Quanto segue sono riflessioni tratte dall’intervento di Papa Francesco, giorni addietro, in occasione della XX Assemblea generale di Caritas Internationalis.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché questa puntualizzazione fuori tempo rispetto all’evento di cui sopra?
Perché assistiamo quotidianamente a tragedie immani, dove ciò che manca è essenzialmente il pane quotidiano a tanta gente.
Ed è moralmente ed eticamente un brutto “vedere”.
Manca il cibo a uomini,a donne, ad anziani e, soprattutto, a bambini. E manca a tutte le latitudini e per le più disparate motivazioni.
Ed è, a dirla tutta e a dirla vera, un’attualità davvero sconvolgente.
Essa parte dal lontano Nepal, messo in ginocchio dal recentissimo terremoto(qualcosa di analogo era accaduto anni fa ad Haiti), passando per i tanti paesi in difficoltà (Asia, Africa, America Latina) fino ad arrivare al nostro vicino/a di casa che, per una qualsiasi ragione, non sa più come riuscire a dare da mangiare ogni giorno ai propri figli in quanto ha perso improvvisamente il proprio posto di lavoro.
E il sentirsi a disagio per lui o per lei, il vergognarsene, anche se non c’è colpa, non aiuta e non risolve.
In contrapposizione nel mondo ci sono enormi sprechi, spesso prodotti anche da leggi assurde, che mandano al macero quantità di cibo, che potrebbero dare da mangiare a tanti.
Per non parlare degli scempi ecologici fatti in nome del solo ed esclusivo profitto economico senza calcolare i danni conseguenti all’ambiente.
Senza rispetto né per la terra in sé, che viene impunemente violentata, né per quello che sarà il futuro delle generazioni a venire.
E, ancora, che dire delle guerre armate fomentate da chi ha interesse a vendere armi e fare profitto in tal modo per il proprio unico tornaconto?
Mi riferisco a parecchie nazioni in Europa (Italia inclusa) e no (vedi i Paesi del Golfo, Arabia Saudita).
E con esse le banche, che ne sono le affidabilissime sostenitrici economico-finanziarie.
Le devastazioni belliche sono portatrici di morte e di miseria. E quindi anche di fame come è noto. E di fame si muore o si campa molto male. Cioè ci si ammala e senza rimedio alcuno.
Le statistiche riguardanti la denutrizione dei minori nei Paesi poveri sono accessibili ormai per tutti e sono leggibilissime persino in internet.
E ancora, ma non ultimi quanto a danni, i conflitti civili all’interno di uno stesso Paese, i cosiddetti “colpo di Stato”, i “golpe”, di cui l’Africa è capolista nelle sue realtà, come quello in Burundi ,che è poche ore,altro non rappresentano forse l’ennesima sciagura per poveri e no?
Infatti, anche quando parrebbe sia sopraggiunta finalmente una certa calma, come pare sia al momento, uno dei primi disagi è la mancanza di cibo.
Leggo di una comunità internazionale con scopi filantropici, una ong, che a Bujumbura , in Burundi, è in grosse difficoltà e non sa come provvedere ad acquistare un po’ di cibo per i suoi piccoli ospiti(si occupa di minori orfani) dal momento che, comunque, in seguito ai disordini che si sono ripetuti a partire dallo scorso aprile, disordini messi in atto per scacciare l’attuale presidente-tiranno, i viveri in città scarseggiano. E non è questione di avere o non avere denaro.
E come questa comunità tante altre vivono più o meno la stessa situazione disagevole.
E per i singoli cittadini, per le famiglie, quasi sempre in Africa molto numerose, è decisamente ancora peggio.
Tanta gente- ha esordito il pontefice nel corso dell’omelia, durante la celebrazione eucaristica in San Pietro - aspetta anche oggi di mangiare a sufficienza.
Il pianeta- Egli ha detto rivolto all’assemblea della Caritas Internationalis - ha cibo per tutti, ma sembra che manchi la volontà di condividere con tutti. Bisogna invece preparare la tavola per tutti e chiedere che ci sia una tavola per tutti.
Perché questo sia occorre certamente fare tutto quello che possiamo, perché tutti abbiano da mangiare. Ma anche ricordare ai potenti della terra che Dio li chiamerà a giudizio un giorno e si manifesterà se davvero hanno cercato di provvedere il cibo per lui in ogni persona e se hanno operato perché l’ambiente non sia distrutto, ma possa produrre cibo.
Né si possono dimenticare- ha incalzato Francesco- quei fratelli che sono stati privati con la violenza sia del cibo per il corpo sia di quello per l’anima : sono stati cacciati dalle loro case e dalle loro chiese, a volte distrutte.
Non bisogna dimenticare queste persone e neanche queste intollerabili ingiustizie- ha sottolineato.
Il pensiero corre agli orrori perpetrati ormai giornalmente dall’Isis e dal fondamentalismo islamico (Boko Haram) presente in paesi come la Nigeria e confinanti, ad esempio. Ma anche a quello che subiscono i cristiani copti in Egitto come in Etiopia. E non solo.
Il Vangelo annunciato e creduto – ha continuato e concluso Papa Francesco – spinge a lavare i piedi e le piaghe dei sofferenti e a preparare per loro la mensa. Parola, sacramenti e servizio si richiamano a vicenda come è pienamente riscontrabile nelle testimonianze della Chiesa delle origini (Atti degli apostoli).
Questo messaggio, rivolto ai prelati- presidenti delle differenti Caritas operanti nel mondo, io dico che bisogna farlo nostro.
Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può farsi megafono delle parole del pontefice e, prima ancora, assolutamente testimone. E deve farlo, perché la posta in gioco è troppo grossa per continuare a menare il can per l’aia e tramandare.
E il redde rationem non riguarderà, un giorno, solo i potenti della terra ma tutti noi della famiglia umana, specie se diciamo di prendere sul serio gli insegnamenti del Vangelo di Gesù.
Ci saranno poste delle domande e allora, in quel momento, dovremo di rimando dare le nostre risposte.
E che siano risposte giuste possibilmente, perché giustizia è una forma di amore necessaria ma che, soprattutto, urge lì dove manca. Il cristiano lo sa. Proprio come il cibo di cui tutti gli esseri viventi non possono fare a meno e, in particolare, quelli che, non per colpe loro, sono costretti a vivere i maggiori disagi.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)