Un’aspetto fondamentale dell’odierno adolescente è quello riguardante la famiglia; infatti a differenza di un tempo dove le regole erano rispettate per timore di punizioni corporee, ora l’educazione e l’obbedienza scaturiscono dall’amore per i genitori e quindi comportamenti devianti vengono evitati dai ragazzi non per paura di una punizione, ma per timore di un attacco al proprio narcisismo ed all’armonia del nucleo famigliare.
La caratteristica principale di questo cambiamento si denota nella minore conflittualità tra adolescenti ed adulti, ma soprattutto in ambito scolastico, difatti i giovani vanno più volentieri a scuola perché la vedono come un luogo di socializzazione dove portano “tutti loro stessi”, effettuando gesti che dimostrano la loro crisi evolutiva, in quanto la classe non è più un luogo dove si nasconde la propria personalità,ma è usata come il palcoscenico dell’ espressione del sé adolescenziale (isterizzazione del gruppo classe). La differenza sostanziale rispetto al passato è che a scuola non si effettua più solamente uno scambio di conoscenze, ma anche uno scambio di tipo relazionale, sia con i coetanei, sia con i professori. Questo aspetto però va ad influire sul rapporto tra lo studio ed i ragazzi, i quali alle lezioni si dimostrano annoiati ed apatici in quanto non riconoscono più l apprendimento come lo scopo base della scuola. In questo quadro nasce l’idea di aprirsi all’ascolto. In un primo momento (nel ’90) si istituituisce il “progetto giovani” composto da vari campi dove i ragazzi potevano dare libero sfogo alla loro creatività (es. giornalini d’istituto, teatro ecc.), ma la vera svolta avviene nel ’91 quando viene istituito il CIC (Centro Informazione Consulenza) il cui compito è dare la parola ai ragazzi permettendogli di confrontarsi con gli adulti riguardo ai loro problemi ed al loro modo di pensare. Questi spazi di solito gestiti da psicologi o talvolta da insegnanti, hanno il compito di fornire un servizio di consultazione e supporto agli studenti agendo sull’attivazione del gruppo classe, diminuendo i conflitti all’interno di esso, evidenziandone i bisogni, formando i tutor e ascoltando a livello individuale gli studenti, senza comunque andare contro l’organizzazione ed il regolamento scolastico. Struttura e metodologia del servizio: Come prima cosa, per un’adeguata apertura del CIC, è indispensabile il sostegno del dirigente scolastico che va informato del funzionamento e degli obiettivi del progetto, in modo da poter dotare il servizio dei migliori ambienti, non ponendolo in luoghi eccessivamente ampi ed al di fuori della vita scolastica (come ad esempio vicino alla presidenza o nella ex sala medica) e nemmeno sul cosiddetto “Terreno di nessuno” frequentissimo in istituti omni-comprensivi. Successivamente all’aver trovato la locazione più appropriata, o come sovente la “meno peggio”, il successivo compito dello psicologo è quello di informare chiaramente gli studenti. Questo aspetto va affrontato con molta cura evitando di mandare un’anonima e sfuggente circolare per le classi, bensì passando personalmente in ogni gruppo classe (parlando direttamente ed esclusivamente con il soggetto psicologico, senza inutili assemblee) informando chiaramente gli studenti su ciò che viene offerto da questo servizio. Terminata la fase di presentazione è fondamentale trovare un modo semplice per permettere agli adolescenti di fissare un appuntamento. Questa parte è facilmente risolvibile incaricando un impiegato della segreteria didattica di conservare e mantenere a disposizione degli studenti il cosiddetto “quaderno degli appuntamenti”. Completati gli spetti concernenti l’apertura, l’informazione ed il facile accesso allo spazio di ascolto, lo psicologo è pronto ad avere i primi colloqui. Tra le caratteristiche chiave dei primi incontri ci sono la durata del colloquio (30 minuti, massimo 40), stimolare il ragazzo alla parola, cercare di esplorare tutti i campi (scuola, casa\famiglia, amici ecc…), per poi focalizzarsi su quello ritenuto nevralgico ed ultimo, ma non per importanza, non minimizzare gli aspetti che vengono espressi dal soggetto. Concludendo vorrei far notare che la maggior parte di queste informazioni ed accorgimenti riguardano soprattutto un modello ideale, in particolare il colloquio con il dirigente scolastico, il luogo di lavoro e le metodologie informative. Infatti raramente viene fornito un ambiente di lavoro ottimale, spesso si deve convivere con spazi angusti e strutture non adeguate; comunque ciò che conta è il raggiungimento dell’obiettivo con l’apertura del CIC, non dimenticando mai il traguardo, per sfruttare al meglio le occasioni che con l’andare del tempo si presenteranno, in modo da rendere ulteriormente funzionale lo spazio d’ascolto.Magazine Psicologia
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