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In quest’edizione ogni film ha percorso e spesso attraversato confini. O ha ragionato su di essi, sul loro senso, sulla loro labilità. Da Alessandria a Salonta, da Marsiglia a Istanbul, da Tunisi alla Côte d’Opale, dalla laguna veneta a Sarajevo, fino a Teheran, l’Europa e il Mediterraneo sono stati osservati nel profondo, raccontati e filtrati attraverso sensibilità differenti.
Ma soprattutto dai film è emersa l’umana forza, potente, della solidarietà che spontaneamente si stabilisce tra esseri umani, al di là di ogni ostacolo.
"L’urgenza del MedFilm di essere nella realtà non conosce soste, nonostante le crisi sociali, politiche ed economiche e le possibilità organizzative conquistate con la forza", dichiara Ginella Vocca, "il nostro budget è disperatamente basso, ma questo non ci ferma, e ringrazio per la generosità di chi lavora nel e per il festival".
In questo viaggio le guide d’eccezione sono stati registi talentuosi accompagnati dai personaggi dei loro film, sempre pronti a far bagagli per riprendersi qualcosa, un pezzo di vita, brandelli di futuro, identità che sembravano smarrite. Pronti a fuggire in cerca di libertà, divisi tra crudeltà e bellezza, resistenza e malinconia. Per trovare quella salvezza che solo una ballata da fiaba è capace di donare. Quindi, 100 film da più di 50 paesi, per la maggior parte in anteprima, film distribuiti all’estero, ma non in Italia, un dato difficile da accettare.
Anche "Les hommes libres" del regista franco-marocchino Ismaël Ferroukhi, opera che ha commosso il pubblico e strappato applausi in sala, è stato acquistato in vari paesi, ma ad oggi non ha distribuzione in Italia.
Intanto, MedFilm prosegue il viaggio, con curiosità e convincimento, difendendo quest’avamposto culturale, con l’obbiettivo di assicurare uno spazio permanente, a Roma, dedicato alle cinematografie mediterranee ed europee, estromesse dai, molto ridotti, circuiti commerciali italiani.
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