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Cina: l’albero dei soldi (2): giochi di parole

Creato il 15 marzo 2013 da Davide

Gli archeologi che hanno trovato i più antichi alberi dei soldi nelle tombe della Cina sudoccidentale fin dalla dinastia Han (206 a. C -220 d.C.), pensano che servissero per guidare l’anima del defunto in cielo fornendo il supporto economico per arrivare fin là. Molti di questi alberi dei soldi, come quello del MOA di Torino, sono stati scoperti dagli archeologi in aree dello Sichuan dove era fiorita la setta religiosa taoista Wudoumi Dao (Cinque beccate di riso), o Via del Maestro Celeste fondata da Zhang Daoling nel 142 d.C.. Tra questi alberi dei soldi è probabilmente il più famoso l’ albero scavato nella tomba 2 degli Han Orientali nel villaggio di Hejiashan, provincia di Sichuan, con stringhe di monete (le monete erano rotonde con un buco quadrato in centro, legate in stringhe), dragoni, fenici, elefanti, cervi, cani ecc.
E’ importante, però differenziare tra ‘albero dei soldi’, (yaoqianshu 摇钱树), da quello che è chiamato ‘moneta albero’ (qianshu 钱树), di solito associato al metodo tradizionale cinese di fabbricare monete metalliche. Fin dal tempo degli Stati Combattenti (475 -221 a.C), le monete cinesi erano prodotte in stampi di argilla, pietra o bronzo. Al tempo della Dinastia Tang (618 – 907 d.C.), le monete erano fatte in stampi di arenaria: ogni stampo aveva un certo numero di impressioni di monete in modo di produrne parecchie alla volta. Queste impressioni erano connesse da canali, in modo che il metallo versato attraverso un’apertura venisse incanalato in tutte le parti dello stampo. Una volta freddato e indurito il bronzo delle monete, le due metà dello stampo erano aperte e le monete rimosse ma, dato che erano collegate dal bronzo fuso e indurito dei canali di collegamento, l’intera produzione di monete di uno stampo assomigliava a un piccolo ‘albero’di cui il canale principale di versamento del metallo fuso rappresentava il ‘tronco’, i canalicoli tra le monete i ‘rami’e le monete le ‘foglie’. Un bell’esempio di quello che i numismatici chiamano ‘coin tree’, albero di monete, si trova al British Museum. Alcuni studiosi pensano che questo procedimento produttivo abbia ispirato l’idea degli alberi dei soldi.
Vi è una tipica truffa nelle cronache locali di cui sono spesso vittime cittadini cinesi: a Padova, per esempio, in almeno due casi il cinese aveva creduto alle promesse di un africano di poter moltiplicare le banconote per via magica, se il gonzo gli consegnava una somma di partenza di qualche migliaio di euro da cui cominciare il rito. Eppure, proprio i cinesi dovrebbero conoscere almeno una delle leggende sull’origine dell’albero dei soldi. Una racconta di un vecchio che donò a un contadino un seme speciale e gli disse di piantarlo e annaffiarlo ogni giorno. Però non con comune acqua, ma con le gocce del suo sudore; poi, quando il seme avesse germogliato, doveva continuare ad annaffiarlo, ma non con comune acqua, ma con gocce del suo sangue. Se avesse seguito le istruzioni, promise il vecchio, sarebbe nato un albero dei soldi; il contadino obbedì e scoprì che scuotendo l’albero cadevano soldi come le foglie, così si arricchì e, dato che le monete cadute come le foglie erano rimpiazzate da nuove monete, l’albero divenne fonte di ricchezza perpetua. Qualsiasi imprenditore veneto avrebbe riconosciuto la morale della storia: senza sudore e lacrime (e senza lo stato che ti abbatte) cioè senza duro lavoro uno non diventa ricco. Secondo una storia di natura più letteraria l’origine dell’albero dei soldi ha a che fare con l’identica pronuncia della parola cinese per bronzo (tong 铜) e quella che definisce l’albero pawlonia  (tong 桐), noto anche come albero fenice o albero tung. La Pawlonia è un albero a rapido accrescimento, appartenente alla famiglia delle Scrophulariaceae, originario della Cina, dove viene coltivato da più di 3000 anni per scopi, oltre che ornamentali, soprattutto produttivi. La lavorazione del suo legno è infatti molto diffusa in oriente. Si dice che le foglie di questo albero assomiglino alle monete cinesi; le foglie in autunno diventano gialle e quando soffia il vento assomigliano a monete di bronzo o d’oro che cadono dall’albero.
Alcuni alberi dei soldi hanno simboli portafortuna come pipistrelli o immagini di immortali come la Regina Madre dell’Ovest Xiwangmu (西王母), che governa il Paradiso Occidentale degli immortali taoisti e siede in cima all’albero di bronzo del paradiso ,sul suo trono tigre dell’ovest e dragone dell’est, che rappresentano yin (buio) e yang (luminoso). Xiwangmu è la più famosa degli immortali taoisti perché possiede il segreto dell’immortalità.
Talvolta sui rami degli alberi dei soldi appaiono figure umane, come l’individuo che afferra un ramo e presumibilmente lo scuote per far cadere i soldi, o impegnate in altre attività. A volte mostrano un grande uccello (Uccello Vermiglio, zhuque 朱雀), come quello al MAO di Torino, che rappresenta l’uccello solare, oppure il rospo luna, il cervo che scoprì il principale ingrediente dell’elisir dell’immortalità e la furba scimmia che rubò l’elisir. Mentre l’albero si può associare al mito cinese dell’albero del Sole connesso al Paradiso, le monete hanno una valore magico tutto terreno. Una storia narra di uno scultore che piazzò delle monete false su un albero per convincere con l’inganno gli abitanti di un villaggio a tagliare l’albero al suo posto. Ma così tante persone credettero le monete vere e l’albero sacro, che l’albero diventò realmente sacro per il villaggio, mentre lo scultore veniva avvisato di non tagliarlo o danneggiarlo in alcun modo se non voleva essere maledetto. Alla fine della storia lo scultore viene corrotto con una somma di denaro per non danneggiare l’albero. Anche le foglie, toccandole, portano fortuna. Queste monete potevano anche essere colte per far fronte alle spese e le necessità del viaggio dalla terra al regno degli immortali.
E’ opinione popolare che le monete emettessero luce oppure che guidassero i morti che cavalcavano su un ariete alato fino alla montagna di ceramica fino a raggiungere l’albero di bronzo del paradiso. Immagini come quelle dell’ariete erano popolari in epoca Han perché l’ideogramma che rappresenta l’ariete fa parte dell’ideogramma che significa ‘fortunato’. La parola ‘ariete’ ha anche lo stesso suono di yang, il principio maschile positivo della dualità taoista yin e yang, che crea equilibrio nelle forze della natura.
L’albero dei soldi è tornato popolare durante il Capodanno cinese, in cui alberi dei soldi fatti con un ramo di cipresso o di pino è infilato in un vaso di porcellana riempito con grani di riso, cosparsi di semi di melone e pinoli. La parola bai per ‘cipresso’ (bai 柏) ha la stessa pronuncia di ‘cento’(bai 百), per questo motivo la parola bai, cipresso, è spesso accoppiata con parole che significano ‘molti’ o ‘tutto’, mentre le foglie di cipresso erano usate nei matrimoni tradizionali cinesi. Il pino (song 松) è un simbolo molto comune di longevità, perché è un sempreverde e sopporta gli inverni più rigidi, ma è anche simbolo solitudine. Fa parte dei Tre Amici in Inverno perché possono fiorire in inverno, il pino, il susino e il bambù. Il pino infine offre protezione quando è piantato presso le tombe, perché la mitica creatura Wang Xiang (罔象), che divora i cervelli dei morti, lo teme.
Gli alberi dei soldi vengono poi decorati con ghirlande di carta dorata o argentata che simulano stringhe di monete, simboli di lunga vita come cervi e gru di carta, mentre in cima di solito appare il dio della ricchezza, Liu Hai, oppure l’ideogramma della felicità (fu 福) , che si pronuncia allo stesso modo della parola pipistrello (fu 蝠). L’arte e la cultura cinese usano il simbolo del pipistrello per rappresentare la felicità e la longevità. L’ideogramma per ‘ricchezza’ (fu 富), è pure facile da trovare nelle monete-amuleto cinesi antiche.
Uno dei motivi più popolari auguranti ‘buona fortuna’ che si trovavano nelle vecchie case cinesi era quello dei cinque pipistrelli (fu 蝠) circondato dall’ideogramma shou (壽) che significa longevità, e insieme rappresentano l’espressione wu fu peng shou (五 福捧寿) o ‘cinque fortune circondano la longevità. I ‘ cinque pipistrelli’ rappresentano le Cinque Benedizioni (wufu 五福), secondo l’antico libro classico detto il Libro della Storia o Classico della Storia (shujing 书经 o shangshu 尚书), anche conosciute come le Cinque Felicità o le Cinque Buone Fortune, che sono longevità (shou寿), ricchezza (fu富), salute e compostezza (kangning康宁), virtù (xiu hao de修好德), e il desiderio di morire a tarda età di morte naturale (lao zhong ming考终命). Secondo la tradizione più popolare un’altra serie di Cinque Benedizioni sono la buona fortuna (fu 福), un salario ufficiale governativo (lu 禄), longevità (shou 寿), gioia (xi 喜) e il possesso di proprietà o cose di valore (cai 财).
I cinesi amano i giochi di parole: la raffigurazione di un pipistrello, come abbiamo visto, è un gioco di parole che significa buona fortuna o felicità, dato che si pronunciano tutti fu (福). Spesso il pipistrello è mostrato in volo capovolto perché il carattere dao per ‘capovolto’ (dao 倒) e il carattere dao per ‘essere arrivato’ (dao 到), hanno la stessa pronuncia. Quindi se una persona dice ‘il pipistrello sta volando capovolto’ l’ interlocutore potrebbe capire con facilità il senso di ‘la felicità è arrivata’, che è di ottimo auspicio. Inoltre, la frase ‘un pipistrello sta scendendo dal cielo (fuzi tianlai 蝠子天来) suona esattamente come ‘la felicità sta scendendo dal cielo (fuzi tianlai 福子天来). Due pipistrelli che si fronteggiano significano doppia buona fortuna o felicità.
Un amuleto cinese o una moneta con un foro centrale è chiamata a volte ‘moneta occhio’ (yanqian 眼钱). Abbiamo un altro gioco di parole, dato che la parola per ‘moneta’ o ‘denaro’ (qian 钱) ha la stessa pronuncia della parola ‘prima (qian 前). Quindi un disegno di un pipistrello (fu 蝠) sopra (zai 在) una ‘moneta occhio’ (yanqian 眼钱) crea un gioco di parole visuale per cui la frase c’è un ‘pipistrello sulla moneta’ (fu zai yan qian) suona come ‘felicità di fronte ai tuoi occhi’(fu zai yan qian 福在眼前). I pipistrelli vivono in caverne che secondo l’antica religione cinese sono portali verso l’altro mondo. (segue)


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