Cinema e piscoterapia: Dal 1 aprile su SKY è iniziata una serie italiana dal titolo In Treatment, che tradotto significa in trattamento, cura, in percorso di psicoterapia.
Ho pensato che sarebbe stato bello registrare la serie e guardarla per capire come il cinema, il regista Costanzo, gli sceneggiatori e i colleghi psicoterapeuti che avranno fatto da consulenti, riuscissero a rappresentare i segreti di una seduta di psicoterapia. E’ risaputo quanto sia difficile portare sullo schermo le storie raccontate nei libri, figuriamoci la difficoltà di rendere film una seduta di psicoterapia.
Ero incuriosito e sentivo di avere una buona aspettativa.
(La curiosità è un aspetto importante del lavoro di uno psicoterapeuta, motore motivazionale all’ascolto e al fare domande. Gianfranco Cecchin, tra i più importanti psicoterapeuti sistemici italiani, ha parlato di questo importante caratteristica necessaria alla conduzione della seduta. La curiosità dovrebbe, a mio parere, essere mantenuta per tutte le tappe del nostro ciclo di vita… al di là della professione.
Le aspettative invece bisognerebbe sempre controllarle “volar basso”, per non rischiare, nei fatti di vita, di restare delusi.)
Il lunedì è un giorno impegnativo in studio: rientriamo tardi per cui il momento di relax televisivo non arriva prima delle 23. Sarà stata l’ora, sarà stato il fatto di arrivare stanchi e carichi di storie reali, ma l’impatto con In Treatment la prima sera per me e mia moglie Daniela è stato disastroso, deludente, poco curioso. Dopo 10 minuti ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: andiamo a dormire. Il giorno dopo però ho guardato quell’episodio e nei giorni successivi, gli altri e pian piano mi sono motivato, interessato alle storie proposte. In Treatment propone le sedute di un terapeuta ogni sera una seduta diversa: il lunedì una giovane donna, il martedì un poliziotto, il mercoledì una ragazzina, il giovedì una coppia, il venerdì l’incontro del terapeuta con il suo supervisore. Con Daniela, mia moglie, abbiamo cominciato a guardare, criticare e tornare affinità e differenze con il nostro essere psicoterapeuti.
La prima cosa da dire è che il terapeuta interpretato da Castellitto è un terapeuta con formazione psicoanalitica. Noi siamo psicoterapeuti con formazione sistemica, relazionale, con un lungo percorso psicoanalitico e con diverse esperienze cognitive, gestaltiche, analitiche. Chi di voi avesse svolto un percorso di psicoterapia, avrà potuto conoscere la modalità di fare la seduta del terapeuta. Il modo di condurre una seduta fa parte dello stile del terapeuta, intendendo per stile la scuola di psicoterapia e le tecniche apprese, i percorsi di formazione, i corsi di aggiornamento, le persone che un terapeuta ha incontrato, la propria storia personale, la propria famiglia, l’esperienza…
E’ importante capire questo punto: ogni psicoterapeuta ha una sua modalità di conduzione, una sua danza in seduta; chi di voi avesse provato, per un qualche motivo, due o più psicoterapeuti, avrà trovato modi diversi di relazionarsi, di agire in terapia, di domandare e ascoltare: questa differenza è data dal diverso stile terapeutico. Non esiste uno stile terapeutico migliore o peggiore di un altro. A volte quando ci contattano per telefono ci chiedono: siete cognitivo comportamentali, siete psicoanalisti, siete rogersiani, perchè si sta diffondendo l’idea che una scuola possa essere meglio adatta alla soluzione di un sintomo. e’ un torto alla complessità della nostra formazione e prego i medici di base che dovessero leggermi di valutare i rischi di questo tipo di invio. Si rende la psicoterapia farmaco e l’invio etichetta di patologia. In un percorso di psicoterapia cura il trovarsi a proprio agio con lo stile di psicoterapia (e quindi col terapeuta). Mi sembra importante ribadire inoltre che in una finction tutto è falsato, costruito, sceneggiato, per cui si enfatizzano alcune parti per colpire e appassionare lo spettatore. Tutto questo per dire che il modo di condurre di Castellitto non solo non è la verità, ma spesso è addirittura lontano da una modalità e dalla professionalità diffusa, per non parlare del supervisore spesso fastidioso ed interpretativo, lontano parente della maggior parte dei colleghi che accolgono per un confronto un collega in difficoltà.
Nonostante queste difficoltà, queste critiche alla serie, ho pensato di continuare la visione di questi episodi, anche perchè sapevo e sta accadendo che molti clienti di studio li portano come esempi per discutere di propri passaggi psicoterapeutici.
Per motivarmi e rendere più curiosa la visione dei prossimi episodi, creao per voi questo spazio di commenti in cui poter inserire le parti che di questa finction vi hanno colpito, frasi o parole, momenti psicoterapeutici, dubbi, perplessità… o racconti della vostra esperienza e dello stile terapeutico incontrato.