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Giovanni Contini intervista il cantautore bolognese Mimmo Parisi, impegnato nella promozione del suo nuovo disco“Non Faccio Prigionieri”, secondo album di inediti composto da 9 brani, (e del quale, inaspettatamente, fa quasi da traino “Ciao Verdone”, un brano rock/blues dalla verve ironica) che raccontano storie di provincia, punti di vista personali che s’intrecciano ovviamente con la gente con la quale viene a contatto.
Oltre che ovviamente nel mondo, in questo 2013 – periodo che canti nel tuo nuovo album – a Bologna cosa è cambiato?
Bologna è stata ed è ancora una città vitale. La sua vitalità non è data tanto dai bolognesi quanto dall’incontro fra bolognesi e la gente che anima e vive la nostra città arrivando da fuori. A vent’anni avevo tanti amici pugliesi, calabresi e da ogni parte d’Italia che erano qui per studiare e anche oggi il contesto è lo stesso anche se ora, per quanto riguarda la socialità e le serate da trascorrere in osteria, le regole non sono più le stesse e ci sono alcune “restrizioni” come le chiusure anticipate, dei locali, i divieti di portare i bicchieri fuori…
Una considerazione che esprimo immediatamente è che la vita qualche tempo fa sembrava potesse essere più creativa di quanto oggi si stia rivelando, ma si è stati poco incisivi nel sociale e io personalmente mi aspettavo una politica diversa e invece…sempre le solite diatribe anacronistiche fra destra e sinistra…
Abiti in centro o fuori Bologna?
Vivo in una zona leggermente decentrata, ma questa decisione non nasce dalla volontà di fuggire dalla città quanto dalla voglia di un’esperienza diversa e dalla ricerca di un minimo di calma. Ma sono spesso in via Ugo Bassi, quindi di Bologna non mi perdo niente.
Che cos’è ‘sta storia di Carlo Verdone & Mimmo Parisi?
E’ solo un’idea che mi è venuta pensando a quanto Carlo sia rock.
Carlo Verdone rock?
Sicuro. Come lo definiresti tu uno che ha sostanzialmente lanciato gli Stadio di Curreri? Senza contare i personaggi ‘coatto/rock de noaltri’ che ha interpretato nei suoi film. Poi c’è la sua passione per Jimi Hendrix, per gli Who di Townshend… e che dire della sua presenza (quando gliene danno l’occasione) di suonare i tamburi, come dice Stefano D’Orazio dei sempreverdi Pooh?
Parliamo del tuo ultimo lavoro. Un commento sulla scelta particolarmente combattiva del titolo?
Ho sempre sentito l’esigenza di dare un titolo pregnante a un album (visto che sono un rockantautore schierato che cerca, nei limiti del possibile, di dire la sua sul mondo), e d’altra parte usare solo il mio nome o il mio cognome non sarebbe una grande idea, la lascio agli ultra famosi cui basta solo l’acronimo per attirare l’attenzione. Con l’ultimo album, essendo appassionato di ‘società civile’ ho deciso di utilizzare un titolo che non dia adito a dubbi: chi non è all’altezza non può fare il prigioniero. Quest’ultimo prevede una chiarezza di intenzioni che molta gente ‘di comando’ non ha, quindi a casa!
Il brano “L’Aquilone” fotografa con amarezza mista a speranza la possibilità di realizzare che si è prossimi alla ragazza dei sogni, sembra quasi di sentire l’attimo esatto in cui si viene folgorati, travolti e convertiti dall’amore…quante volte nella tua vita hai provato questa sensazione?
Mi piace pensare che l’esperienza ultima di questo tipo l’abbia provata con la ragazza che amo e che mi ha dato una magnifica bimba. Sì, poi non ha senso, almeno per me, stendere un conto di questo tipo.
Come sai, in giro per le reti, ci sono dei programmi musicali tipo Star Academy. Che cosa pensi dei talent-show e quali opportunità credi possano dare ai giovani emergenti?
Credo che, ad essere onesti, i talent-show non vengano fatti in servizio alle case discografiche, ma che in quanto programmi televisivi la loro anima sia rivolta all’audience. Non sono tanto un trampolino artistico quanto una possibilità in più per i bravi interpreti, che però sono solo una piccola parte della musica. La storia della musica è fatta di autori e cantautori, di band…e non si rinnova con chi interpreta. Il limite delle case discografiche che hanno investito tanto sui talent è stato secondo me un po’ un errore visto che non si premia l’originalità ma la popolarità.
Bene, a questo punto ti faccio gli auguri per “Non Faccio Prigionieri” e, in particolare “Ciao Verdone” che vedo trasmesso su diversi media che non sia solo il classico Youtube. Quindi, chiamami appena hai qualcosa di imminente da segnalare a chi ti segue e a chi, potenzialmente, ti potrà seguire: questo è un augurio che ti faccio in modo particolarmente sentito, visto che ho… sentito i tuoi brani!Grazie, non potevi farmi un augurio più bello di questo. Ti assicuro che mi farò vivo appena metto insieme qualcosa d’altro.
Scritto da lucamonti Scritto in Rencesioni Etichettato come cant
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