Domani si apre a Torino la quattordicesima edizione di Cinemambiente, il piccolo ma ottimo festival dedicato alla tutela ambientale, all'ecologia, alla salute pubblica e a tutte quelle cose che in inglese si raggruppano, tra fiction e doc, sotto l'espressione "green cinema". Il presidente della giuria sarà Michael Cimino, uno che non ha certo bisogno di presentazioni, che a Torino parlerà del suo ultimo film, Verso il sole, che in un certo senso, con il suo elogio dello spirito puro dell'anima indiana e lo scontro tra fede e scienza, si adatta ai temi cari al Festival e in maniera inattesa - ché quel film è la cosa più anacronistica del mondo - potrebbe benissimo essere d'attualità. Per cui, insomma, ho deciso di andarmi a rivedere quel film, che avevo in VHS da qualche parte, e mi sono goduto la sua smagliante bellezza priva di qualsiasi decenza, tanto è spudorato nell'affermare il proprio amore per un modo di fare cinema morale e orgoglioso che già sedici anni fa era morto e sepolto. Mi sono immaginato di far vedere Verso il sole a uno che non ama il cinema visceralmente e credo con tutta onestà che quell'uno finirebbe per dirmi che è un boiata superficiale e new age. E probabilmente - guardandola dal suo punto di vista - avrebbe anche ragione. Perché Cimino faceva un cinema che veniva da un altro mondo, specie quando ha cominciato a farsi i fatti suoi e a girare i film che volevano gli altri nel modo in cui voleva lui. Per cui mi sembra giusto che abbia chiuso la sua carriera nel cinema con un film oggi abbastanza raro da trovare e così lontano da tutto e da tutti da essere quasi eterno.
Magazine Cultura
Domani si apre a Torino la quattordicesima edizione di Cinemambiente, il piccolo ma ottimo festival dedicato alla tutela ambientale, all'ecologia, alla salute pubblica e a tutte quelle cose che in inglese si raggruppano, tra fiction e doc, sotto l'espressione "green cinema". Il presidente della giuria sarà Michael Cimino, uno che non ha certo bisogno di presentazioni, che a Torino parlerà del suo ultimo film, Verso il sole, che in un certo senso, con il suo elogio dello spirito puro dell'anima indiana e lo scontro tra fede e scienza, si adatta ai temi cari al Festival e in maniera inattesa - ché quel film è la cosa più anacronistica del mondo - potrebbe benissimo essere d'attualità. Per cui, insomma, ho deciso di andarmi a rivedere quel film, che avevo in VHS da qualche parte, e mi sono goduto la sua smagliante bellezza priva di qualsiasi decenza, tanto è spudorato nell'affermare il proprio amore per un modo di fare cinema morale e orgoglioso che già sedici anni fa era morto e sepolto. Mi sono immaginato di far vedere Verso il sole a uno che non ama il cinema visceralmente e credo con tutta onestà che quell'uno finirebbe per dirmi che è un boiata superficiale e new age. E probabilmente - guardandola dal suo punto di vista - avrebbe anche ragione. Perché Cimino faceva un cinema che veniva da un altro mondo, specie quando ha cominciato a farsi i fatti suoi e a girare i film che volevano gli altri nel modo in cui voleva lui. Per cui mi sembra giusto che abbia chiuso la sua carriera nel cinema con un film oggi abbastanza raro da trovare e così lontano da tutto e da tutti da essere quasi eterno.
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