Solo nella foresta viene intercettato da una compagnia di bambini ribelli, armati fino ai denti e stravolti da ogni tipo di sostanza, e guidati da un comandante, brutale e manipolatore, che è anche l'unico adulto del gruppo. L'iniziazione di Agu avviene appunto secondo la più classica delle spirali dell'odio: la privazione, l'addestramento, l'uccisione di un innocente, le imboscate, gli stupri, la violenza sessuale e l'uso di sostanze stupefacenti.
Infine, l'arresto da parte delle forze delle Nazioni Unite e la permanenza in un centro di riabilitazione, dove Agu decide di non raccontare quello che ha visto e fatto.
Un film che, pur risparmiando allo spettatore le immagini più violente, resta crudo. Neppure il finale sembra lasciare un spiraglio ad un'infanzia oramai non più recuperabile. E' proprio questo essere lineare nel suo racconto e allo stesso tempo reale, senza scioccare e senza commuovere eccessivamente lo spettatore, che non l'ha fatto apprezzare da una certa critica, che lo ha visto più come un documentario. Un film, purtroppo, che non ha girato e non girerà per i circuiti maggiori del cinema (in Italia è distribuito da Netflix).
Quello dei bambini soldati è un tema ancora attuale. Nonostante alcuni dei maggiori criminali africani che hanno fatto largo uso di bambini (da Charles Taylor a Joseph Kony passando per Foday Sankoh) sono morti, assicurati alla giustizia o resi sempre più inoffensivi, nel mondo in troppi luoghi ancora viene fatto largo utilizzo di bambini ai fini bellici. Ma l'attualità è data anche dal fatto che molti di quei bambini sono oggi ragazzi o giovani traumatizzati che difficilmente troveranno sistemazione nelle loro società.
Per approfondire il tema dei bambini soldati vi segnalo alcune cose:
- Il libro di Giuseppe Carrisi - "Kalami va alla guerra"
- Il libro di Ishmael Beah "Memorie di un soldato bambino"
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