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Cibo, per gli italiani è più importante il prezzo della qualità. La crisi ha invertito la tendenza

Creato il 27 ottobre 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

La qualità del cibo non è più in cima ai pensieri degli italiani: per colpa (soprattutto) della lunga crisi economica, la priorità è tornata ad essere il prezzo. Messaggio doppiamente allarmante se arriva dal Salone del Gusto-Terra Madre, dove si celebra, assaggia, acquista il cibo “buono, pulito e gustoso” che, proprio per soddisfare i tre requisiti, non può essere a prezzi di discount.

(vivicrespano.blogspot.com)

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La priorità degli italiani sul cibo è il prezzo. “Fino al 2012 – ha detto Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – i consumatori guardavano sì al prezzo ed alle offerte, ma sempre di più alla qualità degli alimenti, nell’ultimo biennio c’è stata un’inversione di rotta e cresce la tendenza ad accettare il compromesso tra qualità e prezzo”. Alla distanza può essere un grosso problema per il made in Italy e più in generale per l’agroalimentare di qualità, tuttora impegnato nella guerra contro agri-pirateria (che vale 14 miliardi di euro all’anno), sofisticazioni, imitazioni ed altri inganni. “Non c’è altra strada – sostiene Pedroni – che rendere più accessibile a tutti il prezzo dei prodotti fatti seguendo principi etici e nel rispetto della sicurezza alimentare”.

Il rapporto tra consumatori e prodotti: le etichette sono poco chiare. Intanto, però, i consumatori continuano ad essere disorientati, tra etichette con poche informazioni e incertezza su quali prodotti abbiano davvero tutti i crismi del made in Italy. “Gli inganni – ha sottolineato Michele Fino, docente all’Università di Scienze Gastronomiche – hanno tantissime facce: ci sono imitazioni, contraffazioni, prodotti con il marchio italiano ma che di italiano hanno solo l’azienda che li ha inscatolati o imbottigliati, mentre molti ingredienti arrivano da altri mercati”. Un eterno problema sono le etichette poco chiare: “E’ urgente – ha detto Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia – un intervento del legislatore per rendere finalmente trasparenti le informazioni. Bisogna studiare una formula per obbligare a trasferire sulle etichette certe informazioni. I produttori devono lavorare in ‘case di vetro’, così i consumatori saranno propensi a spendere qualcosa di più, sapendo di avere precise garanzie sull’origine dei prodotti e sulla loro sicurezza alimentare. Altrimenti, la situazione spingerà molti produttori a cercare qualche scorciatoia”.

Il problema legato ai controlli degli alimenti. Bruno Rivarossa, capo area organizzazione della Coldiretti nazionale, vede un rischio di allentamento dei controlli: “Su pressione di alcuni stati, la Ue – ha sottolineato – è impegnata di più sull’aspetto economico degli scambi che nel legiferare sulla vera tutela alimentare”. (ANSA)


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