CIBI E BEVANDE LIGHT Integratori alimentari, yogurt probiotici: sono questi i prodotti che promettono benefici per la salute e sono gli unici il cui fatturato cresce costantemente. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato alimentare), il settore dei biscotti dietetici è salito del 16,7 per cento nell’ultimo anno; quello degli integratori alimentari del 17,7; i succhi di frutta light hanno guadagnato addirittura il 60. E la cosa assurda è che più salgono i loro prezzi, più gli italiani li comprano, a costo di risparmiare sui più ordinari pasta o verdure. Siamo proprio polli… o forse come a solito la comunicazione (pubblicità e informazione “di parte”) ci convince che sono prodotti che possono fare solo del bene.Andrebbero invece quantomeno visti con sospetto e vediamone insieme i motivi.
PER CAPIRE QUANTI PRODOTTI mantengano quello che le etichette promettono, ‘L’espresso’ ha sottoposto i claim più diffusi all’esame di esperti legali e di nutrizionisti. Per scoprire che molti cibi light non sono leggeri per niente, che i benefici per la salute vantati dalla pubblicità non sono quasi mai provati da studi clinici, e che in molti casi a rigor di legge l’etichetta andrebbe rifatta di sana pianta per non ingannare il consumatore. Ma anche quando l’etichetta è a norma di legge, è la scienza dell’alimentazione a suggerire di non farsi abbagliare. Il primo problema invece è proprio l’incentivo al consumo perchè tendiamo a consumare maggiori quantità di cibo ritenuto leggero e se facciamo il conto delle calorie assunte in una giornata il totale risulta persino maggiore di quelle assunte mangiando le solite quantità di prodotti tradizionali. Poi bisogna vedere come viene raggiunta quella soglia dello 0,1 per cento di grassi strillata sull’etichetta. Nel caso dei latticini si parte da latte magro, centrifugato in modo da eliminare i grassi….Ma così si sottraggono anche proteine e vitamine fondamentali! Meglio il latte intero quindi, con un occhio alla quantità ovviamente. In tutti gli altri casi (derivati del pane, biscotti, dolci, maionese e così via), i grassi devono essere sostituiti da qualcos’altro per mantenere sapore e volume del prodotto spesso usando aria e acqua, con il risultato di allontanare la sensazione di sazietà e portare ancora una volta a consumare di più.
DAL PUNTO DI VISTA FISIOLOGICO.I dolcificanti stimolano i centri cerebrali del gusto in modo diverso, molto di più rispetto allo zucchero normale (lo si è visto con la risonanza magnetica funzionale), e per questo aumentano indirettamente il desiderio di dolce. Inoltre alterano il metabolismo perché al gusto dolce non corrisponde, come atteso dal corpo, un apporto di calorie, e il mancato rifornimento calorico induce l’organismo a cercare altro cibo dolce, accumulando così calorie non necessarie.Negli animali l’effetto deleterio è molto evidente: se vengono nutriti con dolcificanti, assumono più calorie totali e guadagnano più in fretta peso rispetto agli animali che hanno una dieta che comprende zucchero normale, e hanno un innalzamento della temperatura corporea diverso da quello atteso.Gli esperti, che hanno rilevato risultati simili con diverse molecole (aspartame, saccarina, sucralosio e altri), e li hanno spesso confermati con test in vitro, sono concordi sulla necessità di compiere studi sull’uomo più approfonditi e prolungati.Infine molti cibi e bevande light usano l’aspartame come dolcificante e sono sempre più gli studi che accusano l’aspartame di essere un additivo eccitoneurotossico, geneticamente costruito, cancerogeno che interagisce praticamente con tutti i medicinali.
PEGGIO ANCORA VA CON GLI INTEGRATORI ALIMENTARI.Prodotti a metà strada tra il cibo e il farmaco che promettono benefici di ogni ordine, dal minore assorbimento di grassi alla riduzione del colesterolo, fino alla protezione da molti tumori. Il ragionamento sembra filare: chi mangia molta frutta e verdura sta meglio, e questo ce lo dice l’epidemiologia. Perché allora non isolare i composti chimici responsabili di quell’effetto, trasformarli in pillole o gocce, e liberarsi del fastidio di mangiare il resto della carota o del pomodoro? Via quindi a fibre, polifenoli, flavonoidi e carotenoidi, chitosano e glucomannano, sali minerali come cromo e iodio, estratti di alghe e piante esotiche. Un mercato, come si è visto, in crescita costante.Per prima cosa, il consumatore dovrebbe almeno poter capire che c’è davvero dentro a questi prodotti. Nei due integratori prelevati in un indagine de L’Espresso, il lievito di birra Matt&Diet e l’integratore all’Aloe Vera de La Tradizione Erboristica , il claim sull’etichetta parla di un prodotto ‘naturalmente ricco di vitamine del gruppo B’ o ‘ricco di sostanze pregiate, tra cui i polisaccaridi’ senza che nessuna tabella nutrizionale permetta di verificare la presenza di queste sostanze. E questo, secondo le leggi vigenti, non va bene. Ma ancora una volta sono soprattutto i nutrizionisti a scoraggiare l’uso di questi prodotti a meno di particolari esigenze mediche.Per finire quindi vi riporto alcune frasi di Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione: ”Non esiste un alimento sano, esiste solo una dieta sana. Mangiare cose semplici, non troppo e variando il più possibile. Chi segue queste consigli e fa un po’ di movimento può fregarsene di tutti i prodotti light, probiotici o quant’altro. L’idea di correggere stili di vita sbagliati con cibi opportunamente ritoccati è pericolosa. Basta guardare come è fallita negli Stati Uniti, dove l’epidemia di obesità è inarrestabile…”
Fonte : L’espresso