IL LATO POSITIVO (Titolo originale: Silver Linnings Playbook
(Recensione di Angela Laugier)
Regia: David O. Russell
Principali interpreti: Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Jacki Weaver, Chris Tucker – 117 min. – USA 2012.
Che cosa può fare Pat, giovane e infelice professore supplente di storia in un liceo, quando, rientrando a casa, trova Nikki, la mogliettina, (a sua volta insegnante in quel liceo) sotto la doccia, con il collega di ruolo? Dare in escandescenze parrebbe il minimo; che poi le escandescenze si traducano in botte, può sembrare un’esagerazione, anche se comprensibile; meno comprensibile e ugualmente esagerato sembra il ricovero coatto di Pat in ospedale psichiatrico, dove, sottoposto per otto mesi a cura obbligatoria per disturbo bipolare, non riesce a superare la depressione e la perdita di autostima, seguite al tradimento. L’inizio del film ci presenta Pat che sta per uscire dall’ospedale, purché continui le cure e si impegni a lasciar in pace la moglie, cosa non facile, visto che in molti, persino lo psichiatra, non perdono occasione per ricordargliela, direttamente o indirettamente. Lo ospiteranno, nella casa di famiglia, una madre affettuosa e soffocante (casalinga americana con la fissazione dei manicaretti che fanno tanto felici gli uomini) e un padre, tifoso fanatico, superstizioso e manesco, diventato ricco come dissennato scommettitore.
La descrizione, assai feroce e incisiva, del milieu familiare, così come quella dello psichiatra, costituisce, secondo me, un aspetto eccellente del film, perché ci offre uno spaccato drammatico e convincente della follia diffusa nella società e ci induce a riflettere su ciò che universalmente viene ritenuto “normale”, insinuando il dubbio che, forse, normali siano considerati coloro i cui eccessi demenziali vengono tollerati, perché, non mettendo in discussione le opinioni maggioritarie, appaiono socialmente meno pericolosi di coloro che, come Pat, non si rassegnano a essere, per la loro fragilità, “dalla parte del torto”. Il film, nella seconda parte, assume la rosata coloritura della commedia sentimentale: la narrazione diventa meno graffiante quando entra in scena Tiffany, colei che, dopo una fugace apparizione iniziale, diventa la figura centrale grazie alla quale riesce a evolvere positivamente la storia di Pat.
Anche Tiffany ha avuto una storia dura e dolorosa: la morte del marito poliziotto, imprevista, l’ha spiazzata, ma non le ha fatto perdere la voglia di vivere, perché così deve essere a vent’anni. Naturalmente le cose per lei non sono state semplici: si è in qualche modo sprecata vivendo imprudentemente molte storie di sesso a seguito delle quali ha perso il lavoro. Il resto è squallida dipendenza dagli psico-farmaci, ma anche speranza di farcela, magari con Pat, che cercherà di coinvolgere in un progetto per vincere una gara di ballo. Il finale rosa è intuibile, trattandosi di un film-commedia, ma non completamente banale: mi piace l’ idea dell’allenamento pesante e faticoso, allusivo della necessità di prepararsi ad affrontare la vita “facendosi i muscoli”, cioè temprandosi alle difficoltà e mi piace soprattutto che i due, mal vestiti e un po’ goffi nei movimenti, ottengano un punteggio bassissimo (va da sé che i ballerini che si sono preparati meglio li batteranno nella classifica finale!), ma sufficiente per realizzare ciò che era nel loro progetto, come è giusto che sia nella vita, dove non tutti vincono, ma a tutti deve essere concesso di fare la loro parte, con i loro mezzi e le loro possibilità.
Il premio Oscar 2013, recentemente assegnato alla protagonista di questo film, Jennifer Lawrence, è il riconoscimento, probabilmente giusto, alla sua versatile e sensibile recitazione (che già in passato era stata apprezzata con una nomination al Golden Globe e anche all’Oscar del 2011 per il film Un gelido inverno). Questa commedia si avvale anche di altri ottimi attori, come Robert De Niro, ovviamente, Jacki Wiever e Bradley Cooper, che sono tutti eccellenti interpreti, ottimamente diretti da David O. Russell.
Angela Laugier