Circa sette anni fa la distribuzione Linux denominata “Ubuntu” stava nascendo e la platea degli utenti mostrava rapidamente una forte reazione positiva: il messaggio di Ubuntu non era più un messaggio puramente tecnico, ma sconfinava nella filosofia – o perlomeno nell’etica – focalizzando l’obiettivo sulla lealtà e sulle relazione reciproche. Umuntu ngumuntu ngabantu, “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”.
Verso la fine dello stesso anno (2004), insieme a tre amici e colleghi, abbiamo fondato la comunità italiana di supporto a Ubuntu: Ubuntu-it. Sono stati anni di grande lavoro e di altrettanta soddisfazione: ritagliando spazi al nostro tempo libero, si era riusciti a creare una forte aggregazione attorno al sistema operativo, fornendo strumenti di supporto indispensabili e – soprattutto – assolutamente liberi a gratuiti.
Sono trascorsi sette anni da quel momento e la piccola macchina avviata nel 2004 è diventata oggi un grande meccanismo coordinato da oltre dieci gruppi tematici che lavorano in perfetto sincronismo tra loro, fornendo agli utenti un servizio di prima qualità e contribuendo – insieme alle altre comunità internazionali – al raggiungimento del prestigioso obiettivo che ha consacrato Ubuntu come primo Desktop linux in termini di numero di installazioni nel mondo. Data la complessità della struttura da gestire, il Consiglio della comunità ubuntu-it è stato esteso a sette membri elettivi, assegnando ai padri fondatori un ruolo di membro permanente, senza scadenza di mandato.

A questo si aggiunge anche la mia personale delusione sulle politiche Open Source, sulle scelte tecniche e su quelle commerciali di Canonical Ltd (la società è registrata nell’Isola di Man, una no-tax area!), ma questo è un altro discorso, non è il tema di questa riflessione.

Ma – soprattutto – ritengo conclusa la mia missione iniziata nel 2004: Ubuntu si è affermato con grande decisione e la comunità italiana è cresciuta e stabilizzata. Oggi non si tratta più di costruire l’impalcatura di sostegno per un sistema operativo alternativo a Windows, ma di mantenerla solida, coordinata e flessibile. Auguro quindi un buon lavoro a tutti gli amici e colleghi di quest’avventura, raccomandando loro di non perdere mai l’identità che abbiamo costruito insieme con grande impegno durante questi anni e di tenere sempre bene in vista l’esile linea di confine che separa le attività di volontariato per l’open-source/free-software dal marketing gratuito a favore dello sponsor commerciale.
Grazie a tutti.
