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Se ti abbraccio non aver paura è un diario che racconta il viaggio in America di Franco e Andrea, padre efiglio. Non racconterebbe una storia veramente degna di nota se non fosse che Andrea è un ragazzo affetto da autismo. Il romanzo (ma si potrà poi considerare un romanzo?) racconta non solo il viaggio, intrapreso in parte a cavallo di una moto, dall'Italia agli Stati Uniti, ma anche e soprattutto di quali sentimenti e quali emozioni leghino l'animo puro di Andrea alla forte personalità di Franco. Una storia molto dolce la narrazione della quale è intervallata da alcune parti di conversazioni scritte realmente da Franco e Andrea.Incredibile come il mondo sia visto attraverso gli occhi di un adolescente autistico che accosta l'aggettivo "bello" a situazioni e contesti realmente differenti tra loro. Incredibile perché mostra al lettore quanto l'autismo amplifichi le emozioni e le renda uniche, indimenticabili.Il tema dell'autismo è trattato in maniera poco approfondita, probabilmente perché lo scopo del romanzo non è informare il lettore dei lati negativi della malattia, ma mostrarne invece i lati positivi, quelli che fanno di Andrea un ragazzo dolcissimo e a suo modo romantico. Un romanticismo e una purezza d'animo che, senza esagerare, definirei ottocentesca.La vicenda è narrata con uno stile molto semplice, oserei dire colloquiale. Non ho letto altro di Ervas, quindi non posso esprimermi circa il suo modo di scrivere. Non so, in effetti, se lo stile così semplice ed elementare sia da considerarsi tipico dell'autore o semplicemente voluto per rendere questa meravigliosa storia alla portata di tutti. Certo è che, grazie a questo romanzo dalle tinte tenui e dai colori pastello, la Marcos y Marcos mi ha incuriosita: leggerò sicuramente altro di Ervas.Un viaggio tenero e leggero, da leggere su una panchina al parco.
E adesso veniamo a noi, a quel Gli eroi imperfetti di Stefano Sgambati che ci ho messo così tanto tempo a terminare. Non ho impiegato ventidue giorni per terminarlo perché si tratta di una lettura brutta, sgradevole o complessa. Anzi. In verità mi è piaciuto e manco poco. Il problema è che si tratta di un libro intenso. Non mi viene in mente nessun altro termine da poter accostare al modo di narrare di Stefano. Intenso. Sì, intenso è la parola che meglio si addice non solo alla storia che Stefano ci racconta, ma anche al modo che ha di farlo.Gli eroi imperfetti è la storia di Corrado e Carmen, di Irene e Gaspare, di Irene e se stessa, di Irene e Matteo. Ma anche di Matteo e Corrado, di Matteo, Irene e la vita. E di Corrado e la vita. Ma non la vita di ogni giorno, la vita qualunque, quel susseguirsi di mesi, giorni, ore e minuti che tutti viviamo ogni giorno. È la storia della vita per come la viviamo. Strano da recensire, un libro così. Che ti si appiccica addosso, che non va via nemmeno sfregando, nemmeno dopo innumerevoli docce, nemmeno dopo un bagno con acqua e bicarbonato. È invasivo, è persistente. Ed è un aspetto che, quando si palesa nel libro che sto leggendo, apprezzo davvero molto. Gli eroi imperfetti ha questa capacità di attaccarsi, come un adesivo dalla colla particolarmente resistente, come il mastice, come la colla a caldo, che difficilmente si riesce a dimenticare una volta terminata la lettura del romanzo. Non esagero, credetemi. Stefano Sgambati spara le parole con la pistola per la colla a caldo e queste restano lì, incollate alla tua schiena, al tuo petto, alle tue mani, senza che tu riesca a scollarle via. Intenso e persistente, decisamente le parole che più si adattano al romanzo, all'autore, allo stile, alla storia narrata, ai personaggi. Tutti, nessuno escluso.Difficile leggere questo romanzo e rimanere indifferenti. Perché l'autore non descrive, ma disegna i personaggi. Sì, esatto, disegna i personaggi. Ce ne offre uno schizzo stilizzato all'inizio del romanzo, per poi definirne i contorni e i colori strada facendo. Gli eroi che popolano questo romanzo non vivono una vita straordinaria, non sono dotati di particolari doti o di capacità fuori dal normale. C'è Matteo, il libraio che ha la sfortuna di innamorarsi della ragazza sbagliata, c'è Corrado, il cui amore per la moglie, Carmen, sta ormai cedendo il posto all'abitudine, c'è Gaspare, un uomo dai modi tanto garbati quando sinistri e poi c'è Irene, la ragazza imperfetta. Irene è, sicuramente, il personaggio che mi ha colpita di più. Una ragazza dal passato difficile che, nonostante gli anni passati, subisce ancora le conseguenze della scomparsa della madre, morta in circostanze poco chiare. Un fantasma, quello della madre di Irene, che condizionerà le vite di tutti e non solo quella di Irene. In fondo, tutto ruota attorno a lei, un personaggio che affascina e incuriosisce e non lo fa solo con Matteo ma anche con il lettore che, proprio come lui, si ritrova in breve tempo catapultato nel vortice delle sue sensazioni, delle sue emozioni così turbolente, così violente e passionali. Questa violenza, questa passionalità dell'animo di Irene, Stefano riesce a trasmetterla molto bene grazie all'alternarsi non solo dei punti di vista dei protagonisti ma grazie, soprattutto, a quelle conversazioni – in verità spesso monologhi – che Irene intraprende con la sua psicoterapeuta. È questo, forse, che rende Gli eroi imperfetti un romanzo difficile da dimenticare e di cui, invero, è difficile anche parlare. Un libro che probabilmente rileggerò e che certamente regalerò a quelle persone che ti si appiccicano addosso e che non riesci a lavare via.
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