Ma andiamo con ordine perché altrimenti sembra che il libro non mi sia piaciuto affatto e, invece, non è così.Premetto che si tratta, senza ombra di dubbio, di un libro da leggere preferibilmente a giugno o, se siete lettori da lettino al mare, entro l'estate. Questo perché Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è un libro leggero, spensierato, senza alcuna pretesa di somigliare al capolavoro dell'anno o a un libro che, una volta letto, cambierà profondamente la vostra visione del mondo (ma nemmeno sensibilmente a essere onesti). È un libro a cui assocerei l'azzurro. Chi ha lavorato al progetto grafico della copertina ha fatto un ottimo lavoro, quella gradazione di azzurro è sicuramente il colore di questo libro. E non so se questo dettaglio vi è d'aiuto in qualche modo per capire di che tipo di lettura sto parlando, forse no. Per certi versi mi ha ricordato un libro che ho molto amato di cui consiglio sempre vivamente la lettura. Parlo di Una banda di idioti di John Kennedy Toole che reputo uno dei libri più belli che abbia letto in vita mia (ecco, se non ce lo avete procuratevelo). Perché, in fondo, la penna di Jonas Jonasson ha creato un personaggio principale, il centenario Allan, che o si ama o si odia profondamente, senza vie di mezzo. Un po' come Ignatius creato da quel genio incompreso di Toole. E, come Ignatius, ad Allan succede davvero di tutto, complici i malintesi e colpi di (s)fortuna. La pecca però è che, mentre Toole riesce a creare un intreccio narrativo convincente, Jonasson non si rivela poi così abile.Ho trovato alcuni degli avvenimenti della vita di Allan, soprattutto inerenti al suo passato, davvero sopra le righe. Capisco che sia stata una scelta voluta dall'autore ma alcune vicende sono davvero troppo, troppo, troppo assurde. Non voglio fare inutili spoiler, anche perché nella trama presente sul retro della copertina non vi è alcun accenno alla giovinezza di Allan, ma coinvolgerlo in diverse vicende politiche (tre guerre per la precisione) mi sembra davvero esagerato. A metà libro si ha come l'impressione che l'autore abbia inserito nella trama alcuni avvenimenti solo ed esclusivamente per allungare il brodo. Sì, pensandoci bene, se l'autore ci avesse risparmiato una guerra (una a caso delle tre) e ciò che ne deriva la storia sarebbe stata meno assurda e, quindi, più scorrevole. La parte che riguarda il presente di Allan (e quindi la sua fuga dalla casa di riposo, l'incidente con una valigia e i proprietari malviventi della stessa, lo scontro inevitabile con la polizia, gli strani individui che si uniranno ad Allan) è a mio parere la parte che l'autore è stato in grado di gestire meglio e, tra l'altro, quella più divertente. Insomma, ve lo consiglio, ma con alcune riserve: dovete aver bisogno di una lettura rilassante, dovete leggerlo o al mare o comunque d'estate, non dovete aspettarvi niente. Lasciatevi, semplicemente, investire dagli eventi della vita di Allan. 3 segnalibri tondi tondi.
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Ma andiamo con ordine perché altrimenti sembra che il libro non mi sia piaciuto affatto e, invece, non è così.Premetto che si tratta, senza ombra di dubbio, di un libro da leggere preferibilmente a giugno o, se siete lettori da lettino al mare, entro l'estate. Questo perché Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è un libro leggero, spensierato, senza alcuna pretesa di somigliare al capolavoro dell'anno o a un libro che, una volta letto, cambierà profondamente la vostra visione del mondo (ma nemmeno sensibilmente a essere onesti). È un libro a cui assocerei l'azzurro. Chi ha lavorato al progetto grafico della copertina ha fatto un ottimo lavoro, quella gradazione di azzurro è sicuramente il colore di questo libro. E non so se questo dettaglio vi è d'aiuto in qualche modo per capire di che tipo di lettura sto parlando, forse no. Per certi versi mi ha ricordato un libro che ho molto amato di cui consiglio sempre vivamente la lettura. Parlo di Una banda di idioti di John Kennedy Toole che reputo uno dei libri più belli che abbia letto in vita mia (ecco, se non ce lo avete procuratevelo). Perché, in fondo, la penna di Jonas Jonasson ha creato un personaggio principale, il centenario Allan, che o si ama o si odia profondamente, senza vie di mezzo. Un po' come Ignatius creato da quel genio incompreso di Toole. E, come Ignatius, ad Allan succede davvero di tutto, complici i malintesi e colpi di (s)fortuna. La pecca però è che, mentre Toole riesce a creare un intreccio narrativo convincente, Jonasson non si rivela poi così abile.Ho trovato alcuni degli avvenimenti della vita di Allan, soprattutto inerenti al suo passato, davvero sopra le righe. Capisco che sia stata una scelta voluta dall'autore ma alcune vicende sono davvero troppo, troppo, troppo assurde. Non voglio fare inutili spoiler, anche perché nella trama presente sul retro della copertina non vi è alcun accenno alla giovinezza di Allan, ma coinvolgerlo in diverse vicende politiche (tre guerre per la precisione) mi sembra davvero esagerato. A metà libro si ha come l'impressione che l'autore abbia inserito nella trama alcuni avvenimenti solo ed esclusivamente per allungare il brodo. Sì, pensandoci bene, se l'autore ci avesse risparmiato una guerra (una a caso delle tre) e ciò che ne deriva la storia sarebbe stata meno assurda e, quindi, più scorrevole. La parte che riguarda il presente di Allan (e quindi la sua fuga dalla casa di riposo, l'incidente con una valigia e i proprietari malviventi della stessa, lo scontro inevitabile con la polizia, gli strani individui che si uniranno ad Allan) è a mio parere la parte che l'autore è stato in grado di gestire meglio e, tra l'altro, quella più divertente. Insomma, ve lo consiglio, ma con alcune riserve: dovete aver bisogno di una lettura rilassante, dovete leggerlo o al mare o comunque d'estate, non dovete aspettarvi niente. Lasciatevi, semplicemente, investire dagli eventi della vita di Allan. 3 segnalibri tondi tondi.
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