L'ormai celebre battuta di Travaglio "ci pisciano in testa e ci dicono che piove" sta conoscendo, in questi giorni, un'ulteriore evoluzione. Ormai politici e tecnici non tentano nemmeno più di giustificare le loro dichiarazioni vergognose.
Basti pensare alle ultime perle che ci hanno regalato: l'ultima, in ordine cronologico, è di Cicchitto che, all'annuncio della necessità di approvare dei decreti fino a metà agosto, dichiara: "se volete farci rimanere a lavorare fino al 13 agosto trovatevi una nuova maggioranza".
Il prode capogruppo del PDL è prontamente appoggiato dal bolscevico Bersani la cui ultima dichiarazione di sinistra è ormai persa nei meandri della preistoria: "abbiamo diritto a stare un paio di giorni con la famiglia".
Insomma, i parlamentari hanno il sacrosanto diritto di godersi le ferie, gli italiani NO! A dirlo è il sottosegretario all'economia Polillo, uno dei nostri favolosi tecnici che ha partorito la ricetta ideale per promuovere la crescita: "Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri"
Benissimo! Lavoriamo come gli altri come chiede questo genio!
Uno studio dell'OCSE ha stilato questa classifica:
Come si può facilmente leggere dalla tabella, la Grecia, il paese sull'orlo del baratro, è quello che fa lavorare di più i propri cittadini, nel nostro caso specifico siamo settimi, ben lontani dalle ore lavorative della Germania che è il secondo paese dell'OCSE che lavora MENO dopo l'Olanda pur essendo ormai stabilmente un paese in crescita.
Dunque un rapporto diretto tra ore lavorative e crescita è una balla bella e buona, anzi, si può notare, al limite, una correlazione inversa tra gli stessi parametri: meno si lavora più si cresce. Ovvio che la discriminante nel nostro caso, come in quello della Grecia o della Polonia è la produttività, ma questa ha ben poco a che fare con le ore lavorative. Semmai bisognerebbe cercare di puntare sulla ricerca e quindi sul progresso tecnologico, vero motore di una crescita costante, lo sa chiunque abbia fatto un corso di macroeconomia ed, evidentemente, non è il caso del nostro sottosegretario al ministero dell'economia.
Per concludere la rassegna delle stronzate che ci propinano i nostri politici ecco la Fornero con la clamorosa dichiarazione per cui il lavoro non è un diritto ma una conquista.
La Fornero, dopo aver fatto approvare la riforma del lavoro e, in seguito a quest'ultima perla, è riuscita infine a riscrivere il primo articolo della nostra Costituzione, aggiungendo, in rosso come una perfetta maestrina, le sue correzioni: "l'Italia è una repubblica democratica basta sulla conquista del posto di lavoro... precario!"