, alle nostre vite abituali, è un po’ come ritrovarsi all’improvviso meno giovani, più adulti, rituffati controvoglia nelle responsabilità.
Se iTunes e gli altri negozi di musica digitale traboccano di album con i migliori tormentoni dell’estate di ieri e di oggi, curiosamente nessuna casa discografica – nemmeno ai tempi d’oro delle compilation su vinile – ha mai pensato di riunire in un’unica raccolta tutti i brani ideali per lasciarsi piovere addosso qualche lacrimuccia quando arrivano le prime nubi e le fotografie coi sorrisi da spiaggia vengono archiviate.
C’è “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante (in realtà non immediatamente riconducibile al tema ma passata alla storia per il finale del film “Sapore di mare” dei Fratelli Vanzina). C’è “Un’estate fa” di Mina e dei Delta V. E ci sarebbero anche chicche dimenticate come “L’ultimo ballo d’estate” incisa da Lolita nel 1969, “La fine d’agosto” di Little Tony (’64), o “Quando se ne va l’estate” di Betty Curtis (’59).
Ma soprattutto c’è la capostipite di tutte le hit dedicate al saluto alla spiaggia tipico di queste settimane, e cioè il capolavoro del ballo liscio “Ciao Mare” con cui, nel 1973, l’Orchestra Spettacolo Raoul Casadei fece il botto al Festivalbar scatenando in tutta Italia la febbre del sabato in balera.
Ciao, ciao, ciao, ciao mare!
anche se c’è tanto freddo
io ti vengo a salutare.
Ciao, ciao, ciao, ciao mare!
il ricordo dell’estate
si risveglia nel mio cuore.
Il vento cancella
dalla sabbia i ricordi
ma dal cuore, no il vento non può.
Lo racconta lo stesso Casadei nella sua piacevolissima autobiografia “Bastava un grillo (per farci sognare)” recentemente pubblicata da Piemme: l’intuizione di quel valzerino dalla melodia allegra ma dal testo addolorato gli regalò un successo straordinario, inatteso, e in quegli anni di esterofilia discografica dilagante rappresentò una vera e propria riscossa per la tradizione folk di casa nostra.
“Ciao mare” anticipava di un decennio la più cantautorale “Il mare d’inverno” scritta da Enrico Ruggeri ed affidata alla voce rotta di Loredana Bertè. Ma, con ogni probabilità, la hit del Casadei è stata suonata e cantata molto di più.
Si può magari riderne sotto i baffi o guardarla con uno snobismo ricolmo di stupidi preconcetti fintointellettuali, eppure “Ciao mare” aveva allora e mantiene intatta ancora oggi, a quarant’anni esatti di distanza, l’efficacia emotiva dei racconti semplici ma, a loro modo, perfetti. Probabilmente i migliori per descrivere stati d’animo universali e noti a chiunque come la malinconia di un piovoso giorno di Settembre.