Magazine Cultura
Non ce l'ho fatta! Non sono riuscito ad andarlo a trovare! E nemmeno l'ho chiamato! Adesso di lui mi restano solo i ricordi, belli, intensi, importanti.
Se ne è andato un grande salesiano e un grande uomo. Vulcanico nella sua creatività, irresistibilmente simpatico, capace di toccare con la parola le profondità di chi lo ascoltava, impareggiabile nel suo stare in mezzo ai giovani. E con i giovani era vissuto sempre: una costante dei suoi principali incarichi.
Più volte Direttore ad Arese - da dove, chi lo conosceva bene, sapeva che in fondo non si era mai mosso! -, direttore di oratorio e impegnato nella pastorale giovanile a Reggio Emilia, delegato della comunicazione e dei CGS. I giovani come orizzonte, come vocazione, come significato. Il volto di Don Bosco.
L'ho incontrato la prima volta - lui, trevigliese come me - quando ero un ragazzino. Quarta ginnasio. Laboratorio di clownerie. Con lui Bano, suo compagno di avventure da sempre e per sempre. Poi di nuovo la clownerie a Nave, campo animatori. Infine i CGS, i campi di Cevo e di Como, la collaborazione stretta per la formazione cinematografica e teatrale.
Ricordo le tante notti passate a "progettare" il lavoro. Con me e con lui il "marcio" Marcello, Diego, Bano, don Claudio Ghisolfi: notti conviviali, in cui la risata e il piacere di mangiare insieme costruivano il clima che poi consentiva a tutti di dare il meglio.
Ricordo i corsi di Cevo, con Candido, don Giacinto Ghioni quando era ancora più uomo di teatro che economo, una giovanissima Cecilia (che lui adorava), Novella, Antonella, Alessandra che poi sarebbe diventata mia moglie.
Ricordo i ragazzi che da Arese venivano a partecipare a quei campi: ragazzi con storie terribili alle spalle che in mezzo ai coetanei riconquistavano la loro dignità. Lo sguardo più tenero di Don Vittorio era per loro. Una tenerezza fatta anche di ceffoni, come le volte in cui si faceva chiudere in direzione perché doveva "scambiare quattro parole" con qualcuno di loro. Ma il ceffone era dettato dall'amore: era spesso il segno che qualcuno, per la prima volta, ci teneva davvero a te.
Adesso Don Vittorio è tra gli angeli. Sono sicuro che avrà già messo un naso rosso a tutti quanti. Anche a Don Saverio, altro grande salesiano e teatrante, e a Don Emilio, come lui maestro di vita energico e allegro.
Ti abbraccio Don Vittorio e perdonami: perdonami perché non ce l'ho fatta a dirti "Ciao!". Quando sarà venuto il mio tempo salderò il mio debito: "il dolce sul salato", come ai bei tempi, e un naso rosso in tasca...
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